Senza lavoro non c’è libertà. Senza indipendenza economica non è possibile uscire dalla violenza. Lo sa bene chi lavora concretamente per aiutare le donne che scelgono di mettersi in sicurezza, come la Fondazione Asilo Mariuccia, storica istituzione milanese da più di 120 anni vicina alle donne, mamme con bambini, che si trovano in condizioni di fragilità e difficoltà, a cui offre strumenti concreti di emancipazione.

Electra, un percorso di formazione il lavoro delle donne vittime di violenza

La Fondazione, dopo aver aperto due case rifugio a indirizzo segreto, per offrire protezione e ospitalità gratuita alle donne vittime di violenza e ai loro figli, e un centro antiviolenza accreditato presso Regione Lombardia, attiverà nei prossimi mesi diversi progetti di sostegno all’empowerment femminile, attraverso percorsi di formazione e ricerca lavoro, grazie a fondi regionali. In particolare il progetto Electra, rivolto a donne italiane e straniere tra 18 e 50 anni, in carico a un Centro Antiviolenza o che lo siano state nei 6 mesi precedenti e che si trovino nella fase conclusiva del loro percorso. Offre un percorso personalizzato di formazione, reinserimento lavorativo e sostegno economico tramite l’accesso al microcredito.

Autonomia economica e sociale: la chiave per la libertà

Il progetto avrà durata di 24 mesi e intende intercettare donne in uscita dal circuito della violenza di cui 40 usufruiranno delle attività progettuali. «Fondazione Asilo Mariuccia è capofila del progetto e lavorerà in partnership con BES cooperativa sociale che promuove formazione e inserimento lavorativo, cooperativa Eureka che propone servizi che favoriscono la conciliazione di tempi e necessità della vita personale e lavorativa, Fondazione Welfare Ambrosiano che promuove educazione finanziaria e sostegno economico e l’Associazione Rete italiana di Microfinanza che ha l’obiettivo di favorire l’inclusione finanziaria» spiega la direttrice della Fondazione, Valentina Boccia. «Il progetto punta molto sul raggiungimento dell’autonomia economica e sociale, per questo riteniamo molto importante la partnership con FWA che garantirà alle nostre donne la possibilità di accedere a linee di microcredito per finanziare la loro nuova vita investendo nelle loro risorse personali».

Case e lavoro per donne vittime di violenza in Lombardia

La Lombardia è tra le regioni più virtuose circa gli stanziamenti per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne, come racconta Elena Lucchini, assessora a Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità della Regione Lombardia: «Siamo passati da un milione di stanziamenti nel 2013 a 16,5 milioni, con un’attenzione crescente verso l’autonomia abitativa, anche grazie alla collaborazione con Aler, i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio della rete lombarda Non sei sola». Nella città e in provincia di Milano sono stati individuati 23 alloggi, dopo gli 11 di Lodi e provincia. A seguire, le altre province. La Regione ha anche istituito un bando da un milione e mezzo di euro per finanziare i Cav e 11 progetti sul lavoro.

Il nuovo progetto di Fondazione Asilo Mariuccia

La Fondazione Asilo Mariuccia, nata per assistere le bambine di strada e le loro mamme costrette a prostituirsi, oggi si occupa a 360 gradi di minori non accompagnati e di donne vittime di violenza. La presidente della Fondazione, Emanuela Baio, annuncia un obiettivo molto ambizioso: «Abbiamo appena presentato a Fondazione Cariplo un progetto per ristrutturare e ampliare la sede di Porto Valtravaglio (sul Lago Maggiore), dove al momento risiedono 30 minori non accompagnati. Presto passeremo a 50 persone residenziali, più altre 40 che verranno di giorno per imparare un lavoro, ma non solo: ospiteremo anche persone che stanno scontando misure alternative al carcere, offrendo opportunità di formazione e lavoro».

La cultura che sostiene la violenza sulle donne parte dal lavoro (che non c’è)

Il lavoro dev’essere al centro delle politiche di contrasto alla violenza di genere. L’autonomia economica è alla base della possibilità di crescere in quanto persone e affrancarsi da ricatti che prima che essere affettivi, sono economici. In italia quasi il 30 per cento delle donne non ha un conto corrente e il nostro Paese è tra gli ultimi quanto a tasso di occupazione femminile: siamo al 55 per cento contro il 69.3 per cento a livello europeo. Accanto a questi dati, ci sono difficoltà storiche come datori di lavoro ostili ad assumere donne in età fertile, o il gender pay gap, che vede le donne italiane guadagnare almeno il 10 per cento in meno degli uomini. Il problema è che la cultura sottostante a questi fenomeni è una cultura basata sulla disparità. «Una cultura che noi uomini per primi dobbiamo combattere» dice il Presidente del Tribunale Fabio Roja, impegnato a sostenere anche i progetti di Fondazione Asilo Mariuccia. «Fino a dieci anni fa parlavamo di violenza solo in presenza delle donne: errore gravissimo perché i primi a essere coinvolti siamo noi uomini. Dobbiamo agire in una quotidianità silenziosa, mobilitandoci in prima persona di fronte a battute sessiste o al body shaming. Ricordiamoci che il maschio alfa è tramontato: oggi affascina di più un uomo che ammette le sue fragilità».

A Lucia Annibali il Premio Asilo Mariuccia 2024

Lucia Annibali con il Presidente del Tribunale di ;Milano, Fabio Roja
Lucia Annibali con il Presidente del Tribunale di ;Milano, Fabio Roja

Fabio Roja è stato insignito del Premio Asilo Mariuccia 2023. Premio che quest’anno è stato assegnato a Lucia Annibali, Difensora civica della Regione Toscana, Avvocata del foro di Urbino, Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, con un passato di parlamentare alle spalle ma soprattutto testimone in prima persona della violenza di cui possono essere capaci vittima di un terribile atto di violenza, che tutti ricordiamo. Era il 2013 quando l’ex fidanzato ingaggiò due sicari per gettarle sul volto dell’acido. Da quel giorno, Lucia Annibali ha intrapreso un percorso che ha rafforzato il suo impegno civile e l’ha portata anche ad essere eletta deputata nella 17esima legislatura. Il suo impegno è stato determinante: «Mi sono impegnata per ridurre il divario economico tra donne e uomini. Uno dei risultati è stato far sostenere da governo e parlamento il reddito di libertà come misura nazionale, mentre prima era affidato alle regioni».

Il libro di Lucia Annibali dedicato ai giovani

L’ex parlamentare ha appena scritto il suo secondo libro, dedicato ai più giovani: Il futuro mi aspetta (Feltrinelli): «Voglio parlare alle ragazze e ai ragazzi, e spiegare loro che prima dei gesti più violenti come l’aggressione che è capitata a me, c’è tutto un insieme di atteggiamenti fatti di paura e dolore, i sentimenti che abitano le donne che incontrano mariti e padri violenti. Sono atteggiamenti, questi, che tutti dobbiamo imparare a riconoscere e denunciare. È facile, dopo, criticare le donne, chiedendo perché non hanno denunciato prima, perché non hanno capito: ci vuole rispetto». Lucia Annibali racconta che era consapevole di vivere una relazione violenta, e che è stata “punita” per la sua scelta di libertà. «L’aggressione con l’acido per me è stata solo l’ultimo pezzo, quello che paradossalmente mi ha permesso di voltare pagina».

Dobbiamo celebrare la bellezza delle donne, come Lucia Annibali, che sopravvivono e vedono la luce, e lasciarci ispirare da loro per cambiare il pensiero collettivo, quello che giudica e colpevolizza le donne: è una responsabilità di cui dobbiamo farci carico tutti, come dice il Presidente del Tribunale di Milano Fabio Roja: «Tutti noi dobbiamo diventare sentinelle nel nostro quotidiano, e denunciare i comportamenti e le parole violente».