Dal 1° luglio 2017 l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha preso il posto di Equitalia. Questo cambiamento non modifica le norme che regolano i pagamenti. Con il passaggio da Equitalia all’Agenzia delle Entrate, che può accedere alla banca dati dell’Anagrafe tributaria, il pignoramento del conto corrente diventa mirato: il blocco non avviene alla cieca su tutti i conti intestati al debitore, ma può essere effettuato solo su quello che contiene la somma necessaria per coprire il debito. Non c’è quindi nessuna stretta in arrivo per chi è in difficoltà con i pagamenti, per esempio chi ha ricevuto una cartella esattoriale per bolli auto non pagati. Chi ha un debito col fisco, insomma, non rischia di rimanere senza un soldo.
Alcuni giornali l’hanno segnalato come una novità, ma il pignoramento del conto corrente esiste in realtà da molti anni: è regolato da una legge del 2005 (la numero 203). La procedura consente alla società di riscossione di bloccare il conto corrente del debitore e prelevare la somma richiesta senza dover chiedere alcuna autorizzazione al giudice. Il contribuente che ha ricevuto una cartella esattoriale, però, ha 60 giorni di tempo per pagarla, contestarla o chiedere di poterla rateizzare prima che il conto venga pignorato. Tutte le informazioni si trovano comunque su agenziaentrateriscossione.gov.it.
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