Il mondo del lavoro è complicato e, soprattutto quando si è giovani e appena uscite dalla scuola o dall’università – pieno di pregiudizio. Ti sei mai chiesta il motivo di tutto questo? Forse sei nata circondata da persone che vivono il lavoro in modo troppo apprensivo o, addirittura, del tutto negativo.
La verità è che molte di noi, se non tutte, vivono più o meno circondate da pregiudizi che si sono costruite sulla base delle esperienze di vita. Pregiudizi che possono influenzare la carriera, senza che ce ne si ne renda conto. Condizionamenti più o meno consci che trascendono i comportamenti studiati dal marketing e dall’economia, e sono diventati parte del nostro modo di pensare. Nostro malgrado. Prima di passare alla lista, ricordati che il primo passo per eliminare il pregiudizio sul posto di lavoro è quello di lavorare su di te.
Ecco alcuni pregiudizi che potrebbero star condizionando le tue possibilità di fare carriera proprio in questo momento. Imparare a dare loro un nome è il primo passo per liberarsene!
Il pregiudizio della percezione selettiva
Quand’è stata l’ultima volta che ti è stato chiesto di descrivere oggettivamente una persona e lo sei effettivamente stata? La verità è che molto spesso tendiamo ad essere molto permissivi con le persone per cui proviamo sensazioni positive. Al contrario, siamo parecchio intransigenti con chi a pelle non riusciamo a digerire.
La percezione selettiva è quello che in inglese viene definito un bias. Essa influenza in modo in cui le nostre aspettative su cose e persone possono modificare le percezioni che abbiamo. Si tratta di una concezione che, in teoria, contraddice tutto quello che ci è stato insegnato. Eppure talvolta ci risulta inevitabile.
La percezione selettiva è anche quella cosa che ci fa sorvolare su certi aspetti e focalizzare su altri. Interpretare correttamente i segnali esterni ci dovrebbe aiutare, in teoria, a vivere in maniera coerente ai nostri valori. Puoi imparare a controllare questo pregiudizio imparando ad apprezzare punti di vista differenti. Quello che non piace a te non è necessariamente negativo. Impara ad accrescere la tua intelligenza emotiva e ad amare la diversità!
Il pregiudizio di quello che ce l’ha fatta
Tutti i libri di business che leggi sono stati scritti da persone che ce l’hanno fatta. Assai meno, se non addirittura neanche uno, è stato scritto da uno che ritiene di aver fallito. Il pregiudizio di “quello che ce l’ha fatta” è quella sensazione di inadeguatezza che proviamo davanti alle storie di successo degli altri. Il fatto che non si senta parlare di storie di fallimento è un problema che imprime nei nostri fallimenti un marchio indelebile. Anche i social media sembrano comunicarci questo: tutti felici. Di successo. Realizzati. Perfetti. La realtà è assai meno patinata.
Anche se sembra una frase fatta, la verità è che le persone di successo hanno fallito mille volte prima di ottenere il risultato. Il pregiudizio di quello che ce l’ha fatta può portarci ad avere un approccio troppo ottimista nei confronti del mondo del lavoro. Tendiamo a dimenticare che alcune situazioni spiacevoli sono successe per motivi che potrebbero dipendere da noi. Il risultato è una sofferenza che non si traduce mai nel successo che speriamo.
Quando le difficoltà sul posto di lavoro sembrano non finire mai, domandati che cosa stai sbagliando. Perseverare è il modo giusto di agire, ma forse potrebbe essere necessario cambiare metodo operativo.
La sindrome dell’impostore
Talvolta si ha l’impressione di non essere qualificati abbastanza per una certa posizione. Questa sensazione è del tutto normale e, spesso, la vivono le persone alle prime esperienze lavorative. La sindrome dell’impostore è una sensazione perversa che, una volta analizzata e smentita dai fatti, cambierà il tuo modo di vedere il lavoro. Paradossalmente, anche le persone più qualificate possono cadere vittime di questo modo di pensare. Non crogiolarti nel tormento: agisci!
Acquisirai sicurezza e fiducia in te stessa e riuscirai ad affrontare a testa alta ogni situazione, anche la più difficile.
L’effetto Forer
Gli oroscopi piacciono perché ti dicono quello che, in pratica, hai bisogno di sentirti dire. Sebbene siano scritti per un gran numero di persone, si ha sempre la sensazione che quei paragrafi siano scritti apposta per te. L’effetto Forer, ovvero l’effetto di convalida soggettiva, è un fenomeno per il quale ogni persona che viene posta davanti a un profilo psicologico crede che sia a lui riferito. Tende, in sostanza, ad immedesimarsi ritenendolo preciso ed accurato, senza rendersi conto che si tratta di una descrizione generica e vaga.
Quali sono le conseguenze di questo effetto Forer? Se cominci a credere che i suggerimenti di un profilo psicologico siano pensati apposta per te, comincerai a distorcere la tua personalità per rientrare nei parametri – creando un’adesione involontaria a tutte le caratteristiche. Distorcere la percezione di noi stesse è la cosa più sbagliata che possiamo fare.
Il pregiudizio dell’autorità
Se ce l’ha fatta Warren Buffett ce la faccio anche io. Giusto? Sbagliato. Seguire le istruzioni di una persona che ha raggiunto la vetta non è sempre la soluzione ai nostri problemi di carriera attuali. Spesso ci lasciamo sedurre dai discorsi motivazionali di persone in posizioni di rilevo, credendo che i loro metodi siano gli stessi che porteranno noi al successo.
Un’altra conseguenza di questo pregiudizio è quello di smettere di contestare l’autorità di chi è gerarchicamente sopra di noi. Nessuno dice che il posto di lavoro dovrebbe diventare una trincea, ma una sana critica ai metodi applicati può fare la differenza. Metti civilmente in discussione le decisioni, se è il caso, e proponi in maniera educata quella che ti sembra una soluzione migliore.