La nascita di Donnexstrada dopo il femminicidio di Sarah Everard

La spinta dentro per cambiare e cose le è venuta, fortissima, quando nel marzo 2021, in piena pandemia, in tutto il mondo è rimbalzata la storia di Sarah Everard, la giovane donna rapita a Londra mentre rientrava a casa alla sera. Sara fu stuprata e poi uccisa da un poliziotto. Migliaia di persone in tutto il mondo scesero a manifestare, con scontri violenti contro le forze dell’ordine. Adesso lui sta scontando l’ergastolo, ma quella ragazza piena di progetti non c’è più.

L’idea che guida Donnexstrada

Sull’onda di quello sdegno, Laura De Dilectis, fresca di iscrizione all’albo degli psicologi, ha raccolto tutto lo spirito e l’energia dei suoi 26 anni e ha deciso di impegnarsi – non con le parole, ma con i fatti – perché una violenza del genere non possa ripetersi più. Così, prendendo il meglio della tecnologia dei social network, ha aperto Donnexstrada, un profilo Instagram che in quattro giorni è passato da 600 a 70mila follower. L’idea è semplice, ma inedita: accompagnare fino a casa alla sera le donne che non si sentono sicure attraverso una videochiamata proprio lì, su Instagram. Dall’altra parte, una serie di volontari che nel frattempo è diventata una rete multilingue ora estesa su tutta Europa con 200 persone, che danno la loro disponibilità in fasce orarie notturne. Tutto questo attraverso Instagram. Per questa idea Laura De Dilectis è stata nominata da “Forbes” tra le persone under 30 più influenti e ha vinto il premio europeo Women in business 2022, un riconoscimento prestigioso che proietta chi lo ottiene verso un orizzonte sempre più vasto. Una delle altre vincitrici, per intenderci, era Sanna Marin, l’ex Primo Ministro della Finlandia. Giovani donne impegnate e attive, destinate a lasciare il segno.

Immaginava di arrivare così lontano?

«La sensibilità verso la vita degli altri per me è un valore, non un obiettivo da raggiungere. È da quando avevo 13 anni che ho deciso di stare vicino a chi soffre psicologicamente. Lo shock della vicenda di Sarah mi ha solo fatto capire che era arrivato il momento di agire: per aiutare le donne a sentirsi sicure abbiamo bisogno di strumenti concreti e azioni, anche piccole, che possano funzionare nell’immediato. Le ultime aggressioni a Milano, in discoteca, poi sul treno e alla stazione, hanno acceso all’improvviso un faro sul problema della sicurezza per le donne in certi luoghi. In realtà, chi torna a casa da sola alla sera non dovrebbe sentirsi coraggiosa ma forte, perché libera».

Com’è nato Donnexstrada?

«Sull’onda dell’emozione. Mi sono messa subito a lavorare proprio come una psicologa clinica, cioè ho preparato un progetto partendo dalla mappatura della mia città, Roma, e individuando le criticità: i locali chiusi, le stazioni buie, la mancanza di personale sui mezzi pubblici. Poi ho cercato, sempre attraverso Instagram, la collaborazione di università e comuni ma ho capito che non era questa la soluzione migliore per sentirci sicure. E così ho pensato alla videochiamata, un’idea più semplice del call center e che, se registrata, può essere usata come prova. Insomma, ha valore legale. Io stessa, del resto, ero la prima che, quando tornavo a casa alla sera molto tardi, cercava i locali aperti in zona a cui poter chiedere aiuto, o fingevo di stare al telefono se mi sentivo seguita. Ho iniziato così a cercare volontarie e volontari e con amiche, colleghe e persone che avevano risposto alla call to action su Instagram ho creato l’associazione».

Ora nel direttivo di Donnexstrada siete in cinque, punto di riferimento soprattutto per le donne under 30. Perché?

«Perché anche noi siamo under 30 e, lavorando sui social network, abbiamo intercettato una fascia di coetanee che non andrebbero mai in un centro antiviolenza. Parliamo anche di ragazze magari lontane da qualsiasi pensiero femminista, ma che invece usano la tecnologia e si sentono protette dall’avere un centralino a disposizione 24 ore al giorno. Tutto lì, nel telefono. Sono soprattutto loro le nostre follower».

donnexstrada
Bianca Hirata: direttrice creativa, Beatrice Antonelli: segreteria e tesoriera, Caterina Fantetti: PR/eventi, Ilaria Saliva: Presidente, Laura De Dilectis: Vicepresidente e creatrice di Donnexstrada. Sono tutte co founder

Quali servizi offre Donnexstrada?

«Abbiamo ginecologhe, nutrizioniste, sessuologhe e avvocate in quasi tutta Italia che offrono una prima consulenza gratuita alle ragazze, anche online, per poi prenderle in carico a prezzi calmierati. Vogliamo accogliere e sostenere le donne in ogni aspetto della loro vita per aiutarle a ricostruire la propria autostima. Anche l’aspetto dell’alimentazione quindi è importante. Stiamo infatti lanciando il servizio di supporto nutrizionale, perché siamo convinte che alla base del benessere ci sia la profonda connessione tra mente e corpo. Per questo occorre un approccio globale alle persone. Ci occupiamo anche di empowerment femminile, gestione delle emozioni, autostima, dipendenza affettiva, identità e dinamiche relazionali. L’obiettivo è quello di creare una rete di professioniste in grado di seguire le vittime di traumi e abusi, per garantire la salute psicofisica di chi ha vissuto e vive qualsiasi forma di violenza».

Che tipo di aiuto chiedono le ragazze?

«Cercano la sicurezza nel tornare a casa e chiedono supporto legale per abusi e molestie, e spesso ci capita di essere chiamate proprio mentre la violenza si compie. In quel caso possiamo solo fare da tramite con polizia e carabinieri. Ora per esempio le ragazze lamentano la difficoltà di accedere all’aborto e ci chiedono un elenco di ginecologi che applichino la legge 194. Stiamo lavorando proprio a questo». Donnexstrada infatti ha appena lanciato il servizio di salute ostetrica, ginecologica e sessuale: un supporto, attraverso un team di specialisti non obiettori, per sostenere donne e afab (‘assigned female at birth”, assegnato femmina alla nascita) che cerchino informazioni e abbiano bisogno di supporto. L’associazione è pronta anche con un progetto sul benessere sessuale e l’educazione sessuo-affettiva rivolto alle scuole

Che proposte avete per rendere le città più sicure?

«Occuparci della donna in strada vuol dire parlare di urbanistica e dialogare con le istituzioni. Quello che abbiamo in mente è la smart city per le donne: per esempio con il taxi sospeso (si lasciano 2 euro a testa per chi non può pagare), il bus notturno con personale formato, la presa sul bus per ricaricare il telefono (come nelle altre città europee). Tanti piccoli tasselli, che vanno messi insieme anche con l’aiuto della politica».

Ora Donnexstrada diventa un’app, Viola walk home

«Stiamo per rilasciare la versione beta di una app, da testare con le prime 500 ragazze che si iscriveranno. È nata perché Instagram non regge 200 volontari collegati nello stesso momento in videochiamata e cercavamo più funzioni. La app permetterà per esempio di mandare la geolocalizzazione a genitori o amici, di chiamare la polizia premendo un bottone e sarà collegata ai punti viola, gli oltre 100 locali tra bar, ristoranti e palestre (per esempio l’Academy of fighting a Quarto Oggiaro, Milano) aperti di notte e con personale formato e sensibilizzato ad accogliere una donna in pericolo».

Il sondaggio: poca sicurezza sui treni e nelle stazioni

Un sondaggio su 9.000 donne (il 95% tra i 18 e i 35 anni) svolto da Viola walk home e Donnexstrada rivela che l’86% non si sente sicura sui treni e ancora meno sui regionali, il 100% ha paura nelle stazioni. Perché? Perché il 40% ha subito molestie sui treni, il 60% sa di qualcuna che le ha subite, l’84% lamenta la mancanza di personale e il 34% la scarsità di luci.