Celebrare la festa della donna l’8 marzo significa (anche) ricordare tutte le donne straordinarie che hanno abbattuto i muri della discriminazione di genere. Che hanno lottato per rendere la società più giusta, e che sono riuscite a far valere i diritti delle donne nella scienza come nell’architettura, nello sport come nell’arte. Perché se siamo libere di fare ciò che facciamo lo dobbiamo anche a loro. Per questo motivo vi proponiamo le storie di alcune grandi donne che dovrebbero essere un punto di riferimento e un esempio da imitare.
Festa della donna: le grandi donne da imitare
Ancora un 8 marzo, ancora una festa della donna, e noi ragazze qui a domandarci se ha ancora un senso festeggiare.
Come donne (e soprattutto come giovani donne) stiamo vivendo un periodo decisamente un po’ buio. Un momento in cui sembra che solo chi sa usare (o far usare) il proprio corpo emerge, e chi non lo fa vorrebbe saperlo fare. Viviamo in un Paese dove di fatto non ci sono ancora pari opportunità, in cui il predominio in molti settori resta agli uomini, in cui l’immagine della donna non è quella che sempre vorremmo.
Il fatto è che noi non abbiamo voglia di arrenderci, ma piuttosto di gridare forte e rimboccarci le maniche, ed è probabilmente un sentimento molto diffuso tra tantissime donne italiane.Insomma, non siamo messe benissimo, ma una luce in fondo al tunnel si intravede. Per questo abbiamo deciso di festeggiare l’8 marzo, quest’anno più che mai. E per farlo ci ispiriamo a donne ganzissime che secondo noi dovrebbero essere un esempio e un punto di riferimento per tutte. Perché senza buoni esempi non andiamo da nessuna parte e la festa della donna è un buon momento per ricordarlo!
Rosa Parks (1913 – 2005)
Da sarta ad attivista simbolo della lotta per i diritti degli afroamericani. L’incredibile storia di Rosa Parks inizia il 1° dicembre 1955 quando, su un autobus della città di Montgomery, in Alabama, si rifiutò di cedere il posto a un bianco. Quel suo dignitoso “No” la fece arrestare per “condotta impropria”, ma ebbe il merito di scatenare la protesta di migliaia di afroamericani che iniziarono a boicottare i mezzi pubblici. Fu il punto di partenza del movimento che portò alla fine della segregazione razziale negli USA. “Non devi mai avere paura di quello che stai facendo quando sei nel giusto”, disse. Da quel momento, Rosa Parks diventò l’icona dei movimenti civili afroamericani e nel 1999 ricevette la Medaglia d’oro del Congresso, il massimo riconoscimento civile americano.
Nilde Iotti (1920-1999) e Tina Anselmi (1927-2016)
Due signore che per tutta la vita si sono occupate di politica. Non sbadigliate e leggete le loro storie! Entrambe ex partigiane durante la Resistenza, entrambe in politica sin da giovanissime, anche se su due sponde opposte: una nel Partito Comunista (la Iotti), l’altra nella Democrazia Cristiana. Per tutta una vita si sono mosse in un mondo prettamente maschile, la politica, sapendosi guadagnare ruoli e posizioni importanti, facendosi rispettare e ammirare dai colleghi maschi. La dimostrazione che non solo le ex veline arrivano in Parlamento.
Simone de Beauvoir (1908 – 1986)
Scrittrice e filosofa, Simone de Beauvoir è considerata la madre del femminismo. Il suo saggio Il secondo sesso, pubblicato nel 1949, analizzava i punti di vista maschili sulla donna in vari campi, dalla biologia alla psicanalisi fino al materialismo storico e la letteratura, arrivando a rappresentare uno dei testi cardine del movimento femminista negli anni ’60 e ’70. “La donna è sempre stata, se non la schiava, la suddita dell’uomo; i due sessi non si sono mai divisi il mondo in parti uguali e ancora oggi, nonostante la condizione della donna si sia evoluta, la donna è gravemente handicappata”, scriveva. Fu un successo clamoroso, che scandalizzò mezzo mondo. A partire dagli anni ’70 iniziò la sua lotta per la depenalizzazione dell’aborto redigendo nel 1971 il Manifesto delle 343 puttane, firmato da 343 fra intellettuali, attrici, e donne comuni che si autodenunciavano per avere fatto ricorso all’aborto.
Laura Morante (1956 – ) e Giovanna Mezzogiorno (1974 – )
Le due figure femminili di punta del cinema italiano sono loro. Belle, ma di una bellezza mai volgare, e soprattutto la bellezza non è la loro caratteristica fondamentale. Sono la dimostrazione vivente che un’attrice che sa recitare è meglio di un’attrice che è solo bella. Due bravissime attrici e soprattutto due donne intelligenti e di carattere.
Virginia Woolf (1882 – 1941)
Tra le più grandi scrittrici britanniche, Virginia Woolf fu un’innovatrice non solo nella letteratura, grazie all’elaborazione di una tecnica di narrazione moderna, ma anche nella società civile grazie alla sua lotta alla parità di genere. Negli anni Venti fu attivista all’interno dei movimenti femministi delle suffragette e nei suoi romanzi analizzò spesso la condizione femminile del tempo. “Per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale”, scrisse. Ne Una stanza tutta per sé, del 1929, trattò il tema della discriminazione della donna, mentre in Le tre ghinee del 1938 compose una riflessione sulla figura dominante dell’uomo nella storia contemporanea. Ancora oggi, un simbolo dell’emancipazione femminile.
Anna Magnani (1908-1973)
È l’attrice simbolo del neorealismo, ma anche una delle attrici italiane più grandi in assoluto. La prima a vincere un Oscar (nel 1955) e una delle poche personalità italiane a vantare una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Una carriera incredibile, e il volto di una donna vera, a tratti sofferente e maltrattata dalla vita, ma sempre capace di rialzarsi in piedi. Sua la famosa battuta rivolta a una truccatrice che voleva camuffarle le rughe: “Perché le vuoi cancellare? Ci ho messo tanti anni a farmele venire!”. (Poche parole come esauriente risposta alla mania della chirurgia estetica che imperversa ai nostri tempi).
Nellie Bly (1864 – 1922)
Nellie Bly fu la prima donna a dedicarsi al giornalismo investigativo, creando la figura del giornalista sotto copertura. Ma il suo coraggio non è legato solo a questo: nel 1888 fu sfidata da Joseph Pulitzer, ispirato dalla lettura de Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, a compiere il giro del mondo in meno tempo. Ci riuscì: ci mise settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. All’epoca si trattò di un record assoluto. Il suo diario Around the World in Seventy-two Days riscosse un grandissimo successo. Ma Nellie Bly non si considerava affatto una donna speciale: “Sono una donna che ha il coraggio, l’energia e l’indipendenza che caratterizzano molte donne della nostra epoca”, disse.
Margherita Hack (1922 – 2013)
Astrofisica di fama internazionale e premio Nobel, ma come lei meriterebbero una citazione molte altre donne di scienza italiane. Perché pensiamo che Margherita Hack fosse una grande donna da imitare? Per spiegarlo riportiamo alcune sue interessantissime parole: “Ci sono tante ricercatrici molto brave. Certo, dipende molto anche dalle donne, che devono pretendere di essere riconosciute. Bisogna esser combattivi nella vita, anche nella scienza. Anche in famiglia: la famiglia si fa in due ed in due bisogna sopportarne il peso. Sono le donne che devono pretenderlo, perché al mondo chi ha meno diritti deve conquistarseli”.
Tamara de Lempicka (1898 – 1980)
Tamara de Lempicka, pittrice. Figura fascinosa e anticonformista, fu lei a dare forma e colori alla donna emancipata degli anni Venti del Novecento. A metà tra il cubismo e la pittura metafisica, le sue tele ritraevano donne alla guida di automobili, in abiti maschili oppure nude in pose sensuali, libere e ribelli. Il suo celebre autoritratto del 1929, a bordo di una Bugatti, diventò il manifesto di un’epoca. Femminista, divorziata e dichiaratamente bisessuale, visse una vita dissoluta tra lusso e mondanità. “Ho sempre amato le persone che ho ritratto, donne o uomini che fossero!”, disse.
J.K Rowling (1965 – )
Quante di voi conoscono la vera storia della scrittrice più ricca e famosa del pianeta? La vita dell’ideatrice di Harry Potter non è sempre stata rose e fiori. Prima di inventare il maghetto che ha fatto la sua fortuna, la Rowling era una madre single abbastanza disperata (come lei stessa racconta), e con grossi problemi economici. Eppure ha saputo credere nelle sue capacità di scrittrice e ha saputo dar forma al suo sogno. Il risultato? Harry Potter è diventato la saga fantasy più famosa del mondo, amata dai ragazzi, ma anche dagli adulti per il modo in cui è scritta. E non solo i libri sono vendutissimi, ma anche la trasposizione cinematografica è stata un successone al botteghino. E quella madre single e squattrinata è ora una delle donne più ricche al mondo. La morale? Credere in te stessa e nelle tue capacità è sempre l’arma più potente.
Coco Chanel (1883 – 1971)
Gabrielle Bonheur Chanel, detta “Coco Chanel”, rivoluzionò la moda femminile liberando le donne da corsetti e crinoline. Amante della comodità degli abiti del marito, nel suo atelier parigino disegnò indumenti fluidi e ariosi, che non costringevano il corpo dentro modelli prestabiliti ma anzi, lo lasciavano libero di muoversi. Per farlo utilizzava materiali innovativi (per l’epoca) come il jersey. Fu una paladina dello stile moderno: “Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa”, diceva. I suoi completini in tweed, il tubino nero e le immancabili perle passarono alla storia. “Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna”.
Mary Quant (1930-2023)
Sicuramente lo sapete tutte: Mary Quant è colei che ha inventato uno dei capi fondamentali del nostro guardaroba: la minigonna. Dite che è un idolo frivolo? Noi pensiamo invece che questa donna sia un incredibile simbolo di libertà. Non avete idea delle critiche e delle censure che si è presa negli anni ’60, quando ha deciso di accorciare drasticamente l’orlo della gonna. Ma alla faccia di tutti i bigotti la minigonna è diventata un capo must ed evergreen. E soprattutto il simbolo della libertà femminile (anche la libertà di essere belle, e non solo quello), il simbolo dell’emancipazione e del femminismo.
Maria Teresa de Filippis (1926 – 2016)
Pilota automobilistica, Maria Teresa de Filippis nel 1958 fu la prima donna a qualificarsi per un gran premio di Formula 1. Figlia di un conte appassionato di automobilismo, iniziò la sua attività sportiva poco più che ventenne, al Giro di Sicilia del 1948. Gli esordi non furono certo facili: “Agli inizi la mia vita si era tramutata, mio malgrado, in una sfida a battere gli uomini solo per poter spegnere quel loro sorrisino di sufficienza”, scrisse in seguito. Fu lei a dare il coraggio ad altre donne di avventurarsi nell’automobilismo sportivo. Fra il 1953 e il 1954, la De Filippis conquistò otto vittorie di classe, guadagnandosi il soprannome di “la diavola”. La sua carriera automobilistica si interruppe però nel 1959, quando l’amico Jean Behra disputò una corsa al posto suo e morì in un grave incidente.
Oriana Fallaci (1929-2006)
Forse non la più grande scrittrice italiana, ma di sicuro quella che più ha fatto parlare di sé. Prima che scrittrice giornalista, e giornalista d’assalto, sempre in prima linea. Famosa per i suoi reportage dagli angoli più pericolosi del mondo (soprattutto il Vietnam), e per aver scritto sempre e solo quel che pensava, senza mai temere giudizi, polemiche e censure. Un personaggio per molti aspetti controverso, a cui non sono mai state risparmiate le critiche. Ma una donna senz’altro coraggiosa, capace, veramente libera.
Rita Levi Montalcini (1909 – 2012)
Senatrice a vita, Rita Levi Montalcini fu la prima (e per ora unica) donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel. Di origine ebrea, durante la Seconda Guerra Mondiale emigrò in Belgio per poi spostarsi, nel 1947, negli Stati Uniti. Fu qui che nel 1954 scoprì, insieme al collaboratore Stanley Cohen, il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Una scoperta che le valse il Premio Nobel nel 1986. In Italia fondò diversi centri di ricerca, tra cui l’Istituto di biologia cellulare preso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, e l’EBRI (European Brain Research Institute) di Roma. Ancora oggi è considerata un simbolo dell’emancipazione professionale femminile: “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Ma le donne sono la colonna vertebrale delle società.”, disse.
Waris Dirie (1965 – )
Forse non la conoscete, ma la sua è una storia degna di essere raccontata. Nata nel 1965 in uno sperduto villaggio della Somalia, scappa di casa a 15 anni per sottrarsi ad un matrimonio combinato. Finisce a Londra a fare la cameriera, e per puro caso viene notata da un fotografo. Diventa presto una modella di fama internazionale amata da moltissimi stilisti e conquista le copertine delle riviste di mezzo mondo. Arrivata al culmine della fama Waris Dirie usa la sua notorietà per promuovere una campagna contro le mutilazioni genitali femminili tipiche dei rituali religiosi. È ambasciatrice umanitaria dell’Onu ed è stata insignita della Legion d’Onore.
Gae Aulenti (1927 – 2012)
Designer e architetto di fama internazionale, Gae Aulenti fu una delle prime donne a raggiungere il successo in un campo, quello dell’architettura, dominato dagli uomini. “L’architettura è un mestiere da uomini, ma io ho sempre fatto finta di niente”, diceva. Dalla sua penna nacquero varie icone del design italiano, come la lampada Pipistrello, prodotta da Martinelli Luce, oppure il Tavolo su Ruote di FontanaArte. Per tutta la vita, lottò per il riconoscimento professionale delle donne nell’architettura. “Le donne in architettura non devono pensare di essere una minoranza, perché nel momento in cui lo fai, vieni paralizzata da questo pensiero”.
Kathy Switzer (1947 – )
Atleta e attivista per l’inclusione femminile nello sport, Kathy Switzer fu la prima donna a correre la maratona di Boston nel 1967. Per partecipare utilizzò uno stratagemma: al momento dell’iscrizione si firmò con un generico K.V. Switzer. Il giorno della maratona, il direttore Jock Semple, accortosi dell’inganno, cercò di strapparle la pettorina – la mitica 261 – mentre correva. Kathy Switzer continuò a correre, tagliando il traguardo, in 3 ore, 21 minuti e 40 secondi. “Sapevo che se avessi smesso, nessuno avrebbe mai creduto che le donne avevano la capacità di correre per oltre 26 miglia”, dichiarò in seguito. Lo scatto di quel momento fece il giro del mondo, e grazie a quel suo gesto le donne iniziarono ad essere ammesse alle maratone.
Emma Watson (1990 – )
Emma Watson, all’anagrafe Emma Charlotte Duerre Watson, è una famosissima attrice, ma anche attivista britannica. Tra i film più di successo in cui ha recitato, vediamo capolavori come Harry Potter, La bella e la bestia e Piccole donne. Oltre alla sua carriera, da anni Emma Watson si fa portavoce di messaggi di uguaglianza e sensibilizzazione nei confronti delle donne. A riguardo ha dichiarato “Perché la parola femminismo è diventata così impopolare? Penso sia giusto che io venga pagata quanto i miei colleghi uomini, penso sia giusto che io possa prendere decisioni sul mio corpo“. La sua lotta negli anni, le è valsa la nomina a Goodwill Ambassador, ambasciatrice di buona volontà, dall’UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della parità di genere e il pari ruolo delle donne nel mondo.
Lena Dunham (1986 – )
Lena Dunham è un’attrice, sceneggiatrice e regista americana. Lei è la mente dietro la serie televisiva Girls prodotta dalla HBO che le è valsa la nomination a vari Emmy Awards e per la quale ha vinto due Golden Globe Awards. In questa serie, si raccontano, con ironia e cruda realtà, le vite di quattro ragazze di New York nella confusione del passaggio fra la giovinezza e la vita adulta. Quando ci fu lo scandalo delle foto di nudo rubate a donne dello spettacolo, lei prese le difere delle donne dichiarando “Il modo in cui si condivide il proprio corpo dev’esser una scelta. Supportare queste donne significa non guardare quelle foto. Ricordate che quando guardate quelle foto state violando queste donne ogni singola volta.”
Michelle Obama (1964 – )
Ex First Lady degli Stati Uniti d’America dal 2009 al 2017, Michelle Obama non si è limitata ad esser la moglie del Presidente, ma ha speso le sue energie nelle lotte a cui più teneva, e lo ha fatto rimanendo fedele a se stessa e spesso in modo giocoso, tanto da essere stata la prima first lady ad apparire in una sitcom. Oltre a questo, passa sicuramente alla storia come prima first lady di origine afroamericana. Diventata col tempo un modello per le giovani donne statunitensi, è stata inserita nella National Women’s Hall of Fame, l’istituzione che rende onore alle donne che si sono distinte in vari campi, dallo sport alla scienza al governo, e che con il loro esempio e il loro lavoro hanno contribuito allo sviluppo del Paese.
Mina (1940 – )
È stata per decenni (e in effetti lo è ancora) la più grande voce italiana. Donna bellissima e a suo modo rivoluzionaria, forse non tutti ricordano che nonostante l’estrema notorietà nel 1963 venne senza mezzi termini allontanata dalla Rai. Il motivo dello scandalo? Un figlio fuori dal matrimonio. Un affronto al senso di decenza di un paese ancora troppo bigotto. Dal 1978 Mina si è ritirata dalle scene. In più di 30 anni non una sola apparizione in Tv, ma ancora tantissimi dischi incisi e altrettanti successi. A maggior dimostrazione che in certi casi l’importanza dell’immagine è nulla!