Per i giovani della Generazione Z, i nati tra il 1997 e il 2012, trovare un impiego è complicato per molti motivi, non ultimo il fatto che i datori di lavoro preferiscono assumere professionisti più anziani. A spiegare il perché sono stati proprio 800 manager e dirigenti statunitensi, interpellati a dicembre da Intelligent, una rivista online dedicata ai temi dell’istruzione e della formazione, per un sondaggio, secondo cui è meglio contrattualizzare una persona più adulta rispetto a una più giovane.
Compensi esagerati
Più del 50% dei direttori d’azienda ha raccontato che i giovani neolaureati che sostengono un colloquio di lavoro non riescono a mantenere un contatto visivo con l’interlocutore. Ma, aspetto più importante, chiedono stipendi molto alti, definiti “esagerati”.
Genitori ai colloqui di lavoro
Secondo manager e dirigenti la Generazione Z avrebbe l’abitudine di arrivare ai colloqui accompagnati da mamma e papà e indossando vestiti non adatti all’ambiente in cui si trovano. Inoltre due terzi dei datori di lavoro hanno rivelato come i neolaureati siano incapaci di gestire i compiti loro assegnati, arrivino in ritardo in ufficio e spesso non rispettino le scadenze.
Problemi caratteriali sul lavoro
I datori di lavoro hanno anche riscontrato problemi a livello caratteriale e comportamentale. Sembra infatti che i giovani si offendano troppo facilmente, non accettino le critiche e siano impreparati ai ritmi della vita lavorativa. In più, non sarebbero in grado di comunicare efficacemente con superiori e colleghi, mancando spesso di professionalità. Anche nei colloqui virtuali sono emersi problemi, come ad esempio il fatto che in molti non vogliono accendere la telecamera.
La difesa della Generazione Z
A difesa dei giovani della Generazione Z è intervenuto Joe Mull, noto consulente del lavoro americano. Per agevolare il loro inserimento in azienda, ha spiegato, bisogna seguirli e affiancare loro professionisti navigati invece di assumere candidati più anziani. Il problema, ha aggiunto, è l’idea stessa che i lavoratori più giovani siano meno pronti di quelli più anziani. “Queste percezioni poco lusinghiere dei lavoratori che arrivano dopo di noi – ha sottolineato – sono le stesse percezioni che i lavoratori più anziani avevano di noi quando siamo arrivati sul posto di lavoro“. Oltrepassando questo pregiudizio, sarà possibile dare spazio nelle aziende ai ragazzi della Generazione Z.