Un fiume di chiacchiere e risate. Mi accolgono così Antonella Paternò Rana e Virginia Volterra. La prima è Responsabile Marketing Comunicazione e Ristorazione del Gruppo Rana e Direttore Generale della Fondazione Famiglia Rana, che da oltre 20 anni realizza iniziative no-profit. La seconda vanta una lunga carriera al CNR ed è una delle massime esperte della lingua dei segni.

Antonella Rava e Virginia Volterra collaborano nel diffondere la lingua dei segni (LIS)

Ma in questa intervista preferiscono mettere da parte titoli ed etichette per raccontare la lunga storia di un’amicizia e di un’alleanza che ha dato vita a tantissimi progetti per le persone Sorde. «Stiamo cercando di ricordare quando ci siamo conosciute, ma ognuna ha una versione diversa» esordiscono scoppiando a ridere. «Di sicuro, è stato un colpo di fulmine» precisa Antonella Paternò Rana. «Ero venuta a Roma per girare un video sulla scuola bilingue Italiano – lingua dei segni italiana, LIS, per la comunità dei Sordi: essere insieme alla professoressa Volterra mi faceva battere il cuore fortissimo, digrignavo i denti e mi si è rotto un molare. Ho avvertito distintamente il rumore, ma non ho sentito nessun dolore a causa dell’emozione del momento e me ne sono accorta solo a fine giornata».

Dottoressa Rana, da dove nasce questa sensibilità per la lingua dei segni?

«Non ho parenti Sordi. Tutto è iniziato quando ero bambina, a Rimini. Passavo spesso davanti a un palazzo che ospitava un centro d’incontro e sentivo sempre queste risate cristalline. Ho iniziato a incuriosirmi, a pormi domande e qualche anno dopo sono stata folgorata dal film Figli di un dio minore. Poi mi sono iscritta alla Facoltà di Filosofia e il testo di Oliver Sacks Vedere voci mi ha aperto la porta verso questa dimensione. Pensi che volevo fare un corso, ma mi dissero che era riservato a chi ne aveva davvero bisogno. Non ho mollato, ho continuato a studiare, ho voluto conoscere la professoressa Volterra e impegnarmi in prima linea. Ho sentito che questa lingua così speciale doveva essere più conosciuta, perché ha il potere di unire le persone».

Oggi la lingua dei segni è riconosciuta come lingua completa

Professoressa Volterra, come sta oggi in Italia la lingua dei segni?

«Sono stati fatti passi da gigante se pensiamo che nel passato si impediva ai ragazzi sordi di esprimersi con i segni, proibendo loro di utilizzare le mani. Quando sono tornata dagli Stati Uniti, dove mi occupavo di acquisizione del linguaggio e di gestualità, mi sono avvicinata alla comunità Sorda. Si è formato un gruppo di persone sorde e udenti e, insieme, abbiamo studiato e lavorato per mettere in atto una piccola rivoluzione copernicana: all’inizio era addirittura necessario dimostrare che la lingua dei segni esisteva, ora è un dato di fatto. La vediamo in tv, nei musei, ai concerti: questo permette la costruzione di una identità solida come persona Sorda. Oggi la lingua dei segni italiana è riconosciuta come una lingua completa, autonoma dall’italiano parlato e scritto, con una propria grammatica e sintassi, ed è molto viva».

Le persone sorde devono poter essere orgogliose di definirsi tali

Dottoressa Rana, quali iniziative avete realizzato insieme?

«Il filo rosso che unisce ogni progetto è il nostro approccio. È una visione della solidarietà inclusiva, proattiva: far conoscere la lingua dei segni a tutti e vedere le persone Sorde orgogliose di definirsi tali e non semplicemente “non udenti”. Quindi, per esempio, abbiamo organizzato tanti corsi e borse di studio per diffondere la lingua dei segni. A Verona abbiamo sostenuto il Festival del Teatro Sordo: è stato un momento di grande contaminazione, in cui tutti hanno compreso che la lingua dei segni sottolinea l’importanza di comunicare guardandosi negli occhi e di fare attenzione all’altro. Poi non possiamo dimenticare il Concerto per occhio e orecchio, con un’orchestra sul palco che si è esibita con un ensemble di artisti sordi che hanno studiato Beethoven e realizzato una performance ispirata alle sue musiche».

Dottoressa Rana, qual è stata l’iniziativa che le ha regalato più soddisfazione?

«Nel mio cuore c’è un’esperienza unica, che prosegue da anni. Parecchio tempo fa abbiamo conosciuto una famiglia proveniente dall’Argentina. Di quattro sorelle, una è sorda e nel proprio Paese aveva una quotidianità problematica e nessun accesso all’istruzione. Arrivata in Italia, abbiamo sostenuto tutto il suo percorso scolastico e professionale. Oggi Sofia Musumano è una pittrice affermata e talentuosissima e io non potrei essere più grata e orgogliosa».

Il sogno di Antonella Rava e Virginia Volterra è vedere la lingua dei segni dovunque

Professoressa Volterra, vi è capitato di incontrare difficoltà in alcuni progetti?

«Dagli inizi degli anni ’80, per circa 20 anni, come gruppo CNR abbiamo collaborato con l’Istituto Statale dei Sordi di Via Nomentana a Roma al progetto di trasformazione in un centro di documentazione, aggiornamento e consulenza. Poi l’Istituto ha attraversato un periodo di crisi e queste attività sono state sospese, la preziosa biblioteca è rimasta chiusa. Solo molto recentemente l’Istituto sembra risollevarsi, ci auguriamo che una rinascita possa realizzarsi con l’aiuto delle Istituzioni competenti e lanciamo un appello in questo senso».

Che cosa sognate per il futuro?

«Vorremmo vedere la lingua dei segni ovunque, dai curriculum scolastici alla vita di tutti i giorni, perché è un messaggio di speranza: ci dimostra che è sempre possibile comprendersi l’un l’altro. Poi vorremmo far uscire sempre più persone dall’ombra. Sapete, quante opere d’arte che vediamo nei musei sono create da sordi? Molte, eppure lo ignoriamo. Siamo riuscite a far pubblicare con Electa Il colore del silenzio, un volume di Folchi e Rossetti che racconta di questi artisti nascosti, e vorremmo farlo ristampare e proseguire con tante iniziative simili. Infine, non possiamo dimenticare i giovani Sordi: sono straordinari, grintosi, appassionati, smart e attivi. E in futuro vorremmo che tutti li coinvolgessero sempre di più: come una speciale cassa di risonanza, cercando di dar loro voce e sostenendo la comunità Sorda nel trasformare le necessità in realtà».

Libri e video per approfondire

Non esiste un report aggiornato, ma secondo l’Università Ca’ Foscari di Venezia, uno degli atenei che ha svolto più studi sul tema, le persone con sordità in Italia sono almeno 40.000. Ecco alcuni consigli per scoprire questo mondo.

1 La struggente autobiografia Il grido del gabbiano di Emmanuelle Laborit (Rizzoli)

2 Il libro-manifesto Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi, scritto dal neurologo Oliver Sacks (Adelphi).

3 Il saggio-guida Il mondo dei sordi in 150 domande di Mottinelli-Di Monte (Carocci ed Edizioni CNR, in fase di pubblicazione).

4 La commedia cult Tutta colpa di Freud (diretta da Paolo Genovese 2014).

5 Il Canale YouTube del laboratorio LaCAM dell’ISTC con tanti video per adulti e bambini (www.youtube.com/c/LaCAM).