In politica, così come in amore, vince chi lascia o chi resta? Chi ha il coraggio di dire «me ne vado perché sono esausta, sono umana» o chi rimane per non perdere prestigio, status, potere? La risposta è facile quando ti chiami Jacinda Ardern e a 37 anni sei stata la più giovane capo di governo della Nuova Zelanda per due mandati consecutivi, dal 2017 a quel “fatidico” gennaio 2023 in cui hai annunciato a sorpresa le tue dimissioni. L’inaspettata uscita di scena della star della politica laburista alla guida di una Nazione di appena 5 milioni di abitanti, ma in grado di stregare il mondo per il suo stile pragmatico, gentile, femminista, aveva conquistato le prime pagine anche per le parole dedicate ai suoi affetti durante il discorso di commiato in Parlamento con il korowai, il tradizionale mantello maori: «Per Neve: la mamma non vede l’ora di essere lì quando inizierai la scuola quest’anno. E per Clarke: sposiamoci finalmente!». Il 13 gennaio 2024, quasi un anno dopo le dimissioni, Jacinda Ardern ha postato una foto su Instagram vestita di bianco, raggiante, vicina a suo marito sullo sfondo di una bucolica vigna.

Jacinda Ardern ora si occupa di ambiente e intelligenza artificiale

Ma sarebbe ingiusto ridurre alle nozze con il presentatore tv Clarke Gayford il suo “secondo tempo”: calato il sipario della politica, l’ex premier non si è ritirata dall’attivismo né si è immolata alla vita privata. Anzi: lasciando, ha raddoppiato. Ha vinto una borsa di studio per fare ricerca sui temi di leadership, intelligenza artificiale ed estremismo online ad Harvard, negli Stati Uniti, lavora per il Premio Earthshot del principe William d’Inghilterra, che l’ha voluta nel board per il suo impegno ambientalista, tiene lezioni in giro per il mondo e in questi giorni è in Italia come ospite d’onore all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Alma Mater di Bologna. Tanto basta a smentire chi voleva associare la sua uscita di scena nel 2023 a un classico burnout “femminile” per l’inconciliabilità di ruoli come premier, madre, compagna. Una presunta incompatibilità che Ardern stessa aveva già chiarito con queste parole: «Me ne vado perché a un ruolo così privilegiato è connessa una grande responsabilità. So quale impegno richiede questo incarico e so che non ho più abbastanza energie per ricoprirlo come si deve. Si può essere una madre o no, una secchiona, una che piange, una che abbraccia, potete essere tutte queste cose e anche guidare il Paese proprio come me: spero di lasciare ai neozelandesi la convinzione che si possa essere gentili ma forti, empatici ma decisi, ottimisti ma concentrati».

Da premier ha promosso tante leggi innovative

Jacinda Ardern con la figlia Neve che compirà 6 anni a giugno.
Jacinda Ardern con la figlia Neve che compirà 6 anni a giugno.

Nata ad Hamilton in una famiglia di mormoni, classe 1980, papà agente di polizia e mamma addetta alla mensa scolastica, Jacinda Ardern è entrata in politica a 17 anni e in Parlamento a 28. Laureata in Scienze politiche, ha messo al centro della sua leadership la lotta alla povertà infantile, alle disparità e alle disuguaglianze sociali conquistando consensi in patria e visibilità all’estero. Ha portato il suo partito laburista oltre il 40%, promosso una legge per abolire il divieto di aborto, era l’unica procedura medica ancora considerata un crimine in Nuova Zelanda, ha reso gratuiti gli assorbenti nelle scuole per combattere la povertà mestruale, alzato il salario minimo a tutti i lavoratori, aperto il dialogo con le comunità maori, emanato lo “Zero carbon Act” con l’obiettivo di zero emissioni nette di carbonio entro il 2050, vietato  l’uso della plastica monouso e delle esplorazioni di petrolio e gas offshore. Il mondo si è innamorato di lei nel 2018 quando l’allora premier si è presentata all’Assemblea generale dell’Onu a New York con la figlia Neve Te Ahora di 3 mesi tenuta in braccio dal compagno Clarke Gayford, entrambi in aula mentre lei faceva un discorso sulla pace, sul bisogno di dare sostegno ai giovani e ha parlato di cambiamento climatico e disparità di genere.

Jacinda Ardern ha affrontato gravi crisi in modo pragmatico

Jacinda Ardern dopo gli attentati a una moschea e un centro islamico a Christchurch, nel 2019, che causarono la morte di oltre 50 persone.

Ma, più che per l’immagine di paladina dei diritti umani, Jacinda Ardern ha convinto per il pragmatismo con cui ha affrontato momenti storici e drammatici cruciali per il suo Paese: dall’attacco terroristico contro due moschee a Christchurch nel 2019 in cui persero la vita 51 persone alla pandemia di Covid-19, all’eruzione del vulcano White Island. Tragedie e disastri naturali ai quali l’ex premier ha risposto con i fatti: una legge contro la compravendita delle armi, un’iniziativa chiamata “Christchurch Call” per eliminare i contenuti violenti e i discorsi d’odio dalle piattaforme digitali, la chiusura delle frontiere immediata che ha limitato i decessi per Coronavirus e le spese sanitarie, la dichiarazione di “emergenza climatica” nel Paese. Proprio l’impegno ambientalista si è rivelato cruciale per rilanciare il suo piano B e riprogettare il suo percorso dopo il premierato. «Quando ho lasciato l’incarico c’erano questioni che volevo continuare ad amplificare e sostenere: l’azione per il clima era una di queste» ha chiarito.

Jacinda Ardern era ed è una leader gentile

Oltre all’impegno con la fondazione del principe William, oggi è diventata “Arnhold Distinguished Fellow” della ong Conservation International che si occupa di preservare la biodiversità globale. «Jacinda Ardern ha modellato il tipo di leadership, empatia e determinazione necessari per fornire soluzioni ambientali e climatiche cruciali» ha detto l’ad M. Sajayan. «Abbiamo bisogno di risoluzioni fantasiose ai problemi e coraggio politico: qui potrà incanalare i suoi talenti e le sue ambizioni». E chissà quali altri obiettivi raggiungerà se a 43 anni può vantare, oltre ai record politici e personali già elencati, 4 nomination nel meraviglioso regno della biodiversità (3 insetti più un lichene portano oggi il suo nome) e frasi cult come queste: «Ero un’ansiosa, una sensibile, mi chiamavano “un petalo prezioso” e intanto io chiedevo consigli su come indurirmi: pensavo di dover cambiare drasticamente per sopravvivere, ma non sono cambiata. Lascio questo posto sensibile come sempre, e sono qui per dirti che puoi essere anche tu quella persona. Puoi essere qui al posto mio».