Rosita Conte, general manager
Rosita Conte ha iniziato a lavorare ben 22 anni fa, anche se lei, i suoi anni, non li dimostra affatto («È la prova che i nostri prodotti per la skincare funzionano davvero» scherza durante la nostra videointervista). Dopo la laurea in Economia aziendale e un Master in Finanza e marketing, l’attuale General Manager di Avon Italia & Iberia ha approcciato il settore beauty proprio alla fine dei suoi studi, entrando nella storica multinazionale della cosmetica nel 2002, facendo esperienza per dieci anni nelle sedi di Spagna, Inghilterra e Turchia, tornando in Italia e non lasciandola più.
Avon, che oggi fa parte del gruppo brasiliano Natura&Co ed è presente in oltre 50 Paesi (dall’Europa al Kirghizistan, dove ci dicono essere molto apprezzato), è un marchio famoso per i suoi cosmetici, i trucchi, le fragranze, ma anche e soprattutto per il modo originale con cui vende i suoi prodotti, sin dalla nascita nel 1886: il sistema è infatti di vendita diretta, un tempo porta a porta, oggi al passo con i tempi (qui puoi candidarti per diventare consulente). «E questo è l’aspetto che più di tutti ci motiva a lavorare per quest’azienda» sostiene Conte. «Sai che stai facendo qualcosa di bello per qualcuno, nel vero senso della parola».
Intervista a Rosita Conte
Ci spieghi meglio. «Lo scopo di Avon è sempre stato quello di rendere la bellezza democratica per permettere a ogni donna di sentirsi bella e sicura di sé, con prodotti inno- vativi e di alta qualità, ma che non costassero una fortuna».
È così ancora oggi? «Sì. Come dico sempre: se si vuole acquistare un mascara buono – anzi, ottimo – sul mercato le opzioni non mancano, non c’è solo Avon. Tuttavia, Avon si sceglie per i prezzi accessibili, ma anche perché, acquistando i nostri cosmetici, si vanno a supportare altre donne».
Avon, con le donne e per le donne
In che modo? «Il nostro fondatore David H. McConnell era un venditore di libri porta a porta, che, a un certo punto, decise di allegare ai volumi un profumo e coinvolse le donne nella vendita. All’epoca, solo il 3% di loro aveva un lavoro fuori casa negli Stati Uniti. Oggi come allora, molte donne riescono a ottenere un’indipendenza finanziaria diventando nostre consulenti (circa 2 milioni nel mondo, ndr). In più, sosteniamo iniziative contro il tumore al seno e la violenza di gene- re. In questo la nostra missione non è mai cambiata».
Però le “famose” venditrici porta a porta non esistono più. «In realtà sono loro a scegliere come e quanto lavorare per noi. C’è la studentessa che desidera pagarsi gli studi e usa soltanto i social network, la mamma che opta per il part-time per non sacrificarsi completamente alla cura della famiglia, quella che lo fa perché si diverte o per togliersi qualche sfizio, chi organizza gli “aperitivi beauty” al bar con le amiche… E poi c’è chi lo sceglie come lavoro “vero” a tempo pieno, con contratti e salari a norma di legge. In tutti questi casi sono sempre loro, le donne, ad avere la libertà di decidere. Perché il nostro motto, da sempre, è “rendere il mondo migliore per le donne significa renderlo migliore per tutti”».
Elisabetta Vergaro, consulente
Tra chi ha scelto Avon come un vero e proprio stile di vita – e quasi una “missione” – c’è Elisabetta Vergaro, 45 anni di Pavia, che, dopo aver lavorato come assistente di direzione per vent’anni, a 38 ha perso all’improvviso la sua occupazione. «Dall’oggi al domani mi sono ritrovata senza nulla da fare e, siccome la mia aspirazione non è mai stata quella di essere solo una casalinga, ne ho sofferto molto. Per me era quasi come una morte sociale» ci confida.
Intervista a Elisabetta Vergaro
Come ha scoperto Avon? «In modo casuale: volevo comprare un rossetto e un mascara e ho trovato un loro annuncio di lavoro. All’inizio mi sono iscritta tanto per provare, cominciando a lavorare come venditrice quasi per gioco, per poche ore al giorno, finché non ho deciso di farlo “seriamente” e oggi gestisco a mia volta un team di oltre 200 consulenti».
Chi è la consulente “tipo” di Avon, oggi? «In realtà non esiste perché le nostre consulenti sono molto diverse tra loro. Si va dalla ragazzina che vuole solo provare i prodotti in anticipo e pubblicare i video su TikTok alla signora che tra le colline della Barbagia, in Sardegna, con Avon ha messo su un vero e proprio business».
Ci sono anche uomini? «Solo un paio, però i mariti delle mie consulenti sono bravissimi a provare i prodotti».
I social media, la nuova realtà di Avon
Che strumenti si usano oggi? «I social, ovviamente, che sono diventati preponderanti soprattutto durante la pandemia. Il Covid ha infatti “costretto” anche le nostre consulenti più mature a diventare digitali. Ho nonne che, proprio grazie ad Avon e alla sua piattaforma di training dove s’imparano a usare i social e i sistemi di messaggistica istantanea, oggi scrivono regolarmente ai nipoti e hanno recuperato un rapporto diretto con loro. Poi, certo, ognuna continua a scegliere il canale più idoneo per sé e dove si sente più a suo agio, perché è questa alla fine la cosa più importante».
«Il bello di Avon sono i rapporti tra e con le persone»
Per lei oggi che cos’è importante, invece? «Essere di nuovo felice come un tempo, perché grazie a questo impiego mi sono ritrovata. Non solo il lavoro in Avon mi piace moltissimo, ma ho anche la consapevolezza che, attraverso di esso, posso aiutare altre donne a sentirsi realizzate, a raggiungere un’indipendenza economica, a uscire da situazioni difficili. Una ragazzina, ad esempio, grazie ad Avon ha potuto iscriversi e frequentare un corso di ballo che altrimenti non avrebbe potuto pagare. Alla fine, comunque, ciò che mi gratifica maggiormente sono i rapporti personali che si creano con le consulenti e anche con le persone che lavorano in azienda a Gallarate, in provincia di Varese. Perché, in fondo, il bello di Avon sono proprio i rapporti tra e con le persone».