Portare il proprio cane in ufficio è il desiderio di un lavoratore su due ma la realtà è ancora ben diversa. Solo un’azienda su 10 ne permette l’accesso con regolarità. Nella restante maggioranza non è mai permesso (55%) o non sono stabilite regole a riguardo (27%). È il risultato di un’indagine condotta da Swg e commissionata dal Gruppo Mars.
L’indagine Swg sui cani in ufficio
Secondo l’indagine denominata “Gli uffici pet-friendly nell’era odierna post pandemia”, il 64% dei proprietari desidererebbe portare il cane in ufficio. Addirittura la metà dei lavoratori, anche non proprietari, crede che la presenza di cani migliori l’umore complessivo dell’ufficio (47%), ridurrebbe lo stress (42%); favorirebbe le occasioni di connessione con i colleghi (40%). Tra gli altri vantaggi, rientrano una maggiore creatività (31%) e produttività (27%).
Le imprese pet-friendly: il gruppo Mars
Purtroppo però solo un’impresa su 10 si dimostra davvero pet-friendly, permettendo l’accesso nelle proprie strutture ai nostri amici a 4 zampe. Una felice eccezione è quella del gruppo Mars che incoraggia i propri dipendenti a portare il cane con sé in ufficio. Come spiega Yesim Ucelli, Amministratrice Delegata di Mars Italia: “Adottare politiche pet-friendly, aprendo le porte degli uffici ai nostri cani, ha un grande impatto sul benessere delle persone, ma non solo. Ha anche effetti positivi per l’azienda stessa, che sarà maggiormente apprezzata per la capacità di offrire un ambiente di lavoro innovativo, più attento all’equilibrio vita-lavoro e ai bisogni dei propri associati”.
“Ridefinire i modelli di lavoro”
Alessia Cappello, assessore allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano, invita a riflettere sul bisogno di un nuovo modello di lavoro: “Oggi le persone hanno nuove aspettative e bisogni, cercano sempre più autonomia. E flessibilità, per migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, per poter dedicare più tempo a se stessi, alla famiglia e, per chi li ha, anche ai quattro zampe. Questo inevitabilmente rende necessario ridefinire i modelli tradizionali di lavoro al fine di promuovere il benessere delle persone”.