Lo ammetto. Per lei ho un debole. Un’invidia “buona”, intendiamoci. Sai quando pensi: «Come mi piacerebbe aver fatto quello che è riuscita a fare lei!». E, ora che la intervisto, capisco che quella stima è più che giustificata. E che lei è proprio come me l’ero immaginata. Anzi, forse anche un pochino meglio: perché oltre a essere eclettica, capace di andare oltre l’ordinario e di uscire dagli argini quando diventano gabbie, è anche molto simpatica. Appena scende dalla sua moto Ducati Monster, che guida anche in pista, mi corre incontro per salutarmi.
Virginia Stagni ha sempre sognato in grande
Virginia Stagni, 31 anni, bolognese, è autrice del libro Dreamers who do (Bocconi University Press), già Head of business development e talent director per il Financial Times e adesso Chief marketing officer di The Adecco Group Italy. Liceo classico – «Mi sono ispirata all’umanesimo e agli autori classici per tracciare le strade future dell’editoria e della comunicazione» – seguito dalla laurea in Bocconi in Economia e Management per arte, cultura e spettacolo e da un master alla London School of Economics, Virginia è una che grazie alla sua curiosità e alla sua impazienza – «Uno dei miei più grandi difetti!» – ha sempre creduto nelle favole e sognato in grande, tanto che i suoi successi sono finiti anche nel libro Storie della buonanotte per bambine ribelli. 100 ragazze di oggi per il mondo di domani (Mondadori).
Da piccola Virginia Stagni voleva fare l’archeologa
Partiamo proprio dai sogni. Virginia Stagni, che lavoro immaginava di fare da piccola?
«All’inizio avrei voluto diventare archeologa. Per scoprire, conoscere, cercare. Poi ho cambiato idea: mi vedevo bene come reporter».
Come è entrata in contatto con il mondo del giornalismo?
«La passione per la carta stampata l’ho coltivata sin da bambina. Sono cresciuta con l’odore dell’inchiostro e le dita nere a forza di sfogliare quotidiani. Mentre studiavo, davo una mano nella piccola agenzia di stampa dei miei genitori. Ogni mattina prima di andare a scuola, quando mio padre tornava alle 6 dall’edicola, mettevo in ordine alfabetico tutti i giornali e iniziavo a fare i ritagli. Un po’ come faccio adesso, ride, indicandomi la pila di magazine che ha sulla scrivania e in tutti gli angoli della stanza (ndr). Poi verso i 17 anni ho iniziato a scrivere come freelance per La Stampa, dove mi sono occupata di cultura, antimafia e viaggi».
Virginia Stagni è sempre stata interessata al mondo dell’editoria
E come è arrivata al Financial Times?
«Avevo capito che non mi interessava tanto scrivere quanto studiare come funzionasse il mondo dell’editoria. Grazie alla tesi del master alla London School of Economics entro in contatto con Jon Slade, Chief commercial officer del Financial Times, e dopo uno stage e un po’ di gavetta divento business development manager e talent director».
Di cosa si occupava?
«Il mio ruolo era scovare nuove idee per attrarre lettori giovani, ragazze e ragazzi under 30. Volevo portare un approccio di tipo imprenditoriale, rompendo gli schemi. E sono riuscita a farlo, per esempio, creando il format “FT Talent Challenge”, un hub innovativo che apre le porte della redazione a centinaia di studenti da tutto il mondo».
È stata manager al Financial Time
Il primo schema che ha rotto è stato diventare la manager più giovane nella storia del quotidiano britannico.
«A dir la verità la strada non è stata in discesa: all’inizio non avevo un accento propriamente british, avevo studiato tante cose con passione e perseveranza, ma non avevo seguito un percorso accademico tradizionale per entrare nel mondo del giornalismo. Proprio questa peculiarità, però, si è rivelata il mio punto di forza. Se devo essere sincera, per i primi 6 mesi ho provato grande strizza. Poi mi sono divertita come una matta, perché sentivo quella giusta leggerezza. Che Italo Calvino descrive alla perfezione: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”».
Cosa ha imparato da quella esperienza?
«Due cose fondamentali: la capacità di ascolto attivo, che fa sentire la persona che hai davanti importante. Oggi tutti sentono, ma non ascoltano. E il moral compass, ovvero un codice morale di comportamento il cui motto principale è: “Senza paura, senza favore”».
Tornare in Italia per Virginia Stagni è stato uno shock culturale
Come mai ha deciso di tornare in Italia?
«Stavo bene a Londra, non ero stufa ma, guardando il mio percorso, mi sono resa conto che avevo accelerato troppo. Da circa un anno stavo facendo più o meno le stesse cose. E per una impaziente come me, non è il massimo!».
A settembre del 2023 entra in The Adecco Group Italy. Come è stato rientrare?
«A parte la tragedia di trovare casa a Milano, la qualità della mia vita è migliorata. Ma mi sono beccata tutto lo shock culturale».
Vuole trasmettere il suo modo di essere manager
In che senso?
«Il bello degli italiani è che siamo talmente appassionati a ciò che facciamo da metterci tutto, mentre nella cultura anglosassone c’è una netta distinzione tra vita privata e lavorativa e c’è una forte educazione in tale senso. Cosa che manca nel nostro Paese, dove spesso le cose vengono prese molto sul personale, tralasciando l’oggettività del dato, del feedback e delle decisioni».
Qual è il suo sogno?
«Lasciare qualcosa in eredità. Trasmettere il mio modo di essere manager. Soprattutto vorrei avere il permesso di alzare la mano e dire: “Questa cosa non la so fare”. Vorrei fare la stagista in una filiale Adecco per imparare e condividere le mie incompetenze. Proprio come ha fatto il mio capo al Financial Times che per 6 mesi è stato lo stagista del team tech».
Prima di salutarla le chiedo che cos’è che non è capace a fare. Ci pensa un attimo: «A giocare a basket sono proprio una schiappa!» dice. E sale sulla sua Ducati.
Un progetto dall’aula all’azienda
900 studenti di circa 30 istituti tecnicI si sono sfidati davanti a 200 aziende nella 11esima edizione di TecnicaMente, il progetto di Adecco nato per mettere in contatto i ragazzi con il mondo della produzione, che ha portato all’assunzione, nel 2023, di oltre 500 giovani. La formula vincente dell’iniziativa, che si ripeterà anche nel 2025, vede gli studenti partecipare a sessioni di coaching per prepararsi ad affrontare il mondo del lavoro e sfidarsi nella presentazione di progetti commissionati loro dalle imprese.