Alzarsi la mattina per andare al lavoro ma… in un Paese bellissimo che non è il tuo. Partire, viaggiare, spostarsi in continuazione. È questa la vita che sognano e che fanno i nomadi digitali. Ma come si fa a mollare tutto – lavoro, casa, sicurezze – e partire per provare a vivere davvero nel mondo? Perché viaggiare rende davvero felici, ma per gli aspiranti nomadi digitali servono basi da dove iniziare.
Chi è il nomade digitale
Partiamo dalla definizione di nomade digitale ovvero chi vive la libertà di viaggiare, più o meno ovunque, a seconda delle proprie esigenze e della propria volontà. Il più o meno, riferito alle destinazioni, è legato al fatto che per vivere e lavorare come nomade digitale è naturalmente necessario avere a disposizione una connessione Internet. Tuttavia, anche se le Reti non sono tutte veloci allo stesso modo, oggigiorno è possibile connettersi pressoché ovunque.
Essere un nomade digitale significa dunque poter vivere mille avventure in libertà, senza perdere la possibilità di guadagnare, facendo lavori spesso legati alla tecnologia. Magari gli introiti potranno abbassarsi (e non è detto), ma il conto in banca non andrà comunque in rosso.
Come vivere da nomade digitale: quali lavori fare
Hai deciso dunque di abbandonare la stanzialità, ma non sai quali lavori fa solitamente un nomade digitale? Sicuramente qualsiasi professione che preveda di lavorare da remoto grazie a un computer. Un portatile permette infatti di tenersi occupati, guadagnare e continuare a muoversi. Potresti dunque iniziare chiedendo semplicemente all’azienda in cui sei assunta di lavorare da remoto. Del resto lo smart working in Italia è legge!
Se sei un content manager o un seo specialist o, banalmente, il tuo lavoro richiede solo l’uso di un computer, puoi fare il tuo lavoro praticamente ovunque. Si può anche bussare alla porta dell’ufficio risorse umane e chiedere se ci sono le cosiddette “location independent positions“, posizioni lavorative non legate a uno specifico ufficio territoriale.
A proposito di posizioni aperte, un’altra delle caratteristiche che spesso si associano a un nomade digitale è quella dell’essere un freelance. Se non lo sei mai stata, ma l’ufficio ti sta stretto, prova a sondare il terreno, spulciando gli annunci dedicati sui principali portali. Scoprirai che le offerte di lavoro per i nomadi digitali sono tantissime.
Tra le professioni da perfetto nomade digitale c’è quella da programmatore. Che si tratti di siti, app o software, si tratta di un lavoro che si può fare anche offline, quindi perfetto anche per i luoghi con connessioni instabili.
Rimanendo nell’ambito informatico, molti nomadi digitali sono sviluppatori di siti internet, etichetta sotto la quale spesso ricadono tanti artisti digitali che usano il codice per esprimersi. Fanno manutenzione a siti esistenti o li costruiscono dal nulla.
Gli sviluppatori di app sono coloro che, invece di creare siti web, progettano le applicazioni che popolano i nostri smartphone. I linguaggi e gli stili di programmazione sono differenti, ma si tratta pur sempre di una professione legata a un computer e a una connessione internet, quindi praticabile o-vun-que.
Per i nomadi digitali appassionati di marketing, ci si può trasformare in SEO Specialist, professione che richiede competenze nella Search Engine Optimization. In parole povere, il professionista aiuta i siti a diventare più competitivi sui motori di ricerca. Dato che si tratta di una professione in cui sempre più persone si gettano, per essere ben pagati, bisogna essere tra i migliori.
Un’altra via lavorativa per i nomadi digitali è quella del social media marketing. Il professionista che si vota a questa professione gestisce la reputazione social di brand pubblici, personalità famose oppure semplici organizzazioni. Non richiede un ufficio e, a volte, nemmeno un computer: basta uno smartphone con una buona connessione.
Tra le fonti di reddito ideale per chi vive viaggiando c’è l’affiliate marketing. Si tratta di una tecnica di influenza esercitata da una personalità ritenuta autorevole (un blogger di qualsiasi tipo, ad esempio), che indirizza i propri follower verso un prodotto o un servizio. Viene pagato dalle aziende dietro questi beni, che può così attrarre nuovi clienti in nicchie di mercato magari mai esplorate. Insomma sembrano quasi degli agenti di vendita, ma lavorano online.
Un nomade digitale può essere anche un imprenditore. C’è chi li chiama anche “online visionaries“, visionari online, o Solopreneurs: sono spesso autori dello sviluppo di imprese che vivono su Internet. Uno dei modi per monetizzare questa creatività sta nel mettere al mondo le idee di business e poi rivenderle, proprio come un’opera d’arte.
Anche il settore del supporto clienti offre molte possibilità a chi vuole vivere continuando a viaggiare. Si può diventare Customer Support Representative, una figura che cerca di assistere un cliente, trovando soluzioni pratiche a un problema. Non c’è bisogno di rimanere attaccati a un telefono: basta partecipare a una chat online o rispondendo a dei forum, sempre disponibili su Internet. La stessa cosa si può fare anche offrendo supporto tecnico per problemi legati a network o siti web.
Infine, chi viaggia porta con sé la propria cultura e la propria lingua d’origine. Perché dunque non vivere dunque come insegnanti online? Il settore del language learning online è uno dei più floridi al momento. Ci sono piattaforme dove insegnanti e studenti si incontrano e portano a termine i propri percorsi formativi. L’Inglese resta una lingua franca, quindi sempre richiesta. Ma c’è grossa domanda anche per gli idiomi più esotici, tra cui… l’italiano.
Sono professioni perfette per i nomadi digitali anche quella di scrittore (si può fare anche offline, quindi ovunque), quella di trascrittore e anche quella di blogger. Possono inoltre creare da ogni luogo del mondo anche un designer, un fotografo e un video maker.
Ricordiamo anche che, senza abbandonare la propria nazione di origine, ci sono persone che vengono pagate per viaggiare. Molto poche, ma ci sono. Qui non si parla di vero e proprio nomadismo digitale perché il ritorno a casa c’è. Ma vuoi mettere sapere di star lavorando, mentre si visitano nuovi alberghi e Paesi esotici?
Nomade digitale e tasse: come funziona
Nomade digitale e tasse: un binomio che sembra un vero rompicapo. A quale fisco ci si deve riferire? Nomadi digitali significa anche nomadi fiscali? Facciamo il punto. Intanto, chi lavora spostandosi all’estero, avrà sempre una residenza fiscale, probabilmente nel proprio paese di origine. Quindi pagherà le tasse previste in quella nazione. In alternativa si possono fare programmi a lungo termine, decidendo di trascorrere almeno 183 giorni l’anno in un altro Stato, e quindi decidere di spostare la propria residenza fiscale.
Se sei dipendente, ma la tua azienda pratica il remote working, continuerai a interagire col fisco come quando eri in Italia. Da freelance invece si ricade nel campo delle partite Iva o delle prestazioni occasionali, disciplinate con regimi fiscali appositi. Il consiglio è di rimanere nel regime forfettario, che ha un’imposta più vantaggiosa rispetto alla partita Iva ordinaria.
L’asso nella manica del nomade digitale è senza dubbio il commercialista che detterà puntualmente le scadenze da rispettare. Inoltre, non partire se prima non hai aperto una Posta elettronica certificata (PEC) e non hai creato la tua firma digitale per siglare gli indispensabili documenti fiscali. Inoltre, assicurati che il tuo conto in banca sia gestibile anche online o via smartphone. Puoi anche presentare in totale autonomia la dichiarazione dei redditi, seguendo le procedure di FiscOnline.