Lavorare nei supermercati come cassiere, commesso, addetto al reparto fresco ma anche data analyst per retail e catene della grande distribuzione food e non food. È il momento di scoprire quali opportunità ci sono partecipando a Open Week di Noi Distribuzione, un progetto sostenuto dalle imprese associate a Federdistribuzione che si svolgerà nella settimana dal 17 al 21 febbraio. Vediamo cosa prevede questo appuntamento, come stanno cambiando i mestieri per chi vuole trovare un posto nel settore e qual è la situazione dell’occupazione femminile.

Durante la Open Week ci si può candidare per lavorare nei supermercati

In occasione della prima Open Week di Noi Distribuzione sono previsti eventi sia online sia in presenza in diverse città italiane. In programma incontri, testimonianze, career day e recruiting day dedicati a chi desidera avvicinarsi al mondo del lavoro nel retail, con un calendario consultabile sul sito NoiDistribuzione.it, dove ci si può prenotare per partecipare anche a colloqui in vista di un’assunzione.

Nei supermercati e in tutto il retail sono impiegate tante donne

Ma quante sono le persone che lavorano nei supermercati e nei negozi della grandi distribuzione? Secondo una ricerca a cura di Federdistribuzione e PwC Italia, il settore distributivo impiega oltre 440.000 persone, con una forte stabilità lavorativa: i contratti a tempo indeterminato rappresentano l’86,5%, un dato di 3 punti percentuali sopra la media nazionale, così come il tasso di occupazione femminile che nel settore è pari a 61, 1%, sopra la media italiana del 42%. Se si guarda all’occupazione giovanile femminile, la percentuale di donne occupate sotto i 30 anni è pari al 19%, contro la media nazionale del 12%. Ci sono anche molte possibilità per i giovani studenti. Nei supermercati e nel resto dei retail anche non food gli occupati sono aumentanti 3,9% tra il 2018 e il 2023. Quasi 1 su 5 degli occupati del settore ha meno di 30 anni, mentre il 54% dei lavoratori ha tra i 30 e i 50 anni» spiega Francesco Quattrone della Direzione Area Lavoro e Relazioni Sindacali di Federdistribuzione. «È stato anche potenziato il part-time nel weekend ed è un’opportunità per i giovani studenti che magari durante la settimana frequentano le lezioni e nel fine settimana possono così lavorare».

Nei supermercati e nel resto del retail è molto richiesto l’addetto alle vendite

Le figure più richieste nel 2025 dalle imprese del settore vedono in testa quelle della cosiddetta area dei servizi operativi, quasi il 90%, tra questi l’addetto alle vendite e lo specialista nel settore food sono tra i profili più ricercati dalle aziende, rispettivamente al 29% e 12%. Le professionalità più difficili da trovare sono gli esperti in gastronomia e spesso queste figure vengono formate all’interno dei supermercati stessi. Non mancano poi nuovi ruoli legati all’evoluzione tecnologica e professionalità tecniche specifiche. «Tutti noi conosciamo bene i punti vendita perché è lì che andiamo come consumatori quindi vediamo per esempio addetti alle casse e alle vendite, ma prima del punto vendita c’è un’organizzazione articolata e complessa» continua Quattrone. Non solo, nella sede centrale ci sono tante altre persone impiegate in vari ruoli, dal responsabile marketing al data analyst. Il mondo che sta dietro il punto vendita accomuna l’ambito food con il canale moda, brico e altri store: tutti per esempio hanno bisogno di qualcuno che sviluppi il prodotto, prepari il layout del punto vendita stesso e analizzi i dati».

La tecnologia non cancellerà commesse e cassiere dai supermercati

Quando si va al supermercato si vedono i self scanning e le casse automatiche, in alcuni negozi di abbigliamento le vetrine interattive “ti vestono”. Viene naturale pensare che tanta tecnologia spazzerà via molti lavori anche in questo settore. Ma Francesco Quattrone puntualizza: «Soprattutto nei supermercati di prossimità nei luoghi abitati resta la centralità della figura umana. Rispetto ad altri Paesi in Italia siamo più sensibili su questo tema: la presenza umana continua a essere un valore importante per il consumatore. In più, il cliente oggi ha sempre meno tempo e non sopporta i contrattempi: avere una persona che lo possa aiutare per lui è importante. Perché è vero che si trovano le vetrine interattive ma nei negozi si sta anche sviluppando la figura del personal shopper capace di guidare con particolare cura il cliente nella scelta dei capi di abbigliamento o dei prodotti dei canali brico e del mobile».

I canali online delle grandi catene di distribuzione creano nuovi posti di lavoro

Possono apparire alternativi, ma tecnologia e valore della persona vanno sviluppati entrambi. «Tutte le grandi catene danno già la possibilità di acquisti online, però ci sono differenze: su questo fronte è più impattata l’elettronica per esempio, mentre lo è meno per il settore food perché l’Italia ha una cultura dell’alimentare e della buona cucina diversa da quella di altri Paesi per cui, in questo caso, tendiamo a preferire l’acquisto in negozio. Teniamo però presente che il canale online porta allo sviluppo di ulteriori figure professionali. Servono manager che si occupino dei social e più figure di data analyst perché la lettura dei consumi è diventata più sofisticata».

Un’associazione promuove la leadership delle donne che vogliono lavorare nei supermercati

Un ruolo importante tra gli occupati nel retail, dai supermercati ai negozi di abbigliamento lo svolgono le donne: sono la maggioranza, ma – come succede in quasi tutti i settori – alle posizioni apicali arrivano in poche. Proprio per sviluppare la leadership femminile nel 2023 è nata l’associazione Donne del retail, (www.donnedelretail.it). «Eravamo sette colleghe e ci incontravamo ai convegni. Ci è quindi venuta l’idea di creare uno strumento capace di promuovere la partecipazione e la carriera delle donne visto che tanti studi confermano che dove occupano i vertici aziendali le performance finanziarie sono migliori» spiega la vicepresidente di Donne nel retail Grazia De Gennaro. «Io sono moglie e mamma e per fortuna ho trovato in azienda buon ambiente, ma non è sempre così. È importante stimolare il confronto tra donne. Fare rete ci aiuta ad avere più consapevolezza, sollevare i problemi e abbattere i luoghi comuni. Abbiamo già promosso eventi e corsi per la leadership e l’empowerment e abbiamo aperto uno sportello legale per chi si associa. La condizione per potersi associare non è il sesso, ma lavorare nel retail, infatti ci sono anche uomini iscritti. Noi ci battiamo un ambiente davvero inclusivo nel perché lo riteniamo un valore aggiunto».