Se lavori in un ufficio, a contatto con altre persone, facci caso: ormai parliamo sempre più spesso di inclusività. Non solo: più il tempo passa e più tra colleghi si tende ad usare frasi simili, fare gli stessi discorsi, talvolta persino gli stessi gesti. Uno studio realizzato dai ricercatori della Lancaster University ha dimostrato che le persone che lavorano in azienda o nel settore dell’istruzione superiore hanno la tendenza ad adottare gli stessi modelli di discorso per essere socialmente più inclusive.

L’inclusività sul lavoro

Forse non sempre lo notiamo, ma spesso ci imitiamo l’un l’altra durante le conversazioni, usando gesti, accenti ed espressioni facciali simili. Spesso riutilizziamo anche le parole delle persone con le quali parliamo. Questa forma di coinvolgimento è nota come risonanza.

Secondo i ricercatori, con il passare del tempo la risonanza è aumentata soprattutto tra le persone di classi sociali più elevate, comprese persone che ricoprono posizioni manageriali di rilievo nel mondo aziendale, medici, docenti universitari e politici.

Perché parliamo come i nostri colleghi

Lo studio, condotto dal dottor Vittorio Tantucci, docente di Linguistica presso la Lancaster University, ha dimostrato che negli ultimi vent’anni abbiamo cambiato il nostro comportamento, entrando in risonanza con i colleghi molto più di prima e orientandoci verso un approccio più coinvolgente. Parliamo come gli altri per essere più inclusive e per “entrare in risonanza” con loro.

Secondo gli studiosi, questo potrebbe essere dovuto al cambiamento nella comunicazione aziendale registrato da quando si è diffusa sempre più l’idea della responsabilità sociale delle imprese, oltre a ideologie come l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione. Tutte queste cose hanno influenzato non solo il sistema di valori nelle aziende, ma anche il comportamento tra le persone che vi lavorano.

Come si è svolto lo studio

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Applied Linguistics Journal. I ricercatori hanno analizzato la “risonanza” nelle conversazioni naturali e spontanee tra persone che vivono in Inghilterra. Per lo studio sono state esaminate più di 1600 conversazioni in inglese. Lo studio si è concentrato su come è cambiata l’interazione tra alcune classi di dipendenti britannici tra il 1994 e il 2014.

Secondo i ricercatori, la risonanza è un indicatore importante di inclusione sociale perché mostra, su larga scala, che, durante una conversazione, ciò che viene detto dall’altro interlocutore è considerato rilevante per la continuazione della chiacchierata: quando entriamo in risonanza con qualcuno, lo facciamo sentire “ascoltato”, è questo è un modo per dimostrargli che ciò che dice è importante per noi.

Inclusività e lavoro: cosa succede

Lo studio ha dimostrato che in Inghilterra le interazioni tra persone della stessa azienda o scuola sono orientate verso uno stile sempre più coinvolgente. «Quando le parole e le espressioni vengono riutilizzate in modo creativo nella conversazione, gli interlocutori sono più coinvolti nel discorso dell’altro, mostrando un atteggiamento più inclusivo nei confronti di ciò che è appena stato detto dall’interlocutore», ha spiegato il dottor Tantucci, che ha lavorato alla ricerca con il dottor Aiqing Wang, dell’Università di Liverpool.

«Fanno sembrare il discorso dell’altra persona “più importante” e questo fenomeno, cioè la risonanza, è diventato più evidente nei gradi sociali più alti della società britannica», ha aggiunto, «Ciò dimostra un cambiamento significativo nel modo in cui i cittadini britannici interagiscono tra loro e come ciò si riflette nelle diverse classi sociali».

Un esempio di conversazione inclusiva

Il dottor Tantucci ha anche fatto un esempio di come nelle conversazioni entra in gioco l’inclusività. «Se qualcuno ti dice: “Febbraio è stato il mese più impegnativo quest’anno”, e tu rispondi con: “Sicuramente”, la conversazione non è per niente coinvolgente. Non c’è “risonanza” con il commento iniziale», ha spiegato.

Poi ha aggiunto: «Se, invece, rispondessi con qualcosa del tipo: “È stato il periodo più impegnativo, anche più frenetico di gennaio”, mostreresti interesse per ciò che l’oratore ha effettivamente detto. Così l’altro percepirebbe che ciò che ha detto era “importante” per te».