Hai notato anche tu che noi donne tendiamo a scusarci sul lavoro molto spesso? Sia quando vogliamo proprio chiedere scusa (“scusami, non volevo interrompere”) sia prima di parlare durante una riunione (“scusate, io vorrei dire che…”). E ancora quando ci troviamo a contraddire un collega (“scusa, ma non sono d’accordo con te”).
La nostra tendenza a over-scusarci è così evidente che pensiamo derivi dal modo in cui veniamo cresciute in quanto genere femminile. Mansuete, beneducate, sempre pronte a scusarci pur di non dare fastidio.
Scusarsi sul lavoro: meglio essere caute
Si corre però il rischio che una frase introdotta da “scusa” venga sottostimata, quando non totalmente ignorata, perché rivela insicurezza. È come mettere l’abito sbagliato a un pensiero. Come diceva Melanie Griffith nel film degli anni ’80 Una donna in carriera: “Se metti un brutto abito, le persone noteranno quello invece del pensiero”.
I manuali di business raccomandano quindi alle donne di controllarsi, di usare delle perifrasi o fare delle pause quando vengono prese dall’impulso di scusarsi. Eppure, secondo l’Harvard Business Review, il biglietto da visita delle scuse ci fa sentire più gradevoli. Ci permette di esprimere empatia e ci aiuta a combattere il nostro perfezionismo. È un grimaldello che ci è familiare e che ci risolve molte entrate, aiutandoci a sentirci a nostro agio. Come fare, allora?
L’abitudine a scusarsi e la ricerca di alleanze
Potrebbe essere d’aiuto sapere che dietro all’abitudine di scusarsi sul lavoro non c’è una fragilità psicologica. C’è invece un istinto femminile verso la creazione di alleanze. Negli anni ’80, le ricerche di Shelley Taylor, psicologa e autrice di L’istinto della cura, hanno dimostrato che il modo di relazionarsi delle donne –soprattutto in situazioni di tensione o di stress – è molto diverso da quello degli uomini. Questi, infatti, sono a proprio agio con un atteggiamento aggressivo o fortemente assertivo, tratto che si addice alle riunioni per esempio. Il motivo? Perché li guida un istinto che premia proprio “l’attacco e la fuga”.
Ma per le donne non è così. Taylor dimostra che l’istinto biologico delle donne le spinge, al contrario, a creare un ambiente amico, a stabilire alleanze e a prendersi cura. E chiedere scusa, iniziare una comunicazione con termini che indicano rispetto dell’altro, del suo tempo e della sua attenzione, è parte di questa attitudine. Così, in questo come in altri casi, viene da chiedersi se siano davvero le donne a dover cambiare. Dobbiamo considerare le nostre differenze come delle debolezze, oppure possiamo vederle come segnali di un cambiamento? Forse sono opportunità per aprire una strada verso un diverso approccio al lavoro, più attento e più ricco, che funzionerebbe meglio per tutti.