Stesso stipendio e parità di genere alla scrivania. Non sono semplici slogan o sogni inarrivabili, ma due successi ottenuti da Wind Tre, l’azienda che offre connessioni, energia e prodotti assicurativi e che in questi giorni festeggia due importanti certificazioni. I nomi, Equal-Salary e UNI/PdR 125:2022, sembrano sigle piuttosto incomprensibili, ma valgono molto di più. Come ci racconta Rossella Gangi, Direttrice Human Resources.

Rossella Gangi, Direttrice Human Resources di Wind Tre, l’azienda che offre connessioni, energia e
Rossella Gangi, Direttrice Human Resources di Wind Tre, l’azienda che offre connessioni, energia e prodotti assicurativi e che in questi giorni festeggia due importanti certificazioni.

Come siete arrivati a questi due traguardi?

«Quando sono diventata direttrice del personale mi sono posta subito il problema della parità di genere e come primo passo abbiamo individuato dei Kpi (Key Performance Indicators), ovvero dei valori, dei criteri di misurazione per arrivare a questo obiettivo. Questo è stato il primo step che ci ha permesso di capire come muoverci. Poi ci siamo rivolti alla Equal-Salary Foundation, un importante ente certificatore internazionale che collabora con l’Università di Ginevra e con il supporto di PwC, che ci ha sottoposto a un “audit”: in pratica, abbiamo presentato un’enorme quantità di documenti e fatto interviste e gruppi di lavoro. Questo processo è durato diverse settimane e, alla fine, abbiamo ottenuto la certificazione sulla parità retributiva. Siamo stati la prima azienda al mondo che si occupa di telecomunicazioni a riceverla nel 2022. Qualche settimana fa ci è stata riconfermata per il terzo anno consecutivo».

Poi, proprio nelle scorse settimane, è arrivata anche la certificazione UNI/PdR sulla gender equality. Che particolarità ha?

«La UNI/PdR 125:2022, rilasciata da IMQ S.p.A., organismo di certificazione accreditato Accredia, non documenta solo la parità retributiva ma tutte le prassi che assicurano la parità di genere. Anche questa ha comportato un lungo processo e, dettaglio fondamentale, ha richiesto la creazione di un comitato interno strategico che se ne occupa. Ne fanno parte diverse figure cruciali, compresi gli amministratori delegati, perché la gender equality deve essere un obiettivo di tutta l’azienda e si ottiene facendo squadra».

Che cosa significano nel concreto queste certificazioni?

«Per quanto riguarda la retribuzione, vuol dire che è realtà a tutti i livelli e a parità di mansione. E viene incentivata a ogni passo: se voglio dare dei premi o delle promozioni, per esempio, lo faccio in modo uguale tra uomini e donne. Sul fronte della gender equality, cerchiamo di essere molto pratici e offrire tanti servizi che aiutano la conciliazione tra lavoro e vita privata. Per esempio, con il nostro progetto Human working i dipendenti possono lavorare da casa quanto e come vogliono e lo smart working è incentivato con la massima flessibilità. Un altro servizio molto apprezzato è Time for me: in pratica posso organizzare il tempo secondo le mie necessità. Ho bisogno di curare mia madre anziana? Per un periodo prendo un part-time verticale, senza problemi».

Quali saranno i prossimi passi su questo fronte?

«Prima di tutto, confermare nuovamente queste due certificazioni. Non sono come i diamanti, che valgono per sempre, ma vanno conquistate ogni anno mantenendo regolamenti e servizi. Il prossimo obiettivo, poi, è avere la parità in tutti i ruoli manageriali. Oggi il 27% di queste figure sono donne: un buon numero, se si pensa che la media nelle aziende italiane si ferma al 22%. Ma entro il 2030 vogliamo la parità, quindi spingeremo ancora di più sull’empowerment delle donne, per esempio con corsi sulla leadership».