Lavorare sì, ma concedendosi un po’ di vacanza, soprattutto se non si è un dipendente, bensì un libero professionista in smartworking. In una parola: scoprire la workation. Si tratta di una tendenza in aumento, come dimostrano i dati. E con l’affermarsi di questa modalità di lavoro ibrido, che unisce appunto il dovere (work, lavoro in inglese) e la vacanza (vacation), aumentano anche le città che offrono spazi adatti per “portarsi dietro l’ufficio”. Nella Top ten delle località migliori del 2024 c’è anche Milano, secondo la classifica Work from Anywhere (WFA) dell’International Workplace Group, piattaforma leader nel mondo per gli spazi di lavoro flessibili e ibridi.

Workation, la città migliore è Budapest

A guidare la classifica è Budapest, con un punteggio di 75 su 100. «Ottenendo buone valutazioni per i prezzi dei trasporti e degli alloggi, la velocità della banda larga e la disponibilità di spazi di lavoro flessibili, Budapest si distingue come la migliore destinazione per i lavoratori ibridi nel 2024» spiegano gli autori del Barometro 2024. La capitale ungherese, quindi, non è solo meta ideale per chi sogna di visitare gli oltre 200 musei e gallerie, vedere il Danubio e l’architettura classica, i quartieri mondani e gli spazi verdi. Non a caso vanta circa 12 milioni di turisti internazionali all’anno.

Il podio: Barcellona e Rio

Al secondo posto si trova Barcellona (ex numero 1) «grazie a un’atmosfera vivace, un’architettura straordinaria e un clima soleggiato quasi tutto l’anno. Il visto flessibile per nomadi digitali offerto dalla Spagna, unito all’eccellente infrastruttura di trasporto di Barcellona e al costo della vita relativamente contenuto, garantisce che rimanga una destinazione privilegiata per le workation». A pari merito, però, c’è anche Rio de Janeiro, in Brasile, «grazie a punteggi impressionanti su alloggio, offerta food, costi di trasporto e velocità della banda larga – accessibile e potente».

Milano al 10° posto

Anche Milano, però, rientra nella Top ten al 10° posto della speciale lista e alle spalle di Pechino (Cina), Lisbona (Portogallo), New York negli Usa, Singapore (capitale dell’omonima repubblica asiatica), Giacarta (Indonesia) e Los Angeles (California). Certo, non può vantare il mare, ma negli anni ha reso i Navigli una location ideale anche per gli aperitivi sui barconi ormeggiati lungo i corsi d’acqua. Le opportunità professionali, inoltre, sono elevate così come i servizi e le offerte per il tempo libero. Tutte caratteristiche ideali per i lavoratori ibridi, dei quali 4 su 5 hanno esteso, o prenderebbero in considerazione di estendere, una vacanza per lavorare da remoto.

Le città emergenti per il 2024

Secondo le indicazioni del Barometro Work from Anywhere, ci sono anche alcune città emergenti. Tra queste spicca Austin, in Texas, nota anche come la «capitale mondiale della musica dal vivo». Si tratta di una location che riesce a coniugare una ricca offerta culturale e un contesto tecnologico dinamico. Una novità è rappresentata anche da Podgorica, in Montenegro, dove si trovano molte start-up e sempre più spazi di co-working, oltreché verdi, tra l’Adriatico e le montagne. Last, but not least, ci sono anche Marrakech, in Marocco, che unisce i vivaci souk, il patrimonio culturale e il crescente ammodernamento, e La Valletta, la capitale maltese e patrimonio mondiale dell’UNESCO, rinomata per la sua architettura storica, i porti pittoreschi e il fascino mediterraneo.

La crescita del workation

«Da quando il lavoro ibrido offre l’opportunità di lavorare da ovunque, per un numero sempre crescente di lavoratori sono finiti i giorni di lunghi spostamenti quotidiani», spiega Mark Dixon, fondatore e CEO di International Workplace Group. I motivi della crescita di questa modalità di lavoro sono diversi: «Grazie alla tecnologia cloud, è ormai realtà lavorare da qualsiasi parte del mondo, purché sia disponibile una connessione Internet di alta qualità. Non c’è da stupirsi, quindi, che sempre più persone stiano abbracciando l’idea di combinare il lavoro con il viaggio, sia che si tratti di pochi giorni aggiunti alla fine di una vacanza o di alcuni mesi come nomade digitale – prosegue Dixon – Questa tendenza è destinata ad accelerare ulteriormente il fenomeno e continueremo a vedere sempre più aziende adottare politiche WFA per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata dei dipendenti e aumentare l’attrattiva come datore di lavoro».