Settembre è tempo di ripartenze, anche professionalmente. Per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, di una svolta, il colloquio rappresenta un passo fondamentale. E come ogni appuntamento importante, i dettagli possono fare la differenza: dal look con cui presentarsi, a come e cosa dire. Qui i consigli degli esperti per superare l’ansia e sfruttare al meglio le proprie potenzialità.

Superare l’ansia

Provare un po’ di ansia prima di un colloquio è normale, lo confermano gli esperti. «Affrontare un colloquio di lavoro può essere una sfida simile a muoversi in una giungla: non sai mai cosa aspettarti, che sia il primo colloquio o l’ennesimo, l’incertezza su come rispondere alle domande del recruiter o cosa evitare di dire, accomuna un po’ tutti. Al di là del curriculum, che gioca certamente un ruolo fondamentale, esiste un universo di dettagli da considerare», premette Enrica Perego, Recruiting Solutions Manager della piattaforma di ricerca di lavoro InfoJobs, che aggiunge: «L’ansia prima di un colloquio è del tutto normale, anzi, se gestita bene, può essere una preziosa alleata, tuttavia, quando questa prende il sopravvento, rischia di compromettere la lucidità necessaria per affrontare la situazione con sicurezza».

Prepararsi al colloquio di lavoro

Dopo aver inviato il curriculum ed essere stati selezionati per un colloquio, dunque, occorre prepararsi al meglio all’intervista. Per non farsi prendere dal panico o dall’agitazione, occorre quindi puntare sulla razionalità: «Per aiutare i candidati a gestire al meglio questo delicato momento abbiamo messo a punto un vademecum di consigli pratici per trasformare l’ansia in una risorsa e sfruttare al meglio l’opportunità del colloquio», spiega l’esperta di Infojobs. Si tratta di 5 consigli preziosi.

Conoscere l’azienda

«Per affrontare un colloquio con successo, è essenziale comprendere a fondo l’azienda per cui ci si sta candidando. Questo significa andare oltre il sito web e pagine social aziendali: leggere articoli di settore, rapporti annuali e notizie recenti può offrire una visione completa dell’attività aziendale. Inoltre, conoscerne la storia, la sua missione, i valori fondamentali e i principali progetti in corso permette di rispondere in modo più specifico e personalizzato alle domande e dimostra al recruiter che il candidato è genuinamente interessato e motivato», sottolinea Perego.

Come vestirsi?

Il modo in cui ci si presenta può contribuire molto all’immagine che si offre all’azienda e al suo recruiter: «È importante adattare il proprio look alla cultura e al settore dell’azienda. In un contesto professionale, un abbigliamento formale è spesso più consigliato, mentre in ambienti più creativi potrebbe essere accettabile un look più casual, ma sempre curato. La scelta di un abbigliamento appropriato non solo dimostra rispetto per l’azienda, ma comunica anche serietà e attenzione ai dettagli».

Dal jeans alla gonna: sì o no?

Tra i dubbi più frequenti c’è quello che riguarda la scelta tra gonna e pantalone e, soprattutto, se sia il vaso di indossare un paio di jeans. «I jeans possono essere una scelta appropriata, ma è fondamentale abbinarli con capi che diano un aspetto curato e professionale», suggerisce Perego, che aggiunge: «Un blazer o una camicia ben stirata può fare la differenza. Quanto alle gonne, sono sicuramente eleganti, ma l’importante è che la lunghezza sia appropriata: mai troppo corte, preferibilmente a ginocchio o poco sopra».

Il make up giusto

Un altro aspetto importante nell’immagine con la quale ci si presenta al potenziale datore di lavoro riguarda poi il make up. La domanda ricorrente è “Meglio acqua e sapone oppure presentarsi con il trucco consueto?”. «Sul trucco, l’effetto naturale è sempre la scelta più sicura. È utile optare per un make-up che enfatizzi i tratti personali senza risultare eccessivo», indica l’esperta di Ingojobs, confermando il vecchio motto less is more.

Rispondere e domandare, per mostrare interesse

Spesso si pensa che il colloquio di lavoro si riduca a una intervista durante la quale il candidato si deve limitare a rispondere alle domande del selezionatore. Ma non è così: «Preparare domande pertinenti è cruciale per dimostrare non solo interesse reale per il ruolo e per l’azienda, ma anche per capire se quel lavoro è effettivamente adatto a noi – spiega l’esperto di Infojobs – Dopo tutto, la decisione non è solo dell’azienda. È utile porre domande che vadano oltre la semplice descrizione del lavoro e indaghino sulla cultura aziendale, sul team, sul responsabile e le opportunità di crescita professionale». L’obiettivo, quindi, è mostrare curiosità, ma anche capire se l’azienda è in linea con i propri valori professionali.

Enfatizzare le soft skills: quali?

Si sa che oltre alle hard skills, le competenze più tecniche inerenti la posizione lavorativa, le soft skills possono giocare un ruolo altrettanto importante nella selezione di un candidato. «Qualità come spirito d’iniziativa, mentalità creativa, pensiero critico, leadership, gestione del tempo, intelligenza emotiva e sociale sono altrettanto importanti. I candidati dovrebbero evidenziare come hanno sviluppato queste competenze attraverso progetti universitari, esperienze scolastiche, volontariato o eventi quotidiani. Portare al recruiter esempi concreti aiutano a illustrare come le soft skills siano state applicate nella pratica, rendendo il candidato più credibile e convincente».

Parlare di sé, degli hobby e delle passioni

In concreto, può essere utile anche parlare (con una certa misura) di sé, del proprio vissuto quotidiano. «Questi aspetti personali possono rivelare competenze trasversali utili nel lavoro, come la gestione del tempo, l’impegno, o il lavoro di squadra. Il volontariato, ad esempio, può dimostrare empatia e capacità di leadership. Oppure una persona che fa sport di squadra sarà sicuramente più portata a lavorare in team con il fine di ottenere un obiettivo comune. Includere attività extra-lavorative può anche far emergere un lato più autentico del candidato, rendendolo più memorabile», conferma Perego.

Postura e linguaggio del corpo

Infine, «la postura, il linguaggio del corpo e il modo di interagire durante un colloquio comunicano molto più di quanto si possa immaginare – sottolinea l’esperta – Un ottimo biglietto da visita è sorridere mostrandosi ben disposti alla conoscenza del selezionatore, nonché lieti di essere stati scelti come possibili candidati ad entrare a far parte dell’azienda. È poi fondamentale mantenere una postura composta, che trasmetta fiducia e interesse. Il contatto visivo regolare dimostra coinvolgimento e sincerità, mentre un ascolto attivo, evidenziato da cenni di assenso e risposte puntuali, mostra rispetto e attenzione».

Gli esempi concreti

A questo proposito «è essenziale mantenere una postura aperta e accogliente. Incrociare le braccia o guardare in basso può trasmettere insicurezza. Tenere una penna o una cartellina può essere utile, ma bisogna stare attenti a non farsi distrarre da questi oggetti. È meglio usarli solo quando necessari, ad esempio per prendere appunti, piuttosto che come un rifugio nervoso. Gesti naturali e moderati, che accompagnano il discorso, sono invece un ottimo segnale di confidenza e chiarezza», conclude Perego.