Si presenta con un sorriso contagioso, un giubbotto di pelle che la descrive in pieno e la voglia di raccontare la sua storia per ispirare tante altre donne. Novella Varzi, Managing Director di Jeep Italia, è stata a lungo una mosca bianca, una vera rarità nel mondo delle auto.

“Women era”, intervista a Novella Varzi

Ci racconta la sua carriera in un settore a maggioranza maschile?

«Tutto è partito con la laurea in Ingegneria gestionale. Poi sono entrata in Fiat, convinta da un percorso che puntava tutto sul talento. Ho fatto 10 anni di gavetta nelle vendite e sono passata a ruoli manageriali e di gestione delle risorse. Non è mancata l’esperienza all’estero, in Belgio. Insomma, ogni giorno sono stata circondata da uomini che rimanevano spiazzati quando vedevano arrivare una donna. Ma ho sempre fatto parlare la competenza e il duro lavoro. E a proposito di questo, credo moltissimo nel team: i risultati arrivano solo con il contributo di una squadra, guidata con entusiasmo. Jeep Italia, per esempio, ha conquistato in pochi anni il 4% del mercato automobilistico italiano».

Quali sono gli ostacoli più grandi che ha dovuto affrontare e come li ha superati?

«I momenti peggiori sono stati quando ero sminuita perché donna. Un classico? Arrivavo con un collega e gli altri si rivolgevano sempre e solo a lui. Ancora oggi, quando mi confronto con una persona nuova mi sfida e mette subito alla prova la mia preparazione. La chiave per vincere? Sono due: la bravura e la testardaggine. Certo, i momenti di sconforto non mancano, ma faccio un respiro e riparto, sempre supportata dal mio team».

Sui social, e non solo, Jeep ha lanciato la sua “women era”. Di che cosa si tratta?

«Il nostro marchio è caratterizzato da quattro valori fondamentali e uno di questi è libertà. Negli ultimi tempi, ci stiamo focalizzando proprio sulle donne e sulla necessità di scardinare stereotipi e pregiudizi. Così abbiamo lanciato la “woman era”, il progetto che dà voce alle figure di spicco di questa era, che si sono distinte nei loro settori, come la prima stuntwoman, la prima skipper… I loro successi ci spronano a ottenere tutto ciò che desideriamo, senza limiti».

La vostra parola d’ordine quindi è libertà, proprio come la nostra iniziativa Libere e Uguali: che cosa significa oggi essere libere e come si fa a esserlo?

«Vuol dire provare sempre a essere sé stesse e fare ciò che ci rende felici e complete. Però, servono gli strumenti giusti. Per esempio, con “women era” abbiamo supportato e fatto conoscere l’associazione Donne per strada, che aiuta ragazze e signore che si ritrovano per strada a notte fonda a tornare a casa in tranquillità, tenendo loro compagnia al telefono. Per me, libertà significa anche viaggiare da sola, ovviamente in sicurezza ma nei posti più lontani, come quando ho scalato il Machu Picchu in Perù. Confrontarmi con altre culture e scoprire il mondo mi regala energia e forza».