Ecco un lavoro che concilia il desiderio di fare del bene con quello di avere un buono stipendio: il fisioterapista. In Italia sono circa 65.000 e il fabbisogno di queste figure professionali continua a crescere: nel 2000, solo nelle strutture ospedaliere pubbliche e private, sono stati assunti 1.300 nuovi fisioterapisti, nel 2002 si è passati a 1.350, per balzare nel 2003 a 2.750. A fornire questi dati è il ministero della Salute, che ogni anno stabilisce, con le Regioni e le associazioni professionali, quanti saranno i nuovi fisioterapisti richiesti dal settore sanitario.
«Questa professione è senza liste di disoccupazione» spiega Fabio Lupi della Direzione generale delle professioni sanitarie del ministero della Salute. Il percorso da fare per diventare fisioterapisti è uno solo: «Occorre iscriversi al corso di laurea in Fisioterapia, attivo in 32 università in tutta Italia» precisa Lupi. «Va tenuto presente che le facoltà sono a numero chiuso e le richieste sono molte più dei posti disponibili, quindi bisogna studiare sodo per superare il test d’ammissione».
Ma è fatica spesa bene. «Dopo i tre anni del corso si è infatti abilitati direttamente all’esercizio della professione, senza sostenere esami di Stato» spiega Alessandro Falcioni, presidente della Federazione italiana fisioterapisti. «Le buone università sono molte: tra le altre La Sapienza, Tor Vergata e Cattolica a Roma, Gabriele D’Annunzio a Chieti, Magna Grecia a Catanzaro, Bicocca a Milano e le Università degli Studi di Siena, Ferrara e Padova. Ma anche le altre sono serie e, quando si esce dalle aule, il posto di lavoro si trova senza dover aspettare».
Nel settore pubblico, ma non solo. «Altre opportunità non mancano: dall’esercizio della professione a domicilio ai centri benessere» continua Falcioni. «I fisioterapisti lavorano molto anche nelle palestre e con gli sportivi: le squadre di calcio o di basket, per esempio, offrono ingaggi interessanti». E le retribuzioni? «Il reddito mensile di un fisioterapista impiegato in un ospedale pubblico si aggira attorno ai 2.000 euro» precisa Falcioni. «Ma, lavorando anche a domicilio, si può guadagnare fino a un massimo di 5.000 euro al mese».