In un’epoca in cui il benessere mentale dei dipendenti è riconosciuto come elemento chiave per il successo aziendale, la catena di supermercati cinese Pang Dong Lai ha introdotto una politica pionieristica: il “congedo di infelicità“.
In che cosa consiste il congedo di infelicità
L’iniziativa, lanciata dal fondatore e presidente Yu Donglai, permette ai dipendenti di prendersi fino a 10 giorni di riposo all’anno per affrontare periodi di stress o tristezza, senza dover fornire alcuna giustificazione medica.
“La direzione non può rifiutare”
“Voglio che ogni membro del mio staff sia libero di decidere. Tutti hanno momenti ‘no’ e se non si è felici è inutile venire al lavoro” ha detto Yu Donglai in occasione della China Supermarket Week del 2024, un evento di sei giorni dedicato alla promozione dello sviluppo del settore dei supermercati nel Paese. Il personale può prendersi giorni di congedo di infelicità quando vuole, oltre ai normali diritti alle ferie e alle malattie, e la direzione non può rifiutare: “Il rifiuto è una violazione”, ha puntualizzato Yu.
Non solo congedo di infelicità
Grazie al congedo di infelicità, la catena Pang Dong Lai si distingue per una cultura aziendale che pone al centro la salute mentale e l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. I dipendenti dell’azienda già godono di condizioni lavorative favorevoli: turni di lavoro di sette ore al giorno, weekend liberi e fino a 40 giorni di ferie annuali, oltre a cinque giorni di riposo durante il Capodanno cinese. Per non parlare del salario mensile dei lavoratori di Pang Dong Lai, pari a circa 7.000 yuan (900 euro), praticamente il doppio della media del settore del commercio al dettaglio in Cina.
“Straordinari? Immorali”
L’idea del congedo di infelicità ha raccolto ampio sostegno sui social media in Cina, dove, secondo uno studio del 2021, oltre il 65% dei dipendenti si sente stanco e infelice al lavoro a causa dei bassi salari, le relazioni interpersonali tra colleghi e la cultura dello straordinario. Yu Donglai, con la sua iniziativa, ha dichiarato guerra a questa cultura, definendo gli straordinari “immorali e un’espropriazione delle opportunità di crescita degli altri”.