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Chi è Ersilia Vaudo Scarpetta
Chi l’avrebbe mai detto che durante l’intervista con un’astrofisica dalla folgorante carriera all’Esa, l’Ente spaziale europeo, avremmo parlato di Virginia Woolf e dei bambini di Forcella? Ma Ersilia Vaudo Scarpetta è una donna che, scoprirete in queste pagine, riserva molte sorprese. Promotrice dello studio delle Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) tra le ragazze in prestigiosi comitati di varie istituzioni, da 30 anni lavora all’Esa di Parigi, ora con un doppio “cappello”: «Dal 2017 sono Chief Diversity Officer» dice «e da qualche mese Special Advisor on Strategic Evolution».
Lo spazio è il luogo dove si forgia il futuro
Partiamo dall’evoluzione strategica delle vostre attività. Cosa succede oggi nello spazio?
«Sintetizzo ricorrendo a un paragone. Quando iniziò l’esplorazione delle Americhe, l’Europa era ancora il centro del mondo. Poi, pian piano, con la costruzione di infrastrutture, la possibilità di viaggio e la formulazione di leggi, il “nuovo mondo” si è sviluppato in modo formidabile. Ecco, succede qualcosa di simile e straordinario ora con lo spazio: è un motore di sviluppo tecnologico ma anche economico, si arricchisce di attori istituzionali e privati e ha un impatto sulle grandi sfide davanti a noi. Per esempio, con il programma di osservazione della Terra stiamo mettendo insieme il più grande database di informazioni sul riscaldamento climatico. Lo spazio è il luogo dove si forgia il futuro».
Perché è importante che le donne studino materie Stem
Lei cerca anche soluzioni a problemi pressanti nel presente, come il gender gap.
«All’Esa, fin dalla sua fondazione nel 1975, conosciamo la forza della diversità: sappiamo che mettere insieme talenti di tante parti d’Europa (sono gli 22 Stati membri, più altri associati, ndr) compie magie: nessun Paese da solo potrebbe effettuare un atterraggio su una cometa a 500 milioni di chilometri di distanza. Ma restava forte lo sbilanciamento tra i generi. La figura del Chief Diversity Officer è stata creata con me, e ora vediamo i primi risultati positivi. Crescono le domande da parte delle donne per lavorare all’Esa, molte arrivano da ragazze italiane. Prima, nelle campagne per reclutare astronauti, su 6 candidati si contava una sola donna, adesso è una su 4. E tra i candidati che hanno passato il primo turno le donne sono il 39%. Si sta preparando il prossimo team che parteciperà, tra l’altro, al programma Artemis della Nasa per tornare sulla Luna. Artemis, secondo la mitologia greca, è la sorella di Apollo: aver scelto questo nome dà una connotazione più femminile all’impresa».
L’amore di Ersilia Vaudo Scarpetta per i numeri. Ma non solo
Da astrofisica maneggia i numeri, ma ama anche le lettere.
«Mi affascinano gli epistolari, una forma di comunicazione che non si usa più. Adoro quello tra Virgina Woolf e il marito e quello tra l’economista John Maynard Keynes e la moglie, ballerina russa, una persona affascinante e arguta. Alla fine del liceo ero indecisa se iscrivermi a Filosofia o a Fisica».
Perché ha “vinto” Fisica?
«Ho scartato Filosofia perché non volevo restare incastrata nelle mie questioni esistenziali. In più, sono stata spronata alla ricerca scientifica».
Come?
«Sono cresciuta a Gaeta, sul mare. Quando un bambino sta nella natura diventa istintivamente un piccolo esploratore. Poi a casa mia madre, che era una chimica, per incoraggiare me i miei fratelli a familiarizzare con il linguaggio della scienza, sui barattoli in cucina non scriveva “sale” e “zucchero” ma le formule chimiche. Era divertente, però una volta ho fatto un disastro: ho preparato dei dolci al cioccolato per la festa di fine anno scolastico ma, anziché lo zucchero a velo, ho usato il bicarbonato!».
Le materie scientifiche sono un abilitatore di futuro
Neanche quell’incidente l’ha fatta disamorare delle materie scientifiche?
«Niente affatto. La matematica è un abilitatore di futuro. Non si tratta di diventare tutti ingegneri, si può essere poeti ma non si deve essere digiuni di matematica. Chi vive in contesti di disagio resta fuori da questa materia e non acquisisce le competenze che gli permetterebbero di fare un salto in avanti dal punto di vita lavorativo e sociale. La conoscenza Stem va formata nell’età della scuola dell’obbligo».
L’iniziativa: Il cielo itinerante
Un contributo lo dà l’associazione non profit che ha fondato: Il cielo itinerante.
«Con un telescopio sopra un pulmino portiamo il cielo, cioè la scienza, dove di solito non arriva. Tutto è cominciato con i bambini di Forcella nel 2020. L’anno scorso, invece, siamo partiti dalla Sicilia e abbiamo fatto un tour in 15 luoghi e raggiunto 500 bambini. È stata un’esperienza bellissima: “sporcarsi le mani” con esperimenti, alzare gli occhi al cielo per guardare i crateri della Luna ha dato ai piccoli emozioni inedite e speciali. Quest’anno faremo quasi 50 tappe in tutta Italia. Abbiamo scelto le zone in base ai dati delle prove Invalsi che identificano le aree di maggiore povertà educativa».