Farsi strada nel mondo del lavoro appare sempre più complesso. Trovare un‘occupazione che rispecchi a pieno gli studi intrapresi è spesso un’ardua impresa e ci si trova costretti ad accettare qualche alternativa. Sei disposta a costruire un piano B pur di avere un lavoro che ti faccia vivere, ma quanto ne sei soddisfatta? Quanto è in linea con le tue passioni? E quanto ti pagano? Ebbene sì, perché in Italia c’è anche un problema legato agli stipendi, spesso troppo bassi e assolutamente in controtendenza rispetto al costo della vita, che da tempo sta subendo un’impennata. Allora non sorprende – ma anzi indigna – che gli under 30 a Roma guadagnino in media 800 euro al mese.
Roma, stipendi troppo bassi per gli under 30
Mentre Governo e opposizione discutono sull’ipotesi di un salario minimo, a Roma i giovani che lavorano fanno sempre più fatica a mantenersi.
Il Parlamento discute sulla soglia di salario minimo, proposta a 9 euro l’ora, ma nella Capitale non c’è quartiere che tenga: dal Parioli al Quadraro, fino a Tor Bella Monaca, le entrate medie dei ragazzi nati negli anni Novanta non superano gli 800 euro. Apprendistato che sfociano in un nulla di fatto, indeterminati che non arrivano quasi mai: a Roma molti giovani che non superano i 29 anni non hanno la garanzia di un contratto stabile e fanno i conti con stipendi da fame. Su un totale di 2,2 milioni di contribuenti romani, 172mila persone non raggiungono i 30 anni.
Ciò significa che quasi 200mila giovani lavorano al di sotto di una soglia di civiltà riconosciuta in 22 Paesi europei e in più di 100 nazioni al mondo. I numeri allarmanti sono stati resi noti dall’ufficio statistica del Comune di Roma, che nel 2022 ha aggiornato i dati sul “benessere economico” dei cittadini romani.
I dati allarmanti
Non solo discriminazioni sul posto di lavoro: per i giovani sono tempi duri anche quando si parla di stipendi, che per gli under 30 di Roma (ma non solo) sono ben al di sotto di qualsiasi soglia considerata accettabile… Dai dati del Campidoglio emerge che il 10,8% dei residenti dichiara un reddito inferiore a 15mila euro. Il problema non riguarda indiscriminatamente la totalità dei contribuenti, ma coinvolge in particolare il mondo giovanile, indipendentemente da quartiere, censo o provenienza geografica. Manca il riconoscimento del diritto al lavoro e al reddito e questo testimonia un sistema produttivo malato, dietro cui si celano scenari sempre più diffusi ma dai contorni pericolosi.
Non è un caso allora se la Cgil calcola che nel Lazio il lavoro sommerso riguarda 420mila persone (pari al 15% dei lavoratori, superando addirittura la media nazionale che è ferma al 12%) e la quasi totalità di loro si trova a Roma. Di queste, una persona su quattro lavora in nero, mentre il resto si divide tra falsi contratti di collaborazione, partite IVA e autonomi.
Secondo la Cgia di Mestre, in Italia sono riconosciuti 933 CCNL, ma solo 128 sono sottoscritti dalle principali associazioni datoriali e sindacali. I restanti 805 farebbero capo a realtà imprenditoriali e sindacali minori, «con livelli di rappresentatività discutibili e non sempre presenti su tutto il territorio», fanno sapere. Tra questi, non mancano neppure i contratti di apprendistato, che prevedono una retribuzione mensile media pari a 800 euro, a patto di rispettare la finalità della formazione e con la promessa di un possibile successivo inserimento nel mondo del lavoro. Una promessa che, tuttavia, viene spesso disattesa e la situazione vissuta da molti giovani della Capitale ne è la conferma.