Ha avuto un boom dopo la pandemia e ha permesso alle persone di lavorare da remoto senza la costrizione di dover raggiungere la propria sede di lavoro: si tratta del nomadismo digitale, fenomeno diventato sempre più popolare anche grazie all’evoluzione delle tecnologie di comunicazione, come il Wi-Fi, gli smartphone e il cloud computing, che permettono di svolgere la propria professione ovunque ci sia una connessione internet stabile.
Sebbene la maggior parte dei datori di lavoro abbia imposto ai dipendenti di tornare in ufficio, alcune aziende continuano a offrire una certa flessibilità per quanto riguarda il lavoro da remoto. Così, sempre più professionisti occupati in settori come la programmazione, il design, la consulenza, il giornalismo e l’insegnamento, scelgono di esplorare nuove culture e Paesi per soggiorni più o meno prolungati, senza dover rinunciare alla propria carriera. Un’opportunità che stanno cogliendo anche molti freelance in cerca di costi di vita più bassi
Nomadismo digitale, quali Paesi offrono i visti?
Molti Paesi hanno riconosciuto il potenziale economico dei nomadi digitali e hanno introdotto visti speciali per attrarre questi lavoratori da remoto. I permessi consentono a chi sceglie la strada del nomadismo digitale di risiedere e lavorare in un Paese straniero per periodi da diversi mesi a cinque anni. Sono più di 50 le nazioni che offrono questa opportunità, ma secondo regole differenti.
In Europa Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e Norvegia sono tra le destinazioni più popolari per i nomadi digitali. La Spagna concede il visto a chi guadagna il doppio del salario minimo nazionale (fissato per il 2024 a 1.323 € al mese). Questo significa che il richiedente deve dimostrare di percepire un reddito mensile minimo di 2.646 €. Il visto per nomadi digitali ha una durata iniziale di 12 mesi, con la possibilità di rinnovo fino a un massimo di cinque anni.
In Portogallo è richiesto un reddito mensile minimo di 3.280 €, quattro volte il salario minimo del Paese. Inoltre, i richiedenti devono dimostrare di avere risparmi per almeno un anno, pari a quasi 10mila €. Per il visto in Norvegia occorre un reddito annuo minimo di poco meno di 36mila € mentre nei Paesi Bassi il visto è valido per un massimo di due anni, con possibilità di rinnovo. Anche i Paesi del centro e sud America come Argentina, Ecuador, Messico, Barbados e Costa Rica sono destinazioni popolari per i nomadi digitali grazie ai loro costi di vita relativamente più bassi.
Come sapere se si è idonei?
I prerequisiti per ottenere il visto variano da Paese a Paese: è bene quindi assicurarsi di leggere attentamente le condizioni prima di presentare domanda. Un valido supporto in questo senso arriva da Citizen Remote, una piattaforma dedicata ai nomadi digitali che offre una vasta gamma di servizi per facilitare la vita e il lavoro all’estero. Il sito fornisce assistenza per l’ottenimento di visti, assicurazioni sanitarie globali, alloggi a medio e lungo termine, e connessioni con una comunità di altri lavoratori remoti.
In linea generale è comunque bene sapere che la maggior parte dei Paesi richiede ai candidati di guadagnare un reddito minimo specifico frutto di un’occupazione adatta al lavoro da remoto oltre ad avere un’assicurazione sanitaria e un alloggio garantiti per la durata del soggiorno. Solitamente, durante il processo di candidatura vengono effettuati controlli sulla fedina penale dei candidati e la maggior parte dei Paesi non accetta candidati con precedenti.
Come presentare domanda?
I Paesi “ospitanti” solitamente invitano gli stranieri a richiedere un visto per nomadi digitali presso un’ambasciata o un consolato prima di arrivare. In molte destinazioni non è infatti consentito entrare come turisti con l’intenzione di richiedere un visto di soggiorno lungo. Alcuni Paesi, come Spagna, Malta, Costa Rica, Croazia e Lettonia, consentono di presentare domanda online o direttamente all’arrivo. I tempi di elaborazione della richiesta del visto variano da una settimana a sei mesi.
Nomadismo digitale, le normative fiscali
Generalmente i nomadi digitali possono essere soggetti a tassazione in più di un Paese, a seconda di vari fattori come la durata del soggiorno, il tipo di visto e le leggi fiscali locali. Generalmente un Paese considera una persona come residente fiscale se vi trascorre più di 183 giorni all’anno. Ci sono però delle eccezioni. Gli Usa, ad esempio, che tassano i loro cittadini anche se vivono e lavorano all’estero. Altre nazioni hanno accordi che stabiliscono quale delle due ha il diritto di tassare determinati tipi di reddito, altre ancora, infine, offrono visti specifici per nomadi digitali che includono disposizioni fiscali agevolate, come nel caso di Portogallo e Croazia.