“Lavoro, poi stacco”, si chiama così la proposta di legge del PD per un “diritto alla disconnessione”, che ricalca iniziative analoghe in altri Paesi, ultima in ordine di adesione l’Australia. Un nome significativo per un desiderio che ci riguarda tutte, ma che sembra sempre più irraggiungibile: chi riesce più a staccare? La prassi dentro cui viviamo riguarda una legge non scritta: “Lavoro, poi lavoro (poi lavoro ancora)” e comunque non arrivo mai a fine giornata con la sensazione di aver fatto tutto, sempre se riesco a identificare un momento che si possa definire “fine giornata”.

Diritto alla disconnessione senza sentirci inefficienti

Quanto siamo in grado di aspettare prima di rispondere a un’e-mail, senza sentirci in colpa o “inefficienti”? Eppure, metterci qualche giorno dovrebbe essere un nostro diritto: contro la prepotenza della tecnologia, invece, oggi dobbiamo lottare per recuperare il nostro tempo naturale di lavoro e di vita. Non era questo che avevamo in mente quando festeggiavamo la tecnologia che avrebbe dovuto liberarci dai vincoli dello spazio e del tempo, permettendoci di lavorare ovunque e nel modo più adatto al nostro stile di vita.

Che cos’è il tecnostress

Sì, adesso l’idea fa sorridere (o forse piangere), ma alla fine del secolo scorso, mentre iniziavamo a usare le email e internet anche in ufficio, per qualche momento ci siamo illuse che avrebbero alleggerito il nostro lavoro, “lasciandoci il tempo per fare meglio le cose più interessanti”. E invece hanno semplicemente rotto tutti gli argini: alla posta elettronica si è aggiunta la messaggistica istantanea, che nemmeno distingue più tra numero di casa e numero dell’ufficio, e siamo diventate vittime di una nuova forma di stress dal nome molto cool ma dagli effetti drammatici: il “tecnostress”. Perché le informazioni che possono raggiungerci oggi si sono moltiplicate a dismisura, mentre la nostra mente e il nostro tempo sono rimasti limitati: è stata l’invasione delle informazioni superflue. Ma come fare a sapere se un’informazione è superflua senza guardarle tutte?

Diritto alla disconnessione e le regole non dette

E poi l’eccesso di facilità nel riempire le agende diventate digitali, quindi senza tempi morti, senza più nemmeno bisogno di spostarsi: come si fa a difendersi? Non esiste più nemmeno la malattia: ci si collega dal letto, a telecamera spenta! Sono tutte regole nuove e non dette, fiorite a nostra insaputa sulle spalle del nostro diritto a staccare: ma singolarmente siamo impotenti, come comportarsi diversamente se a tutti gli altri va bene così? Per questo ben venga una legge: capace di mettere insieme i mille modi in cui lavoriamo, i contratti diversi e i diversi sottintesi, e di fare chiarezza su una situazione che magari sarà difficile cambiare, ma che intanto ci farebbe bene definire. Per riconoscerci tutte sulla stessa barca prepotente della tecnologia, scendere in piazza e dire: ho il diritto di staccare (anche se non so come si fa)!