L’intelligenza artificiale è già presente nelle nostre vite, soprattutto nel mondo digitale, ma sempre più spesso si affianca alla filosofia. Sono sempre di più, infatti, le università che offrono corsi di studio che coniugano i due ambiti. Solo in Italia esistono circa 45 corsi di laurea in Intelligenza Artificiale, alcuni dei quali – come alla Sapienza di Roma – prevedono lo studio di entrambe le materie per ottenere un titolo di studio completo. Ma perché? A cosa serve la filosofia nel digitale e quali lavori possono richiedere queste competenze, insieme?

La filosofia nel mondo dell’AI

Se il mix di intelligenza artificiale e filosofia può stupire, pensando che a un ingegnere informatico non possa servire anche una formazione umanistica, occorre ricredersi. La prova è data dai nomi dei big del mondo digital che si sono formati studiando Platone o Kant. Per esempio Reid Hoffman, co-fondatore ed ex-presidente di LinkedIn (oggi partner di Greylock), ha in tasca un master in Filosofia presso l’Università di Harvard. Si è laureata in Storia medievale e Filosofia a Stanford anche Carly Fiorina, ex CEO di HP che di recente ha lanciato una nuova linea di nuovi PC dotati di AI, come Peter Thiel che, dopo aver studiato Filosofia del XX secolo nello stesso ateneo, è diventato co-fondatore di Paypal, colosso che ha integrato l’AI nei propri sistemi di pagamento digitale.

I big del mondo tech che hanno studiato filosofia

Ma l’elenco è ancora più lungo. Per esempio, anche il miliardario canadese Steward Butterfield ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro solo dopo essersi laureato in Filosofia all’Università di Victoria. Oggi è famoso per essere stato il co-founder del sito di condivisione di foto Flickr e dell’app di messaggistica per il business Slack. Proprio quest’ultima ha integrato l’AI nel 2024 appena concluso, per migliorare le funzionalità offerte agli utenti, aumentando la produttività e automatizzando le operazioni più comuni con l’intelligenza artificiale.

Perché studiare filosofia insieme all’AI

Come spiega l’Università La Sapienza di Roma, nell’illustrare il proprio corso di laurea, «diversamente da ciò che si è abituati a pensare, l’intelligenza artificiale non è un ambito esclusivo delle facoltà scientifiche, ma riguarda anche quelle umanistiche». Ad essere studiati, in particolare, sono «la logica e la teoria della conoscenza, la filosofia della mente e del linguaggio, e la teoria dell’azione legate alle nuove forme di intelligenza sintetica». L’AI, dunque, non è fatta di soli numeri.

L’importanza della filosofia oggi

«L’IA sta cambiando tutti gli ambiti della vita associata: le professioni, la produzione, il settore pubblico, la ricerca, e anche la vita personale e di relazione. Stiamo trasferendo ai sistemi artificiali moltissime attività dove tradizionalmente ha dominato il giudizio umano e questo vuol dire ripensarle in profondità», spiega Piergiorgio Donatelli, che nel 2022 ha avviato il primo corso di laurea in Italia in Filosofia e intelligenza artificiale presso la Sapienza. «Nel momento in cui chat gpt entra a scuola, ad esempio, oppure la diagnosi di una malattia è affidata all’IA, stiamo cambiando l’educazione e la medicina. La filosofia si occupa di riflettere su questi cambiamenti, chiarendo gli scopi che ci proponiamo e i valori etici da rispettare», aggiunge il professore.

L’AI, la filosofia e il marketing

In effetti l’ambito della comunicazione è in costante sviluppo, come dimostra l’attivazione di un corso di studi inter-ateneo a Milano. Si tratta del Bachelor of Science in Artificial Intelligence, promosso dalle Università di Milano-Bicocca, Milano Statale e Pavia, tenuto in inglese, che prevede 4 profili professionali: gestione della conoscenza nella comunicazione e nel marketing, applicazione ai processi manifatturieri intelligenti, interazione uomo-ambiente, applicazioni a modelli matematici e tecnologie fisiche. «L’AI è una realtà sempre più presente in svariati ambiti, dal marketing alla medicina. Per questo occorre formare professionisti in grado di muoversi in tutti i molteplici campi in cui trova applicazione», ha spiegatola Rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni.

Quali sbocchi lavorativi

Come ha chiarito a Studenti.it Marco Fasoli, ricercatore all’Università Sapienza e docente del corso di laurea in Filosofia e AI, nonostante sia difficile fare previsioni sulle future applicazioni professionali, gli ambiti di lavoro possono essere molto ampi: per esempio nel campo legale, per valutare «ad esempio, quanto le aziende saranno in grado di rispettare i regolamenti europei per ciò che riguarda l’intelligenza artificiale e l’utilizzo di questi strumenti in ambito lavorativo e in ambito economico». In ambito pubblico, invece, è importante capire «quanto gli strumenti dell’AI entreranno nell’ambito dell’amministrazione pubblica e come potranno essere sfruttati in maniera etica e rispettando i regolamenti».

I lavori del futuro

«I filosofi sono sempre all’avanguardia nei momenti di grandi cambiamenti sociali e intellettuali, quando le categorie vanno ripensate in modo creativo e con il rigore del pensiero razionale. Il lavoro per questi laureati è nel presente, ma soprattutto nel futuro – chiarisce Donatelli – Già le nuove regolazioni, tra cui l’AI Act europeo, prevedono figure di eticisti che vanno al di là della competenza dei giuristi. Ma le aziende, e il settore pubblico, avranno sempre più bisogno di una competenza umanistica addestrata alla logica e all’analisi razionale dei problemi per aiutare ingegneri e informatici a sviluppare sistemi che devono interpretare e interagire con le esigenze del pubblico e delle società».

Le problematiche connesse all’AI

«L’AI di oggi ha diverse problematiche a livello teorico, sia per quanto riguarda gli aspetti etici, come le possibili discriminazioni che possono emergere da questi sistemi, sia per quanto riguarda le problematiche epistemologiche, legate alla comprensione del funzionamento di questi meccanismi», ha proseguito Fasoli. «Inoltre oggi ci troviamo davanti delle macchine che sono molto efficaci nel produrre risultati, ma sono anche poco trasparenti. In questo senso un approccio filosofico è essenziale per riuscire a capire cosa significa la presenza di una scatola nera all’interno dell’intelligenza artificiale e come in futuro affrontare questo problema».

La questione etica

Certamente una componente importante ha a che fare anche con la dimensione etica: studiare la filosofia nell’ambito dell’AI porta a porsi «questioni relative alla messa a disposizione dei dati personali, alla trasparenza dei processi e alla loro gestione democratica, alla privacy e all’attribuzione della responsabilità», oltre ad affrontare «le prospettive di lungo periodo legate ai cambiamenti sociali e umani che le scelte in relazione alle nuove tecnologie stanno realizzando», come chiarisce ancora la Sapienza.

Dove si studiano AI e filosofia

Oltre alla Sapienza, primo ateneo ad attivare un corso di laurea “misto” di Filosofia e Intelligenza artificiale, e al polo universitario di Bicocca-Statale di Milano e Pavia, anche all’Università degli studi di Genova è attivo un corso analogo. Nell’ateneo di Udine, invece, è possibile frequentare il Master di I livello in Filosofia del digitale e intelligenza artificiale (sottotitolo: Comunicazione, economia e società). Come viene spiegato, occorre «Un approccio filosofico» al cambiamento sociale in atto promosso dall’AI, perché «la posta in gioco è il ripensamento e la riprogettazione delle pratiche lavorative». Un percorso analogo è presente presso l’Università di Brescia, mentre a Verona esiste il corso di Epistemologia e intelligenza artificiale. Quanto agli atenei nel sud Italia, al momento sono specializzati nell’applicazione dell’AI in campo cibernetico, di sicurezza e computazionale.