Volenti o nolenti l’era che stiamo attraversando (e in cui tutti viviamo e ci confrontiamo) è quella della comunicazione e dell’immagine. Delle foto o le stories condivise su Instagram e Facebook e dei tweet istantanei a commentare ciò che si sta guardando. Un’epoca in cui è facile farsi conoscere, creando opportunità e contatti utili alla propria vita lavorativa e sociale. Ma che, allo stesso modo, può causare dei piccoli o grandi problemi. Soprattutto quando profilo social professionale e privato vengono fatti coincidere.

Una scelta fatta per lo più per comodità di gestione o per leggerezza. Ma che in realtà, può causare diverse complicazioni. Da una parte perché la propria identità reale tende a passare in secondo piano rispetto a quella digitale. Dall’altra perché, così facendo, si vanno a confondere la propria vita personale con quella professionale. E questa non è mai una buona cosa. Vediamo, quindi, perché è sempre meglio dividere profilo social professionale e privato in due entità ben distinte e da gestire in modo diverso.

Reputazione on line

Anche se può sembrare limitante, oggi come oggi, la prima selezione a cui si è sottoposti in ambito lavorativo avviene via internet e in particolare tramite i social. E il motivo è molto semplice. Sbirciare tra i diversi profili dei candidati (e non) può dare tutta una serie di informazioni a chi sta effettuando la ricerca, riguardo la propria vita. E non si parla solo di esperienze lavorative passate (che si possono trovare benissimo anche sul curriculum).

Ma si tratta di informazioni a largo raggio. Dai vari interessi, agli sport praticati. Dalla musica che si ascolta, alle amicizie, fino agli eventi a cui si partecipa. Ma soprattutto mette in evidenza il modo in cui ci si esprime e ci si pone, le proprie ideologie e/o prese di posizione. Insomma, tutto quello che vi riguarda e che va a formare la cosiddetta “reputazione online”.

Questa, indipendentemente dalle capacità o competenze a livello lavorativo, è in grado di aprire o chiudere porte senza nemmeno il bisogno di contattarvi per un colloquio. Ecco perché, è sempre bene separare il profilo social professionale da quello privato. Rendendo accessibile quest’ultimo solo a chi si desidera e, soprattutto, facendo sempre attenzione a come li si usa entrambi.

Professionalità e credibilità

Un altro motivo collegato a quello precedente, per cui è sempre meglio dividere in due categorie ben distinte il profilo social professionale e privato, riguarda la vostra credibilità verso chi guarda o legge. Sia che lavoriate per un’azienda, sia che siate liberi professionisti, infatti, è bene ricordarsi sempre che ciò che si scrive o posta sui social può essere visto anche da chi non avremmo voluto.

Un datore di lavoro, un/una collega gelosa, il responsabile di un progetto che si sta seguendo in azienda o un potenziale nuovo cliente per un freelance. Insomma, chiunque può entrare in contatto con voi, acquisendo informazioni che, a volte, possono ritorcersi contro.

Se da una parte, quindi, su un profilo privato si ha tutto il diritto di scrivere e postare qualunque tipologia di contenuto che ci rispecchi o piaccia, dall’altro quando si parla di professionalità e credibilità è sempre meglio optare per una selezione più accurata dei propri contenuti. Più in linea con l’immagine che si vuole dare a chi lavora con o per noi, e in grado di valorizzare al meglio le proprie competenze e skills professionali.

Privacy e dintorni

Elementi cardine della sfera privata di ciascuno sono senza dubbio gli affetti, intesi come famigliari e amici. Tutti potenziali commentari di ciò che postiamo e pronti a condividere anche i momenti più imbarazzanti trascorsi insieme. Comprese le foto del compleanno e dei postumi che hanno lasciato sul vostro viso, o gli scatti rubati al giorno in cui avete avuto quel raffreddore pazzesco. Episodi divertentissimi, certo, ma che forse non andrebbero condivisi e mostrati a chi sta valutando se darvi o meno un lavoro.

Stesso discorso vale per i commenti, più o meno desiderati, che possono arrivare anche da quell’amica che amica non è. E che, quindi, è sempre meglio far rimanere (e gestire) all’interno del proprio profilo privato.

Un modo per tutelare voi, ma anche e soprattutto la vostra azienda o business, sia che lavoriate in proprio sia che siate alle dipendenze di terzi.

Doppia tutela, anche da se stessi

Ma attenzione. Perché separare il profilo social professionale e privato, permette anche a voi di esprimervi e muovervi più liberamente (e di salvare la situazione quando si esagerata). Quante volte, infatti, presi dalla foga del momento ci siamo lasciati andare a considerazioni colorite o a contenuti forse un po’ troppo sopra le righe, per poi cancellarle dopo tre secondi (e in alcuni casi nemmeno quello)?

Ecco, sappiate che in quei tre secondi qualcuno, sicuramente, li ha visti. Danno limitato o nullo nel caso si tratti della vostra migliore amica, un po’ più grave se, invece, a vedere il tutto è stato un cliente che inseguivate da tempo o la responsabile in azienda con cui avete appena discusso (o con cui probabilmente non discuterete mai più). Un accorgimento semplice ed efficace per non precludervi nessuna opportunità professionale e per evitarvi stress o tensioni inutili sul posto di lavoro.

Profilo social professionale e privato: cambiano le potenzialità.

Al di là di quanto detto fino a ora, poi, uno dei motivi che maggiormente dovrebbe influire sulla scelta di separare i profili social tra professionale e privato, riguarda le diverse potenzialità (e scopo) di ognuno. Per prima cosa, infatti, quando si crea un “account personale” si ha la possibilità di scegliere se renderlo pubblico e visibile a tutti, o privato. Accettando o rifiutando possibili amici o follower.

Aspetto fondamentale e decisamente non da poco, soprattutto quando si vuole avere la totale libertà di esprimere se stessi senza vincoli, ma senza rischiare di aver spiacevoli (e spesso ingiustificate) conseguenze a livello lavorativo per ciò che si è giustamente scelto di pubblicare.

In secondo luogo, poi, dedicare un profilo social unicamente alla propria sfera professionale (e questo in modo particolare per chi lavora da freelance), offre l’opportunità di focalizzare l’attenzione sul “prodotto” che offrite. Creando pubblicità, sponsorizzazioni e monitorando i risultati relativi alla vostra pagina e al vostro business. Oltre al fatto che qui, le uniche cose che verranno viste e valutate sono le vostre competenze e il background professionale.

Insomma, i social sono una potentissima arma. A doppio taglio però. In grado di aiutare ma anche di compromettere la propria privacy e/o reputazione. Ovviamente se li si usa senza le giuste precauzioni o accorgimenti. Ecco perché, così come per la vita e nei rapporti reali, anche quando si parla di digitale è bene separare ciò che è professionale da ciò che è privato. Due sfere della vita importanti e che, come tali, devono essere gestite e tutelate in modo diverso.