È giusto spiare i colleghi di lavoro? Entrare nel loro computer, leggere le email, controllare i loro fogli presenza? La risposta è ovvia: no, non si dovrebbe proprio fare. Quello che molti non sanno è, però, che esistono precisi diritti e doveri per quanto riguarda la privacy tra colleghi. A stabilire che i lavoratori devono rispettare la riservatezza di chi gli sta accanto sono una serie di disposizioni che non sono raccolte in un corpo normativo apposito, come potrebbe essere lo Statuto dei lavoratori. Si tratta, invece, di sentenze della Corte di Cassazione e raccomandazioni del Garante della Privacy. Ma quali sono gli obblighi da rispettare per non violare la privacy dei propri colleghi?
Violi il computer della collega? Rischi il licenziamento
Le norme sulla privacy vietano l’accesso nel computer dei colleghi di lavoro senza il loro consenso. Quindi, se stai pensando di andare a curiosare tra i “segreti” della tua compagna di scrivania, pensaci bene prima di farlo. Potresti essere passibile di conseguenze. Questo vale anche qualora il tuo collega o la tua collega abbia disabilitato, seppur momentaneamente, le credenziali per l’accesso al suo pc. La Corte di Cassazione ha stabilito che quei colleghi che usano la password dei colleghi per accedere al loro computer e visionare dati ai quali, altrimenti, non potrebbero avere accesso, rischiano il licenziamento.
La privacy tra colleghi di lavoro: no ai pettegolezzi
Chi diffonde notizie riservate, cattiverie o pettegolezzi sui propri colleghi di lavoro rischia il licenziamento. Infatti, si tratterebbe di una violazione della privacy inaccettabile. Raccontare agli altri colleghi i “segreti” che abbiamo scoperto su quella collega di lavoro così taciturna, oppure rivelare a tutti che due dipendenti della tua azienda si frequentano di nascosto, potrebbe costarti il posto. Questo vale per tutti i tipi di pettegolezzi, anche se le notizie sono vere e verificate. Quindi, anche nel caso si diffondano notizie riguardanti la salute. Infatti, comportamenti di questo tipo rischiano di generare dissapori nell’ambiente di lavoro, con il risultato che la produttività verrebbe compromessa. In questi casi il licenziamento non è strettamente legato alla violazione della privacy, ma vengono puniti i comportamenti che pregiudicano il buon funzionamento dell’azienda o dell’ufficio.
Vietato registrare i colleghi di nascosto
Le leggi italiane non vietano di registrare o filmare di nascosto le persone che stanno parlando con noi, a patto che siamo presenti alla conversazione. Non si può, invece, lasciare un registratore in una stanza e intercettare le persone che parlano. I file correttamente ottenuti potrebbero essere utilizzati nei processi per la tutela dei nostri diritti, per esempio nel caso si siano ricevute minacce. Ma ci sono anche altri limiti. Per esempio, se è vero che potresti registrare di nascosto una conversazione che sta avvenendo in tua presenza a casa tua, non puoi invece farlo a casa degli altri. Infatti, l’abitazione privata è protetta dalla privacy. Infine, è vietato registrare le conversazioni tra colleghi sul luogo del lavoro, pena il licenziamento. Questo vale per chi è assunto a tempo indeterminato, per chi ha un contratto a termine, di collaborazione esterna, part-time e così via. Chiunque lavori in una azienda o in un ufficio non può essere registrato a sua insaputa né usare il registratore all’insaputa dei colleghi. Così come sono vietate le registrazioni tra colleghi sul luogo di lavoro, lo sono anche le fotografie o i filmati video. Ma fuori dall’azienda si possono fare.
La tua collega è una “spia”? In questi casi può farlo
Lo Statuto dei lavoratori vieta i controlli a distanza dei propri dipendenti. I datori di lavoro non possono registrarli o videoregistrarli a distanza. Ma un collega può fare la spia nei confronti di un altro? Il Tribunale di Firenze ha stabilito che si può denunciare al datore di lavoro un comportamento illecito commesso da un collega. Il datore di lavoro potrà utilizzare questa testimonianza per punire il lavoratore. Quindi, se il collega fa la spia, la sua testimonianza è valida e può essere utilizzata come prova per avviare un procedimento disciplinare o, addirittura, per arrivare al licenziamento. Per contro, c’è da dire che la Corte di Cassazione ha stabilito che i lavoratori al centro di un procedimento disciplinare possono chiedere di avere accesso agli atti e, quindi, possono scoprire da chi è partita la “denuncia”.
La privacy tra colleghi di lavoro: occhio ai litigi
Hai scoperto che un tuo collega o una tua collega ha violato la tua privacy. Cosa fare? Faresti bene a denunciare subito la cosa al datore di lavoro, ovviamente dopo averne raccolto le prove. Non hai voglia di farlo? Allora dimentica il fattaccio. Inutile pensare di vendicarsi con qualche dispetto: potresti passare dalla ragione al torto. Qualora il tuo capo dovesse accorgersi di eventuali attriti nell’ambiente di lavoro, potrebbe decidere di trasferire una di voi due per “incompatibilità ambientale”. E non è detto che mandi via la colpevole della violazione della tua privacy. Lo scopo di questa “punizione” è preservare il funzionamento dell’azienda, a prescindere da chi abbia torto o ragione.