Senza lavoro non c’è futuro. E se questo è vero per tutti, lo è ancora di più per le donne vittima di violenza, spesso ostaggio di una forma di violenza tra le più subdole e difficili da riconoscere: quella economica. Che si concretizza nel controllo delle spese, ma soprattutto nell’impedimento al lavoro: «Penso io a te, poi c’è il bambino, hai anche la madre da accudire» eccetera eccetera. La convinzione della bontà di questa scelta – stare a casa mentre lui lavora – porta spesso le donne a rinunciare alla propria indipendenza economica.

In Italia lavoro per troppe poche donne

In Italia lavorano troppe poche donne: siamo gli ultimi in Europa. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni nel quarto trimestre del 2022 è stato pari al 55 per cento, contro una media UE del 69,3 per cento (dati Eurostat). Numeri sconcertanti per un fenomeno molto complesso, una parte del quale ha radici culturali legati proprio alla disparità di genere, di cui la violenza economica è un aspetto.

Il progetto sul lavoro di D.i.Re con Scarpe&Scarpe

Per una donna vittima di violenza reinserirsi nel mondo del lavoro, o iniziare a lavorare (molte non lo hanno mai fatto) è ancora più difficile. Per questo, la rete D.i.Re (comprende 87 associazioni che gestiscono 107 centri antiviolenza e 62 case rifugio) lancia l’iniziativa Scelta D – dire agire reagire insieme alla catena di negozi Scarpe&Scarpe: l’azienda si impegna ad assumere dieci donne vittime di violenza, selezionate dalla rete dei centri D.i.Re. Formazione e tutoraggio delle donne sono a carico dell’azienda, che sta inoltre realizzando una specifica azione di sensibilizzazione dei 1400 dipendenti sula parità di genere. Veri e propri incontri di formazione sono stati invece rivolti agli addetti delle Risorse Umane, Store Directors e a tutta la prima linea del management, cioè le figure maggiormente a contatto con i dipendenti e i collaboratori: a loro sono stati fornite indicazioni per riconoscere la violenza di genere, individuare situazioni potenzialmente pericolose e indirizzare dipendenti e collaboratori vittime di violenza verso i centri antiviolenza. Una cultura diffusa e capillare a partire proprio dal posto di lavoro, insomma. Nei 135 negozi di tutta Italia, poi, fino a dicembre si effettua una raccolta fondi a favore della rete D..Re , fondi che si aggiungono alle risorse che la rete stanzia per il lavoro delle donne.

Il Fondo per il lavoro creato da D.i.Re

«A inizio 2023 abbiamo inaugurato un fondo ad hoc che ci ha permesso di creare 16 sportelli lavoro in più parti d’Italia» spiega Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. «Non tutti i centri infatti hanno uno sportello dedicato al reinserimento lavorativo delle donne: in alcune regioni non esistevano, altre invece sono più virtuose, grazie a un tessuto sociale, economico, culturale accogliente e fruttuoso. Grazie a questi nuovi sportelli, abbiamo ascoltato 290 donne e almeno 200 hanno iniziato il percorso lavorativo: le aiutiamo a preparare i curriculum, facciamo il bilancio delle competenze, attiviamo la rete per trovare lavoro».

Il Fondo non serve solo a creare nuovi sportelli, ma anche a sostenere quelli meno efficienti «Questi soldi ci aiutano a garantire alle aziende che assumono le donne una figura di tutor, utile soprattutto nei primi mesi di inserimento lavorativo. In certe realtà sono le imprese a pagarla, in altre è necessario collaborare» prosegue la presidente.

Ancora pochi i progetti concreti per le donne vittime di violenza

Se stanno aumentando in Italia le aziende sensibili al tema parità di genere, sono ancora poche quelle che realizzano progetti concreti e destinati a diventare strutturale, come Scarpe&Scarpe. UniCredit, per esempio, ha aderito al Progetto Microcredito di Libertà promosso dal Dipartimento delle pari opportunità e la famiglia, dall’Ente nazionale del microcredito e da Caritas italiana, insieme ad Abi e Federcasse. Il programma ha l’obiettivo, da un lato, di offrire supporto psicologico e consulenza alle donne vittima di violenza, e dall’altro fornire loro piccoli prestiti consentendo così di accedere a risorse finanziarie indipendenti.

L’azienda Kellanova (settore food), poi, garantisce dieci giorni di permesso retribuito aggiuntivo e una maggiore flessibilità lavorativa, condizioni essenziali per chi si trova nella situazione di dover partecipare ad un appuntamento con un avvocato, ricercare un alloggio alternativo o prendersi cura dei propri figli in una circostanza così delicata. I giorni di congedo saranno gestiti in maniera confidenziale, senza la necessità di fornire una giustificazione dettagliata per l’assenza.

L’azienda Verisure, attiva nel settore degli allarmi e della sicurezza, con l’associazione Differenza Donna ha attivato un programma formativo antiviolenza per le guardie giurate con l’obiettivo di agire tempestivamente in caso di violenza domestica all’interno delle abitazioni monitorate.