Elena Gianini Belotti: chi era
Sul rettangolo di carta dentellato campeggia il suo volto dallo sguardo acuto e profondo, capace di analizzare il mondo per scuoterlo dalle sue fondamenta e costruirlo diverso, nuovo. Elena Gianini Belotti, nata a Roma il 2 dicembre 1929, è scomparsa la vigilia di Natale del 2022, a 93 anni. Un’esistenza, la sua, impiegata in modo attivo per la reale promozione dell’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione femminile. Pedagogista, scrittrice, insegnante e giornalista, è una delle tre protagoniste scelte dal ministero delle Imprese e del Made in Italy – che ha accolto per lei la proposta dell’associazione Noi Rete Donne – per la serie filatelica Senso Civico dedicata, in occasione dell’8 marzo, alla forza delle donne. Le altre due ritratte sui nuovi francobolli sono la ciclista Alfonsina Strada, prima donna a partecipare al Giro d’Italia, e la portatrice carnica Maria Plozner Mentil. Un riconoscimento importante per una delle pensatrici più importanti della storia del femminismo in Italia, e non solo.
Il libro di Elena Gianini Belotti
Il suo libro Dalla parte delle bambine, pubblicato nel 1973 da Feltrinelli, bestseller dall’incredibile e lungo successo con oltre 600.000 copie vendute, è stato tradotto in 15 lingue, continua a essere letto ed è considerato una pietra miliare nel campo degli studi di genere. È il saggio in cui vengono analizzati tutti quei condizionamenti culturali e aspettative sociali che incidono in modo sfavorevole sulle bambine sin dalla nascita, reprimendone ambizioni e desideri. Maschi e femmine, affermava Gianini Belotti, non hanno differenti caratteristiche caratteriali innate: i primi non sono inclini spontaneamente all’azione, all’avventura, al dominio, così come le seconde non sono docili, remissive e obbedienti per natura. Il loro modo d’essere è condizionato dalla differente educazione ricevuta.
Non è vero che le bambine per natura sono più remissive
E lì si annidano stereotipi capaci di mutilare la libera espressione delle donne. «Se una bambina piagnucola le diciamo che è noiosa ma le diamo retta, se lo fa un bambino gli diciamo che è “una femminuccia”. Spingiamo un bambino a giocare alla guerra, ad arrampicarsi sugli alberi, a cimentarsi fisicamente, ma tratteniamo la bambina che vorrebbe fare le stesse cose». Sono solo alcuni esempi di un’analisi che oggi è alla base della lotta contro il sessismo e i pregiudizi di genere che affliggono la nostra società.
Con il suo libro Elena Gianini Belotti abbatte il mito della superiorità maschile
Non sorprende pensare, rileggendolo, quanto questo testo sia stato rivoluzionario negli anni ’70, perché svelava l’origine della lunga catena di ingiustizie e segregazioni patite dalle donne con un approccio che si estendeva anche ai giochi destinati ai più piccoli e ai libri di testo scolastici. «La cultura alla quale apparteniamo si serve di tutti i mezzi a disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi, anche il mito della naturale superiorità maschile contrapposta alla naturale inferiorità femminile. In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili”, ma solo qualità umane» scriveva Elena Gianini Belotti. Era arrivata alla pedagogia quasi per caso. Dattilografa per necessità, dopo la scuola di avviamento professionale che aveva frequentato per aiutare la famiglia in cui solo la madre maestra lavorava, era stata molestata dal suo datore di lavoro e per questo si era messa alla ricerca di un nuovo impiego.
Bisogna dare a bambine e bambini la possibilità di esprimersi in libertà
Grazie a un annuncio letto su un giornale, aveva deciso di frequentare la Scuola per assistenti all’infanzia Montessori, iniziando un percorso che la portò a dirigere a soli 30 anni, dal 1960 fino al 1980, il Centro Nascita Montessori di Roma, luogo sperimentale che univa l’attenzione alla gravidanza con l’osservazione diretta dei comportamenti dei bambini e la ricerca delle risposte ai bisogni di sviluppo e crescita. Teoria e pratica l’avevano portata a constatare che c’era la necessità di un grande cambiamento culturale e non bastava farlo solo “dalla parte delle bambine”, perché non erano solo loro le vittime di un condizionamento negativo. Anche ai bambini venivano infatti portate via possibilità ed espressioni. «L’operazione da compiere» diceva «è restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene».Elena Gianini Belotti non si è limitata a scandagliare il mondo dell’infanzia. «A ben guardare ha indagato con acume, umorismo, profondità e spregiudicatezza soprattutto le relazioni: quelle tra i generi, tra le età, tra le classi, tra le diverse provenienze» scrive di lei Carlotta Cossutta, autrice del recente Dolce o violenta che sia (Electa). Nel libro, il cui titolo si riferisce alla ricerca di libertà di una donna, Cossutta ripercorre non solo le vicende biografiche di Elena Gianini Belotti, ma anche il portato del suo pensiero lucido e innovativo che non ha mai smesso di ispirare, da scrittrici come Loredana Lipperini e Bianca Pitzorno fino a una foltissima schiera di lettrici e lettori. Con i suoi saggi e con i suoi romanzi Gianini Belotti ha infranto tabù parlando di diritto alla sessualità a ogni età, di vecchiaia non come argine ma come orizzonte, di emancipazione e di coraggio. Con le sue parole ci ha portato, e continuerà a portarci, nel cuore di una rivoluzione che può diventare un memorabile sconvolgimento. E una rinascita, per noi stesse e per il mondo.