Siamo più numerose degli uomini (il 51,3% contro il 48,7%), e più istruite (il 23,1% ha una laurea contro il 16,8% degli uomini), eppure in Italia il potere resta saldamente in mani maschili.

Il comando è nelle mani degli uomini

Il rapporto Sesso è potere 2023 – condotto dalle associazioni non profit dedicate alla trasparenza dei dati in Rete e a temi di giustizia sociale info.nodes e onData – analizza la rappresentanza femminile nei campi del potere politico, economico, dei media e del mondo accademico: le donne elette in Parlamento sono 200 sul totale di 600 seggi, su 20 Regioni 19 sono a guida maschile, nell’84,7% dei Comuni i sindaci sono uomini e nelle prime 50 aziende per capitalizzazione quotate alla Borsa di Milano ci sono solo 2 donne amministratrici delegate. L’indagine La leadership al femminile nel mondo del lavoro realizzata da EY e SWG mostra che è in crescita tra i dirigenti, uomini e donne, la percezione che la leadership femminile consenta alle imprese di raggiungere meglio gli obiettivi aziendali. Al tempo stesso, tuttavia, rileva che quasi 1 donna su 4 ritiene che non si supereranno mai i gap esistenti nel mondo del lavoro. Certo è che, oltre alla quantità – quante donne sono in posizione di potere – conta come lo esercitano e per quali finalità. Le testimonianze che seguono ci aiutano a scoprirlo.

Speranza Scappucci, direttrice d’orchestra

Speranza Scappucci, 50 anni, direttrice d’orchestra

Da tempo sale sul podio di celebri teatri in giro per il mondo: a dicembre con l’Opera di Roma per il Concerto con i poveri in Vaticano, poi a Vienna, Torino, Berlino e, in calendario, ha 4 mesi tra New York e Washington. Se la musica per Speranza Scappucci è vita fin da bambina – studia pianoforte, musica classica, da camera – solo a 37 anni scopre di voler tenere lei la bacchetta in mano. «Negli Stati Uniti mi sono appassionata alla professione di Maestro collaboratore, un tramite tra cantanti e orchestra e il direttore. La prima occasione di dirigere l’ho avuta nel 2012: il dipartimento di Musica dell’Università di Yale mi chiese se fossi interessata a preparare i loro cantanti e orchestra e mi sono lanciata in questa avventura». Pregiudizi in quanto donna non li ha incontrati: «Con il carisma e la preparazione bisogna trascinare i musicisti verso la propria visione artistica: può esserci qualcuno che non è d’accordo, ma non è una questione di genere. Io ho una personalità forte però sono aperta al dialogo e questo è cruciale per dirigere». Due anni fa arriva il debutto alla Scala, che ricorda così: «Senza studio non si va lontano, poi serve fortuna: quando mi chiamarono per sostituire il Maestro malato, io che di solito sono zeppa di impegni in quelle 3 settimane ero libera». Le direttrici d’orchestra sono ancora poche, ma lei è fiduciosa: «Conta la meritocrazia e tante giovani si stanno preparando. Le mie 3 nipoti, che mi seguono fin da piccole, ora sono 20enni e per la loro generazione una donna che dirige un’orchestra è una cosa normale».

Giovanna Iannantuoni, rettrice e presidente della Crui

Giovanna Iannantuoni

In 60 anni di storia della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, la prima donna alla guida è, da fine 2023, Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Milano-Bicocca con una lunga esperienza di studio e lavoro anche all’estero. «Mi sono candidata per dimostrare che il sistema accademico non è antico e statico, ma in cambiamento – come la società – per fare della formazione il motore di sviluppo del Paese» spiega. «L’aggettivo “ambizioso” riferito a un uomo è un complimento, a una donna no. Invece io dico che essere ambiziosa è bello. Giovani ricercatrici e professioniste mi ringraziano per averle spronate perché hanno quasi paura a rivelare di voler fare carriera. In Italia purtroppo solo una donna su 2 lavora, ma l’apporto di idee che ciascuna può dare è magnifico». L’ambizione va declinata al femminile senza temere che ci sottragga ad altre sfere emotive. «Sto andando a Roma a una riunione e ho portato mia figlia per festeggiare il suo 12esimo compleanno. Si può essere competitive e al tempo stesso rivestire tutti i ruoli legati all’affettività». Certo è che il percorso verso posizioni apicali resta accidentato. «Se si vuole puntare al comando per cambiare le cose, occorre essere molto solide perché si va a rompere una tradizione radicata. Non c’è potere più grande del poter scegliere della propria vita, comprendere i fenomeni sociali, avere capacità critica. Lo studio e la cultura sono gli strumenti per riuscirci».

Barbara Cominelli, ceo di JLL Italia

Barbara Cominelli, 53 anni, ceo di JLL Italia, società specializzata in servizi immobiliari e gestione di capitali

Prima dei ruoli di vertice nell’hi-tech e nel real estate, il battesimo professionale in “settori maschili” Barbara Cominelli lo ha avuto nell’acciaio: dopo la laurea cum laude in Bocconi e un periodo nella consulenza e nel venture capital, è stata in Tenaris, tra i principali produttori mondiali di tubi d’acciaio. «Per fortuna all’inizio, e per scelta poi, ho sempre lavorato in organizzazioni meritocratiche» racconta. «Il merito è il miglior amico della diversità: premia le competenze e i risultati minimizzando l’influenza di bias e pregiudizi». Nel ripercorrere la sua carriera regala un distillato di consigli alle ragazze. «All’inizio lavoravo a testa bassa e per un po’ mi sono uniformata allo stile di leadership maschile. Poi ho capito le cose giuste da fare. La prima: avere un pensiero strategico, cioè non focalizzarsi solo sul risultato di oggi ma individuare possibili opportunità e ostacoli futuri per anticiparli. Poi occorre essere avvocate di se stesse, non per autocelebrarsi ma per far sapere agli altri che si vale. Al tempo stesso serve umiltà per continuare a studiare, e tanta empatia. Io, tifosissima dell’Inter, con il calcio ho creato una connessione anche in ambienti nuovi. Credo molto nell’alleanza tra donne (è cofondatrice della community Girls Restart, ndr) ma ho trovato anche alleati uomini perché oggi tanti sono pronti a combattere i pregiudizi». Per lei essere al top significa poter cambiare le regole: «Puoi vestirti “a colori” anziché con il tailleur scuro o rimandare la riunione per andare a prendere tuo figlio. Se lo fai tu, per gli altri sarà più facile seguire l’esempio».

Thalita Malagò, direttore generale di IIDEA

Thalita Malagò, 49 anni, direttore generale di IIDEA, Italian Interactive Digital Entertainment Association

Con i videogames si è sempre divertita, ma Thalita Malagò non avrebbe mai pensato che, dopo la laurea in Giurisprudenza, un giorno sarebbe diventata Direttore generale di IIDEA, l’associazione dell’industria dei videogiochi. «Lavoravo agli affari legali di Microsoft Italia e con il lancio della console Xbox ho iniziato a conoscere dal lato professionale il mondo dei videogiochi» racconta. «Poi ho fatto un colloquio per un posto a IIDEA, ma pensavo: “Ho 30 anni e sono una donna…”. Invece sono entrata come segretario generale. Credo che la realizzazione come professionista nasca da un mix tra la determinazione, il duro lavoro, la bravura e un pizzico di fortuna. In questo settore sono richieste competenze diverse e far lavorare bene un team multidisciplinare è cruciale». Il suo resta un ambito in prevalenza maschile, anche se le donne sono in aumento. «Sui 14 milioni di videogiocatori italiani tra i 6 e i 64 anni, il 42% sono donne» precisa. «Tra i professionisti del settore siamo il 24%, però il trend migliorerà perché oggi ci sono role model». I videogiochi adesso sono il suo “mestiere”, ma continuano a divertirla. «Gioco con i miei figli di 13 e 8 anni, anche questo è un modo per dialogare con loro. Tra le sfide che la mia professione mi pone c’è la tutela dei minori e sono felice che il 6 febbraio, per il “Safer Internet Day”, lanciamo la nuova versione del nostro portale Tuttosuivideogiochi.it, che offre ai genitori risorse per gestire al meglio l’uso dei videogiochi in famiglia».

Il nostro progetto #Liberedi

Le donne, in Italia, hanno tutti i diritti e sono padrone della propria vita. Ma solo sulla carta. Perché, quanto a parità, il nostro Paese è al 79° posto del Global Gender Gap Index. Ecco perché a inizio 2024 abbiamo lanciato #Liberedi, un progetto che ci accompagnerà tutto l’anno. Attraverso le voci di donne che hanno sfidato pregiudizi e discriminazioni in nome della libertà di scegliere. E, come quelle presentate qui sopra, anche di comandare, raggiungendo i vertici di settori “maschili”. Da tanti piccoli passi nasce la grande rivoluzione. Per un futuro più equo.