Se un tempo il sogno di un avvocato era diventare principe del foro, oggi probabilmente è diventare re della cybersecurity e affini. Sì, perché tra le rivoluzioni dei nostri tempi che stanno ridisegnando la figura del legale c’è in prima fila quella tecnologica. Lo dimostrerà bene tra talk e tavole rotonde Privacy week 24, l’evento in programma a Milano dal 27 al 31 maggio che sarà dedicato alle leggi e alle direttive che stanno tentando di regolare il mondo digitale europeo (privacyweek.it).
L’Intelligenza Artificiale può aiutare gli avvocati, ma va usata bene
«Con i vari sviluppi tecnologici la vita di ogni persona sta cambiando molto, e questo vale anche per gli avvocati e i giuristi in generale. Per lavorare oggi in ambito legale non devi essere un nerd ma renderti conto che, per esempio, l’Intelligenza Artificiale è un potere e devi saperlo usare, altrimenti puoi fare guai. Si sono già verificati casi di persone che, interrogando ChatGPT, hanno inserito dati altamente confidenziali. Con quei dati ChatGPT è stato allenato e poi, interrogato da altri, li ha resi pubblici. Anche gliavvocati, se non sanno usare questi strumenti, rischiano di violare il segreto professionale inserendo informazioniche possono poi essere rivelate a terzi» spiega Diego Dimalta, cofondatore di Privacy Week S.r.l..
L’avvocato oggi deve mettere le mani nella tecnologia
La possibilità di intersecare il sapere giuridico con l’evoluzione tecnologica ha entusiasmato Martina Domenicali, tra i relatori alla Privacy Week, tanto da decidere di giocarvi il proprio futuro professionale. «Ho conseguito la doppia laurea tra Bologna e Londra in Diritto delle nuove tecnologie. E a chi sta pensando di studiare Giurisprudenza suggerisco due criteri per la scelta della sede: che l’ateneo abbia uno sbocco internazionale, come un gemellaggio con un’università straniera, e che preveda corsi o almeno workshop dedicati alla tecnologia» spiega. «Mi sono resa conto che ora chi si affaccia al mercato legale deve conoscere cos’è l’e-commerce, cos’è l’IA… E non solo il loro impatto regolamentare. Non sono diventata avvocato, ma ho preso una strada più ibrida che sta sotto il cappello del legal tech, sono cioè una giurista che mette le mani nella tecnologia per capire come questi strumenti possano rendere più efficiente un mercato tradizionalmente restio all’innovazione». Lei lo ha fatto fondando, con un ingegnere gestionale e un data scientist, la start-up innovativa Lexroom.ai. «Lo scopo è aiutare il professionista legale a completare in pochi secondi ore di lavoro a minor valore aggiunto, per esempio la ricerca dei provvedimenti giuridici e la redazione di pareri e atti ripetitivi. Tramite algoritmi di ricerca semantica, Lexroom.ai ritrova le fonti giuridiche più rilevanti e le sintetizza in un semilavorato di risposta al quesito posto con le citazioni delle fonti usate».
L’Intelligenza artificiale ha un forte impatto sui diritti e le norme
Sull’importanza di capire “come ragionano gli algoritmi” concorda Ernesto Covello, giurista d’impresa specialista in protezione dei dati e nuove tecnologie, tra i partecipanti al Tech Forum organizzato dalla piattaforma Top Legal il 23 aprile: ««Mi sono laureato 10 anni fa e ho sempre creduto nella figura del giurista manager capace di stare al tavolo di progettazione di prodotti digitali e servizi online, modelli di IA in conformità alla normativa e creare valore per il business. Per questo ho scelto studi innovativi durante il mio percorso, mentre gli altri colleghi erano concentrati sui profili tradizionali come diritto amministrativo, penale, civile. I sistemi di Intelligenza Artificiale vanno a impattare su diritti fondamentali, la società, l’ambiente e servono giuristi interni che sappiano parlare di modelli di IA e di digitale con un linguaggio giuridico diverso confrontandosi, con i data scientist e con il digital».
Le aziende ricercano giuristi d’impresa
Quella del giurista d’impresa è in effetti una figura sempre più richiesta. Lo conferma l’avvocato Wanya Carraro, vicepresidente vicario dell’AIGI – Associazione Italiana Giuristi d’Impresa che riunisce circa 1.600 soci, il 49% dei quali sono donne con una forte presenza in posizioni di responsabili delle direzioni legali e di General Counsel: «Le aziende arruolano un numero sempre crescente di giuristi d’impresa. Ciò soprattutto a seguito dell’aumento crescente della domanda di professionalità elevate all’interno delle imprese in settori connessi non solo alla contrattualistica e al contenzioso, ma anche al diritto societario, alla compliance, conformità alle regole, ndr, alla corporate social responsibility e alla sostenibilità. Negli ultimi anni AIGI mira a rafforzare il nuovo sapere digitale formando ed educando i legali d’impresa su Intelligenza Artificiale, digitalizzazione, smart contracts, blockchain, tecnologia e GDPR, cybersecurity, fintech, nuovi contratti. Nell’attuale momento il giurista d’impresa assume un ruolo sempre più strategico e importante che richiede competenze trasversali al fine di coniugare la conoscenza giuridica con la gestione manageriale».
Oggi molto più di ieri un avvocato deve specializzarsi e aggiornarsi
Mentre un numero crescente di legali opera dentro le imprese o in servizi di consulenza multidisciplinari, anche gli altri che lavorano in studi più o meno grandi sono protagonisti di nuovi trend. «È sempre meno forte la presenza di avvocati generalisti, invece aumentano quelli con una specializzazione. Questo dipende in buona parte dal fatto che le discipline giuridiche sono ormai così complesse che richiedono approfondimenti e aggiornamenti continui» spiega Clara Frattini, giuslavorista esperta del settore socio-sanitario e docente per enti di formazione professionale». E vedremo anche meno avvocati dibattere in tribunale. «Viene sempre più promossa l’adozione dei cosiddetti sistemi alternativi di risoluzione delle controversie, ADR, in sigla, grazie ai quali gli avvocati vestono il ruolo di mediatori per raggiungere la conciliazione tra le parti, evitando il contenzioso» spiega Frattini. «In un mondo che cambia così velocemente, anche noi avvocati dobbiamo essere molto veloci a cambiare modalità di lavoro».
Avvocati più anziani con esperienza legale e giovani più tecnologici devono collaborare
Ma, di fronte a tanto turbinio, i giuristi Boomer e Gen X rischiano di essere travolti? La risposta – inaspettata – la dà Martina Domenicali: «Quelli che fanno più fatica nel formulare le domande ad algoritmi addestrati sul linguaggio giuridico sono i giovani. Infatti conta certo avere familiarità con la tecnologia, ma occorre anche padroneggiare i tecnicismi del linguaggio giuridico». Anche in casi così il mentoring e il reverse mentoring possono portare buoni risultati. Il legalese infatti resta, le sfide per gli avvocati aumentano.
Come formarsi
Per laurearsi in ambito giuridico ci sono 2 corsi triennali (in Scienze dei servizi giuridici e in Scienze giuridiche della prevenzione e della sicurezza) e il corso di laurea magistrale, quinquennale a ciclo unico, in Giurisprudenza. Tante, poi, le opportunità formative post laurea. Eccone alcune.
AIGI ha creato oltre 20 anni fa una Scuola nazionale di specializzazione per giuristi d’impresa, in collaborazione con Just Legal Services, che insegna il “mestiere” del giurista d’impresa, organizza la Summer School presso il borgo medievale di Bertinoro e ha avviato, prima in Europa, un percorso di certificazione della figura del giurista d’impresa che prevede la verifica del possesso di abilità tecniche e di competenze necessarie per la professione (aigi.it).
Giuffrè Francis Lefebvre, oltre a tanti prodotti di editoria professionale per il settore legale, offre corsi come quelli in partenza a inizio giugno su Cybersecurity e Start-up e Intelligenza artificiale (giuffrefrancislefebvre.it).
TopLegal propone convegni come il General Counsel Summit il 24 giugno e, con la sua Academy, master, per esempio, in Tech law and digital transformation, e corsi come quello di Legal English, (toplegal.it).