Secondo il GISV (Gruppo Italiano Studio e Terapia della Vitiligine), la vitiligine affligge circa l’1% della popolazione mondiale, senza distinzione di razza o sesso.
Si manifesta con la comparsa di macchie bianche sulla pelle e sulle mucose, a causa della distruzione dei melanociti, le cellule che producono melanina, il pigmento che colora occhi, pelle e capelli. Si può presentare in ogni zona del corpo ma più spesso colpisce mani, braccia e gambe, con evidenti disagi personali.

Pare che sia stata proprio la vitiligine, da cui era affetto il giovanissimo Michael Jackson, a spingere il Re del Pop a sbiancarsi la pelle, pur di nascondere le macchie bianche e rendere omogeneo il colore della sua pelle. La verità non la sapremo mai. In ogni caso, è senz’altro un rimedio bizzarro e borderline, da non prendere in considerazione.

Lo scopo delle terapie attualmente disponibili è la “ripigmentazione“, ovvero la produzione di cellule progenitrici del melanocita che risiedono all’interno del follicolo pilifero. Combattere la vitiligine, di origine autoimmune, non è facile, cosa che purtroppo i pazienti lo sanno bene: una nuova speranza potrebbe venire da Londra, dove i ricercatori del King’s College hanno mostrato in uno studio sui ratti come la “piperina”, la sostanza che dà al pepe nero il suo tipico sapore speziato e pungente, possa stimolare la pigmentazione nella pelle dei soggetti affetti da questa malattia.

La “piperina”e i suoi derivati, secondo questa ricerca, sarebbero particolarmente efficaci se combinati con la fototerapia, il trattamento a base di raggi ultravioletti.
Certo, al momento i risultati migliori li si ottiene con i raggi UVB. Ma il futuro della ricerca potrebbe riservare interessanti sorprese. La terapia chirurgica, fatta con trapianto di pelle del paziente o con epidermide coltivata in vitro, è una soluzione ancora limitata a casi specifici.
In ogni caso, i risultati della ricerca condotta con la “piperina” sono incoraggianti. Del resto, curare la vitiligine non è solo un fatto estetico: chi è privo di melanina corre maggiori rischi di melanoma.

A sei settimane dall’applicazione di “piperina”, la pelle si è ripigmentata con bassi livelli di infiammazione. E l’effetto è potenziato se associato alla fototerapia.