Si è conclusa la prima edizione di Puglia Orizzonti, un workshop in cui si sono confrontati giovani startupper, investitori, mentori e innovatori che hanno dialogato su come dare impulso a una regione che vuole crescere in competenze, visibilità e soprattutto in ruolo nel mondo dell’innovazione internazionale.
Puglia Orizzonti: il workshop
Durante l’evento organizzato da Gruppo Quokka e Feedel Ventures Start-up Studio, grazie alla collaborazione di Regione Puglia e Unione Europea nell’ambito della strategia Smart Puglia, abbiamo partecipato anche noi di Donna Moderna. Transizione green e digitale, empowerment femminile e rendere la regione più interessante per investitori e talenti sono le tre sfide che hanno coinvolto i giovani innovator presenti, che, con il supporto di mentori ed esperti. hanno potuto creare una soluzione possibile a ciascuna sfida. Tra i mentori c’era Annamaria Tartaglia, Business Angel e ideatrice di Business4Women ,che ha aiutato il suo team analizzando dati e condividendo competenze sul panorama delle start-up femminili in Italia.
Puglia Orizzonti: i progetti
Il workshop si è concluso a Spazio Porto di Taranto dove i tre team internazionali hanno presentato le loro soluzioni a fondi d’investimento, incubatori, a Gianna Elisa Berlingerio – Direttrice del Dipartimento di Sviluppo Economico di Regione Puglia – e Alessandro Delli Noci – Assessore allo Sviluppo Economico, Competitività, Attività economiche e consumatori, Politiche Internazionali e Commercio Estero.
Tre progetti diversi che hanno tutti evidenziato la necessità di costruire hub digitali e fisici sul territorio che possano aggregare e potenziare quello che già è stato fatto da molti imprenditori pugliesi e dalle istituzioni in ambito di sviluppo dell’ecosistema della regione. La qualità di vita, le risorse naturali e la volontà non mancano, ma c’è bisogno di incrementare la comunicazione tra i vari attori, fare formazione, intensificare la cultura d’impresa, sponsorizzare le giovani realtà esistenti e fare diventare la Puglia un brand che non è solo sinonimo di turismo, ma anche di tecnologia e innovazione. La prima edizione di Puglia Orizzonti si è conclusa con una promessa: che questo non sia un evento una tantum, ma il primo appuntamento di un lungo viaggio.
Uno sguardo al femminile
Per noi di Donna Moderna è stata l’occasione di immergerci in un contesto nuovo e carico di energia, sperimentare un’esperienza di co-living e co-working immersi nella natura, sederci a un tavolo di confronto con una generazione che parla il linguaggio del futuro. Qualche “cervello in fuga” che sogna di rientrare o di restituire al suo paese competenze e conoscenze maturate in ambiti internazionali, ma anche ragazzi europei con l’amore per la sfida, come quella di proiettare la Puglia fuori dai confini e renderla la nuova destinazione tecnologica, un po’ com’è successo 30 anni fa in Estonia e poi in Portogallo. Paesi periferici per alcuni versi, che oggi hanno ruoli centrali nei new business. Ecco alcune delle protagoniste di Puglia Orizzonti.
Manuela Verduci, managing director Kiron Digital Learning Solutions
Nata a Reggio Calabria, 35 anni, vive a Berlino da 11 anni. A Puglia Orizzonti era tra i moderatori che hanno aiutato i team coinvolti nel lavorare sulle sfide.
Come sei arrivata a Berlino?
«Ho studiato filosofia e sono andata in Germania per motivi molto nerd: volevo essere in grado di leggere i miei autori preferiti in lingua originale. Per l’Erasmus ho scelto quindi Berlino per imparare il tedesco e sono per caso inciampata nel mondo delle start-up. La mia carriera l’ho costruita partendo da lì».
Di cosa ti occupi?
«Di business sociale nel campo della digitalizzare e dell’accesso all’istruzione pubblica per migranti e rifugiati. Kiron Open Higher Education è nata nel 2015 in seguito alla guerra in Siria. Tanti rifugiati hanno raggiunto la Germania in quel momento e sia le istituzioni sia i changemaker berlinesi si sono impegnati affinché il talento dei giovani che arrivavano non andasse sprecato. In Siria c’è un sistema scolastico avanzato, questi ragazzi non potevano aspettare anni per avere i documenti per accedere all’università tedesca o iniziare un percorso professionale. Questa ONG è oggi un punto riferimento non solo in Germania, ma anche in altri parti del mondo, abbiamo un ufficio anche in Giordania. Grazie ai nostri programmi completamente digitali possiamo aiutare profughi ovunque».
Come sei arrivata a Puglia Orizzonti?
«L’ecosistema delle start-up berlinesi è molto florido, è la città più attiva in Europa in questo momento, quindi ci sono molte occasioni per fare networking. È cosi che ho conosciuto i ragazzi di Feedel Ventures, siamo stati chiamati dall’ambasciata per fare coaching a degli imprenditori italiani appena arrivati in città per lanciare le loro aziende. Lorenzo Seritti, uno dei founder di Feedel, ha scoperto il mio punto debole: il mio desiderio di voler restituire al Sud Italia, da dove provengo, quello che ho imparato».
SI parla tanto di “restituire alla propria terra d’origine” a Puglia Orizzonti.
«Provo un certo senso di colpa verso la mia terra, perché sono andata via, ho fatto carriera altrove. Ma la mia terra, i miei legami mi hanno permesso di diventare chi sono. Mio nonno aveva un ristorante: è stata una palestra di socialità e di leadership. Ho imparato a gestire tante persone, le esigenze degli altri, come costruire progetti collettivi. L’unico motivo per cui il mio potenziale ha trovato espressione in Germania è che c’era una risposta territoriale diversa dove sono andata. Non credo di essere più brava o intelligente delle persone con cui sono cresciuta nel mio paese. Solo mi fa rabbia pensare che il potenziale di quelle persone sia inespresso solo perché non ci sono le condizioni. Ancora».
Qual è il valore aggiunto delle donne nel tech?
«Come in tutti campi di innovazione, il segreto è la diversità. Abbiamo avuto un periodo di espansione e crescita economica guidato da un solo genere e da un solo tipo di uomo: bianco, con un certo tipo di cultura occidentale, colonizzatore. Ma qualsiasi elemento che porti diversificazione è la condizione base per innovazione. Lo stesso che si ripete produrrà sempre le stesse dinamiche, la stessa ingiustizia, gli stessi rapporti di forza, invece bisogna includere più prospettive possibili, in questo caso le donne, nello specifico meridionali, ma anche le altre categorie, per diventare noi designer della nostra vita e del territorio. Il segreto è scardinare le relazioni sociali come sono oggi e quindi cambiare la società in bene speriamo».
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Mi aspetto molto, le menti al lavoro sono brillanti, i profili delle persone coinvolte sono eccezionali, soprattutto perché sono ragazzi e ragazze che hanno esposto loro stessi alla vita in modo radicale, hanno fatto esperienze di via in altri posti, si sono buttate in carriere per esempio anche senza una storia familiare in quel contesto. Sono coraggiose anche nel modo in cui pensano, mi aspetto soluzioni innovative. Essere qua vuol dire già cambiare, stiamo già lavorando perché diventi normale il confronto, stiamo creando un nuovo linguaggio per la nostra generazione, per la Puglia, che poi coinvolgerà tutti gli altri attori, tutti quelli che vivono qua, in modo più inclusivo possibile».
Adriana Chiarelli, microbiologa e scientific project manager
31 anni, nata a Terlizzi in Puglia, vive a Parigi da circa 5 anni dove lavora all’Istituto Pasteur.
Da Terlizi a Parigi, è un bel cambiamento.
«Ho lasciato casa a 18 anni per andare a studiare in Toscana, ma dopo la laurea ho scelto di fare un dottorato di ricerca in biologia a Parigi e lì mi sono fermata perché ho avuto un’opportunità lavorativa all’interno della biobanca dell’Istituto Pasteur».
Cosa fai esattamente?
«Nella biobanca preserviamo microorganismi per mantenere la biodiversità e per poterli fornire alla comunità scientifica. Per ricerche accademiche ma anche sviluppi industriali, per esempio se devi produrre i probiotici hai bisogno di lattobacilli o lieviti che noi manteniamo secondo standard elevati e certificati».
Come sei arrivata a Puglia Orizzonti?
«Mi è apparsa una pubblicità su Linkedin e ho deciso di lanciarmi. Ho una gran voglia di restituire alla mia regione, con il mio background biotecnologico potrei sviluppare un’idea che sia sostenibile a lungo termine e che possa anche valorizzare le risorse territoriali. Magari nell’agricoltura per ridurre l’uso dei pesticidi che è ancora molto elevato in italia, o usare dei microrganismi per delle soluzioni per l’ambiente. Ci sono molti studi e progetti sulla bioconversione, su come poter sfruttare i microorganismi per eliminare plastiche nell’ambiente per esempio. Credo che gli algoritmi di Linkedin abbiano captato questo mio desiderio ed eccomi qua».
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Intanto mi aspetto di arricchire le mie soft skills, competenze relazionali, comunicative e imparare da chi ha una start-up, ha già cominciato, chi è già nel campo. È una grande opportunità: posso imparare e dare il mio contributo nonostante abbia un background di ricerca accademica. Qui posso portare più in alto le mie idee, i miei pensieri si possono concretizzare. È una bella sensazione, mi sento ricaricata. Venendo da fuori, vedo una regione dinamica che ha saputo cogliere nuove opportunità, ora dobbiamo valorizzare quello che c’è, non serve una rivoluzione».
Sei nel team che si occupa di empowerment femminile. Qual è il valore aggiunto di una donna nel Tech?
«Noi donne siamo più pragmatiche e più efficienti nel time management, siamo programmate per essere multitasking. Poi siamo più consapevoli, con un’intelligenza emotiva più sviluppata. L’empatia, in un settore come il Tech è importante. Siamo brave a percepire i cambiamenti, abbiamo le antenne sempre alzate, è funzionale in un ambito che ha un impatto così forte sulla società».
Hai già la valigia pronta per rientrare definitivamente?
«Sto iniziando a farla, mi sono data altri 5 anni ».
Simone O’Donovan, consulente in comunicazione
Simone ha 33 anni, è irlandese e vive a Berlino dove si occupa di comunicazione, branding e storytelling per clienti in vari ambiti: dalle ONG alle grandi corporation.
Come sei arrivata a Puglia Orizzonti?
«Conosco Victoria, una delle organizzatrici, abbiamo lavorato su vari clienti in passato e, quando mi ha raccontato del progetto, ho voluto farne parte».
Hai mai pensato di creare una tua start-up?
«Ci sto pensando, lavoro sempre a contatto con start-up e il desiderio di crearne una mia c’è, ma per ora mi limito ad aiutarle con progetti di comunicazione e storytelling. Lavoro principalmente con realtà al femminile, soprattutto nell’ambito della sostenibilità, climate change fino a prodotti per il ciclo mestruale»,
Che rapporto hai con la Puglia?
«Ci sono venuta in vacanza con i miei da piccola e ho qualche qualche amico pugliese a Berlino. Ma non sapevo fosse una destinazione anche per i nomadi digitali. Ora si parla tanto di fuga dei cervelli e in molti si trasferiscono in bellissimi posti come Spagna, Portogallo, dove c’è la volontà di attirare sempre più giovani e creativi. Non mi sorprende che ora tocchi alla Puglia».
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Nuovi contatti, crescere. Al mio rientro a Berlino avrò sicuramente più consapevolezza dei problemi e delle potenzialità di questo territorio. Speriamo che le nostre idee siano di supporto, arriviamo tutti con esperienze internazionali, background diversi e sono curiosa di vedere come questo mix possa generare qualcosa per una realtà così locale».
Evy Chung, start-up grower
Metà taiwanese e metà indonesiana, Evy è cresciuta in varie parte dell’Asia, poi è arrivata in Europa per conseguire l’MBA in Svizzera. E si è fermata. Oggi vive a Barcellona dove lavora come consulente per start-up spagnole che lavorano con paesi asiatici come Taiwan e Vietnam.
Come sei arrivata a Puglia Orizzonti?
«Grazie ad un amico, un imprenditore pugliese. Mi è smbrata una bella opportunità per conoscere meglio l’ecosistema delle start-up qui in Italia. So che il nord è già molto attivo, il sud mi incuriosiva molto. Sono una nomade digitale, chissà che questa non sia la mia prossima destinazione».
Hai già un tuo progetto?
«Non ancora, ma in futuro mi piacerebbe lavorare come mediatrice, trovare un’idea per mettere in relazione le persone. Se ci pensi anche io ho dovuto “mediare” con me stessa, ovvero far convivere radici diverse. Mi viene facile, ho mediato tanto tra i miei due genitori che litigavano in continuazione. A parte gli scherzi, mi viene naturale fare network, unire tra di loro persone di luoghi e culture diversi. Mi affascinano le relazioni, il cosìdetto “human engagement” che sia a casa, al lavoro o anche nel dating».
E com’è stata questa esperienza umana?
«Amazing, pazzesca. Cibo, gente e conversazioni. Qui c’è un gruppo davvero speciale e vario che ci permetterà di tirar fuori qualcosa di interessante . È un brainstorming molto stimolante e divertente. Per esperienza ti posso dire che è difficile portare delle soluzioni agendo localmente. Stimoli esterni, di persone come noi, con la nostra esperienza possono davvero significare molto per questo luogo. Possiamo davvero fare la differenza».
Collabori con Girls in Tech (un’organizzazione globale senza scopo di lucro incentrata sull’impegno, l’istruzione e l’emancipazione delle donne nella tecnologia). Che ruolo hanno oggi le donne in questo contesto?
«Visione, ragionamento e comportamento sono diversi nelle donne. Sono una sostenitrice della diversità nel team, ognuno porta il suo contributo. Prima del Covid, dominava lo stile americano: prevalentemente maschile, un po’ aggressivo. Oggi abbiamo bisogno di rivedere le logiche del business e le donne possono dare molto».
Franziska Winterling, esperta in comunicazione
27 anni, originaria di una piccola città vicino a Francoforte, Franziska vive, da sette anni a Berlino dove si occupa di comunicazione, digital marketing per associazioni no profit e social business dedicati allo sviluppo internazionale.
Qui a Puglia Orizzonti ci sono tanti idee e qualche start-up già attiva, hai un progetto tuo?
«Sono freelance e quindi sono già una sorta di azienda, ma sto cercando di capire come strutturarmi e che tipo di servizio offrire nel mondo della comunicazione digitale, dove c’è già molta offerta. Non voglio creare una start-up giusto per farlo».
Cosa pensi di questa esperienza?
«Innanzitutto sto conoscendo persone molto interessanti. C’è gente originaria del territorio, che vive qua o è andata via e vuole tornare e degli outsider come me. Sono arrivata qualche giorno fa, mi sono fermata a Bari a lavorare in un co-working, ho chiacchierato con alcuni ragazzi e mi sono fatta un’idea di come sia vivere in Puglia».
Qual è quindi la tua idea?
«La gente ama vivere qua ma al contempo sente una specie di vergogna, perché c’è poco da fare secondo loro, si sentono un po’ isolati. Al contrario io vedo un posto bellissimo con tante opportunità. Mi dispiace che non percepiscano il potenziale, che non comprendano che può essere un posto su cui investire anche per chi viene da fuori. Si sentono un po’ tagliati fuori dal resto del mondo, erano stupiti che fossi qua per lavoro e non per vacanza. Quando ho accennato di Puglia Orizzonti ai miei amici a Berlino, a loro non sembrava un’idea così assurda, per i ragazzi di qua invece è impensabile che ci sia un workshop sull’innovazione».
Cosa ne pensi delle donne nel mondo tech?
«Noi donne usiamo tantissime app, quindi serve studiarle anche dal nostro punto di vista, coinvolgendoci. In Germania uno studio ha rivelato gli effetti del Covid sulla società. Dai risultati, dalle domande che sono state fatte, si è capito la ricerca è stata svolta da un team maschile. Se pensai a quante sfide le donne hanno dovuto gestire in quel periodo, perché non siamo state coinvolte? Lo stesso avviene nel Tech: se vuoi creare valore per tutti, non puoi escludere metà della popolazione. Le donne sono empatiche, meno egoiste, non a caso è femminile il 75% delle imprenditrici che si occupano di sociale».
Elisa Pogliano, consulente in digital transformation
40 anni, originaria della provincia di Torino, dopo 17 anni a Londra, ha scelto di vivere a Cisternino in provincia di Brindisi.
Cosa ti ha spinto a trasferirti in Puglia?
«Dopo molti anni nel mondo corporate, con il mio compagno, che è tedesco, a cercavamo un posto dove costruire la fase successiva della nostra vita. Volevamo un clima migliore, una migliore qualità della vita, delle opportunità di lavoro in un posto dove ci fosse anche una comunità internazionale intorno e dopo aver considerato varie destinazioni nel bacino del Mediterraneo, la Puglia è emersa come l’opzione più valida,. Così a settembre 2022 ci siamo trasferiti a Cisternino, qui sta crescendo un ecosistema intorno alle start-up, c’è sviluppo tecnologico e attira sempre più nomadi digitali».
Di cosa ti occupi qua?
«Al momento siamo entrambi freelance. Per 17 anni ho lavorato nel mondo corporate, da Procter&Gamble a Mattel, in ruoli di leadership nel marketing digitale e e-commerce. Ora sto facendo consulenza in questi stessi ambiti. Ii mio compagno invece si occupa di project management, portfolio management, automazione per piccoli business che vogliono strutturare meglio le loro operazioni ed essere più efficienti. Al momento siamo consulenti di aziende internazionali da qua».
Come hai scoperto Puglia Orizzonti?
«Su Linkedin, ho mandato la mia candidatura ed eccomi qua. È stato molto illuminante incontrare un mix di competenze e persone con diverse esperienze, anche di diverse provenienze. Alcuni vivono in Puglia, altri se ne sono sono andati e tornati, altri non conoscono il territorio ma hanno vissuto in ecosistemi all’estero molto simili che ci fanno immaginare e sperare quello che la Puglia può diventare tra 5 e 10 anni».
E come sarà secondo te?
«Immagino che ospiterà una comunità internazionale molto effervescente sia di persone che vogliono vivere qua una parte dell’anno, o anche qualche mese, grazie allo smartworking questa è oggi una grande possibilità. Per alcuni potrebbe anche diventare casa o la sede delle proprie attività economiche».
Olivia Czetwertynski, si occupa di Strategic Innovation e Ecosystem Building
Nata da genitori polacchi, Olivia è cresciuta tra Canada, Africa e Belgio. Dopo gli studi in Canada si è trasferita a Madrid per 10 anni e ora vive a Berlino.
Hai girato mezzo mondo, come sei arrivata a Berlino?
«Per occuparmi di innovazione. Lavoro per Betahaus, il primo co-working in Europa e abbiamo un’agenzia che lavora con varie realtà, dal governo alle grandi corporation. In questo periodo i miei progetti di innovazione sono per lo più in Asia, soprattutto in Giappone».
Di che tipo di progetti ti occupi?
«Da noi arrivano aziende di vario tipo, grandi e piccoli budget. C’è chi ha bisogno di dare uno sguardo all’ecosistema esistente in Europa e chi invece vuole crearlo. Per esempio abbiamo riconvertito uno stadio a Berlino dove ormai non andava più nessuno. Oggi è uno spazio con co-working, co-living e altre attività, un vero ecosistema».
Come è andata a Puglia Orizzonti?
«Innanzitutto mi ha permesso di conoscere nuove persone. Conto di restare in contatto con loro, con alcuni stiamo già ragionando sul potenziali collaborazioni».