I videogames rientrano tra gli strumenti per curare l’ambliopia, uno dei disturbi della vista più frequenti nei giovani.
Lo ha scoperto il dottor Ken Nischal, del Great Ormond Street Children’s Hospital, che ha prescritto ad un giovane paziente con problemi di ambliopia, l’uso di una consolle portatile.
Conosciuta anche come sindrome dell’occhio pigro, l’ambliopia è un deficit della vista che colpisce il 4/5 per cento dei bambini ed è la prima causa di carenza visiva sotto i vent’anni.
In questa patologia, il cervello sceglie di utilizzare le informazioni che provengono da un solo occhio, costringendo quello escluso all’inattività parziale o totale, fino alla progressiva perdita della funzionalità visiva.
Il trattamento dell’ambliopia viene di solito eseguito con bende occlusive che il bambino deve indossare sull’occhio sano per alcune ore al giorno, in modo da costringere il cervello ad utilizzare anche l’occhio pigro.
Per ottimizzare l’effetto della terapia occlusiva e ridurne i tempi giornalieri, il dottor Ken Nischal ha prescritto al piccolo Ben Michaels di utilizzare la benda solo 2 ore al giorno e durante l’uso dei videogiochi.
Ben, che rischiava di perdere completamente l’uso dell’occhio destro, ha avuto un miglioramento della funzionalità visiva del 250 per cento in una sola settimana.
Questo è stato possibile perché il videogioco costringe l’occhio a mettere a fuoco velocemente molti punti diversi e allena i muscoli oculari ristabilendone la funzionalità.
Il paziente deve continuare il percorso riabilitativo in modo da riuscire a recuperare l’uso completo dell’occhio, ma di certo due ore al giorno di videogiochi sono una terapia che ogni bambino affronterebbe volentieri.