Secondo le statistiche Eurodap 6 Italiani su 10 hanno paura dell’aereo. Un’ansia generalizzata che riguarda altri mezzi di trasporto come il treno e la nave e che, secondo gli psicologi, è sintomatico del senso di precarietà che ci pervade. Ma al di là dell’ansia esistono anche problemi medici veri e propri che affliggono chi si accinge ad affrontare un viaggio aereo.
Deve prestare molta attenzione chi è stato colpito da un infarto o ha il cuore e le coronarie che fanno le bizze. La British Cardiovascular Society ha realizzato un report sull’argomento dai toni rassicuranti. “L’ambiente della cabina – sottolineano le linee guida – rappresenta una minaccia minima. Non è volare il problema ma piuttosto la stabilità o instabilità della condizione patologica che indica la probabilità che si verifichi un evento nel corso del volo”. Si può viaggiare senza patemi d’animo perciò, avendo sempre cura di informarsi dal medico prima di partire, se si soffre di qualche disturbo.
Restrizioni minime per pacemaker e stent
Il principale impatto sul viaggio aereo, spiega il documento, è rappresentato dall’inalazione di aria a ridotto contenuto di ossigeno in un ambiente pressurizzato, con una minore circolazione di ossigeno nel sangue, la cosiddetta ipossia ipobarica. I passeggeri già a rischio di angina, infarto miocardico, attacco cardiaco o fibrillazioni potrebbero essere condizionati negativamente dall’ipossia, ma secondo gli esperti britannici i livelli di ossigeno, indotti dal volo, hanno scarsi effetti circolatori, e di sicuro non si manifestano se si tratta di voli di breve-media percorrenza.
Evidentemente i soggetti ad alto rischio o in attesa di ulteriori accertamenti devono rimandare eventuali progetti di viaggio.
Il rischio trombosi “venosa profonda“
Un capitolo a parte è dedicato alla trombosi venosa profonda, la cosiddetta sindrome da classe economica. Come è noto, lo stare seduti a lungo, in uno spazio angusto, con le gambe rattrappite, rallenta la circolazione del sangue nelle vene negli arti inferiori. Le persone più esposte sono gli anziani, le donne in gravidanza o che fanno ricorso alla terapia estrogenica, le persone con vene varicose degli arti inferiori, quelle affette da cancro, gli obesi.
Fare alcuni esercizi, muoversi durante il volo, bere molta acqua sono i consigli più comuni. Ma anche su questo punto le linee guida britanniche sono rassicuranti. È vero che un volo di lunga gittata raddoppia il rischio, ma succede lo stesso anche viaggiando in macchina, in treno o in bus per lo stesso periodo di tempo.
Il rischio assoluto di trombosi venosa profonda per una persona sana e in forma è di uno su 6000 per un volo superiore alle quattro ore, sottolineando come i piloti non sono più a rischio della popolazione generale.
Ma anche i soggetti ad alto rischio come anziani, donne in gravidanza o obesi possono volare purché garantiscano una serie di condizioni come il movimento durante il volo o il bere molti liquidi (non caffeina o alcol) o indossare calze elasticizzate. L’aspirina non è raccomandata, concludono gli esperti britannici.