Il Giappone punta ad attrarre sempre più nomadi digitali nella speranza di dare una spinta all’economia locale in un periodo di sfide demografiche.
Chi sono i nomadi digitali
La figura del nomade digitale ha guadagnato popolarità verso la metà degli anni 2000, man mano che il lavoro da remoto e l’accessibilità a Internet si sono diffusi. Spesso si tratta di liberi professionisti, imprenditori o dipendenti di aziende che utilizzano le tecnologie digitali per lavorare viaggiando e stabilendosi temporaneamente in diverse località del mondo. Uno stile di vita che consente loro di combinare lavoro e viaggio, sfruttando la flessibilità offerta dalla connettività globale per esplorare nuove culture e ambienti e contemporaneamente proseguire con le rispettive carriere professionali.
Il sito web di informazioni di viaggio A Brother Abroad stima che ci siano circa 35 milioni di nomadi digitali in tutto il mondo. Il nomade digitale medio spende anche 21mila euro all’anno, senza includere il denaro investito nelle proprie attività, contribuendo alle economie locali.
L’introduzione del Digital Nomad Visa
Attraverso una strategia di ampio respiro che consente al Paese di affrontare l’invecchiamento della popolazione e la lenta crescita economica, a marzo il Giappone ha introdotto il nuovo “Digital Nomad Visa” di sei mesi, cercando di attrarre lavoratori da remoto altamente qualificati. Il visto consente ai titolari, insieme al coniuge e ai figli, di rimanere nel Paese per un massimo di sei mesi, a condizione che guadagnino almeno 10 milioni di yen (poco più di 61mila euro). Alla scadenza, dovranno attendere altri sei mesi prima di presentare una nuova domanda.
Ryo Osera, dirigente della Japan Digital Nomad Association, ha dichiarato a The Japan News che la creazione del visto è un “passo significativo” compiuto dal governo: «È molto meglio attrarre nomadi digitali che hanno il potenziale per contribuire all’economia nel lungo periodo, guardando avanti di 10 o 20 anni», ha affermato.
Le iniziative per attirare nomadi digitali
I governi regionali in Giappone hanno sviluppato i propri programmi per attrarre nomadi digitali dall’estero. Fukuoka, la città più grande dell’isola principale più a sud del Giappone, il 1° ottobre ha lanciato il Colive Fukuoka 2024 , con la partecipazione prevista di centinaia di nomadi digitali. Presentato come un “ritiro di un mese per nomadi digitali”, Colive Fukuoka propone seminari, workshop di meditazione, picnic e gite a sorgenti termali e distillerie di sakè, pensati per creare contatti tra professionisti e presentare la città come luogo ideale per il lavoro da remoto e il tempo libero. Il governo centrale ha inoltre sostenuto nuove iniziative create da enti locali e aziende, volte ad attrarre più nomadi digitali nel Paese.
Nomadi digitali, come funziona in Thailandia e Indonesia
L’hub digitale per espatriati in Thailandia concede un visto simile a quello giapponese per un massimo di 180 giorni alla volta, che può essere rinnovato prima che il destinatario lasci il Paese presentando una nuova domanda. In Indonesia, un’altra destinazione top per i nomadi digitali, i titolari del Remote Worker Visa possono godere di un anno intero di soggiorno prima di dover presentare una nuova domanda.