Non bastano neanche gli incentivi statali per pareggiare l’occupazione femminile a quella maschile. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, solo il 40% degli occupati nel mondo del lavoro è di sesso femminile, a fronte di uno stabile 60% maschile, peraltro con contratti a termine o in somministrazione. La parità sul lavoro rimane quindi un sogno.
Gli incentivi per il lavoro servono a poco
Nel report, i ricercatori hanno preso in considerazione i diversi “bonus assunzioni” ad oggi in vigore nel nostro Paese, scoprendo che i contratti firmati utilizzando gli incentivi, quelli che favoriscono le donne sono solo 4 su 10. Ma non solo. La durata dei contratti e l’orario ridotto hanno una forte connotazione di genere. In sostanza le donne vengono assunte di meno e con contratti più brevi rispetto agli uomini.
Divario anche sulle pensioni
Una volte uscite dal mondo del lavoro, poi, le donne continuano a subire disuguaglianze anche a livello pensionistico. Retribuzioni più basse, limitate possibilità di carriera, maggior ricorso al part time, occupazioni a breve termine, interruzioni lavorative o rinuncia al lavoro per maternità o cura familiari, significano ovviamente arrivare alla pensione con contributi bassi e a volte addirittura insufficienti. In media i pensionati uomini Inps percepiscono un importo mensile lordo superiore di oltre il 36% a quello incassato dalle coetanee.
Le pensionate rischiano la povertà
In virtù di quanto rivelato dal report, in Italia le donne in pensione rischiano quindi di avvicinarsi alla soglia di povertà. L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche ha, infatti, sottolineato che un un quinto delle italiane over 65 anni è a rischio povertà.