«Ho appena comprato il mio primo ETH!». Con questo tweet a metà settembre Reese Whiterspoon ha comunicato al mondo di essere sbarcata nel mondo delle criptovalute (ETH sta per Ethereum, una valuta digitale). Una notizia che ha di certo incuriosito i fan dell’attrice e produttrice più ricca di Hollywood, ma che non ha colto impreparata Amelia Tomassicchio, 27enne brindisina, fondatrice e direttrice di Cryptonomist, il primo quotidiano online sul tema bitcoin & Co, con mezzo milione di visite al mese.

Dopo Roma, Milano e Lugano, dove ha studiato e lavorato, nel 2014 Amelia  Tomassicchio si è avvicinata al mondo “crypto” «quando nessuno sapeva esattamente di cosa si stesse parlando» racconta. «Io e i miei colleghi, invece, ci sentivamo parte di una rivoluzione, ci sembrava di stare per cambiare il mondo. Come alla Apple quando inventarono l’iPhone».
Eppure lei non ha la finanza nel Dna: è laureata in Arti e scienze dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Come mai è passata dagli studi artistici alle criptovalute? «Per un motivo pratico: mi sono accorta che con quel corso di laurea avrei avuto pochissimi sbocchi lavorativi. Il mio sogno era fare la sceneggiatrice, ma nel mondo del cinema purtroppo se non hai agganci non vai avanti. Mi sono avvicinata alle valute digitali per caso: il mio ex ragazzo aveva l’ufficio accanto a una società che si occupava di bitcoin. Mi sono appassionata all’argomento tanto che per la tesi di laurea all’università proposi di occuparmi proprio di industria cinematografica e finanza virtuale».

Che nesso c’è tra i due mondi? «In effetti era un po’ forzato: volevo indagare il modo in cui il cinema avrebbe raccontato l’avvento delle criptomonete, com’era già accaduto per il web. Il mio relatore era scettico ma mi ha dato fiducia. E non sono stata smentita: 6 anni dopo, nel 2019, è uscito Crypto, un thriller hollywoodiano in cui un giovane agente indaga sul riciclaggio di denaro sporco».

Come direttore di una rivista dedicata, chi meglio di lei può rispondere alla domanda: «Che cosa sono le cripotovalute»?
«Sono monete virtuali decentralizzate, cioè non gestite da alcuna autorità: non c’è una banca né un governo che le controlli, sono emesse da aziende digitali o singoli sviluppatori informatici. Per questo motivo non possono essere sottoposte a decisioni imposte dall’alto. Il più conosciuto, il bitcoin (creato nel 2009 da Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’anonimo inventore, ndr), è solo una delle oltre 11.000 monete virtuali in circolazione, ognuna con caratteristiche proprie: alcune servono per i giochi online, per esempio».

Chi o cosa garantisce che, banalmente, i soldi non vadano persi?
«Una rete di computer – quelli degli siluppatori e delle aziende che li emttono – che, collegati in tutto il mondo, svolgono la funzione di certificazione delle informazioni: è una sorta di organo di garanzia tra gli stessi investitori. Attraverso questi computer tutte le transazioni cripto sono registrate sulla cosiddetta “blockchain”, la tecnologia che supporta le criptomonete: un archivio condiviso che registra le transazioni e traccia i pagamenti virtuali. Serve per evitare forme di falsificazione».


«Le criptomonete rappresentano un investimento che può dare grandi soddisfazioni, ma anche grandi perdite. Sono un metodo di pagamento del futuro»


Come si apre un conto digitale e come si scambiano euro con bitcoin?
«Si apre il proprio account, come su PayPal per intenderci, su una delle apposite piattaforme. La più conosciuta, l’americana Coinbase, permette sia di aprire il proprio wallet sia di cambiare euro in criptovalute: la funzione si chiama “exchange”».

Perché dovremmo usare le criptomonete?
«Perché rappresentano sia un investimento che può dare grandi soddisfazioni – in un giorno si può guadagnare molto più che investendo in azioni, ma attenzione si può anche perdere! – sia un metodo di pagamento del futuro, digitalizzato e decentralizzato. Personalmente sto attenta a non spendere i miei bitcoin come moneta corrente perché, per fare un esempio, se un anno fa ho comprato un’auto con criptovalute che all’epoca valevano 10.000 euro mentre oggi ne valgono 40.000, è come se quell’auto l’avessi pagata il quadruplo. Ciononostante, sempre più siti accettano criptomonete come metodo di pagamento, uno su tutti Just Eat per il cibo da asporto». 

Tre anni fa ha fondato il quotidiano online Cryptonomist di cui oggi è direttrice.
«Sì, l’ho creato con il founder della startup Eidoo per cui ho lavorato nei due anni precedenti come direttore marketing. Abbiamo 15 redattori per circa 15 notizie al giorno, oltre ad approfondimenti e a una sezione denominata “Wiki” con spiegazioni per chi si avvicina a questo mondo per la prima volta».

È vero che sempre più donne sono interessate al settore?
«Sì, anche se come accade per le materie scientifiche, in questo ambiente siamo meno degli uomini. Però stiamo aumentando: in centinaia facciamo parte dell’associazione Blockchain Ladies, la community fondata nel 2017 da Caterina Ferrara, Senior Blockchain Consultant inserita da Forbes tra le 100 founders da seguire in Europa. Aggrega le professioniste del settore nel mondo, dove donne forti ispirano altre donne forti».

Qual è l’ultima cosa che ha comprato in moneta digitale?
«Le proteine sul sito Prozis.com per allenarmi in palestra. Ma mi è anche capitato di organizzare un viaggio in Australia su Travala.com, dove voli e soggiorni in hotel si pagano in bitcoin».

Chi sono le trader digitali

Sconosciute fino a qualche anno fa e in attesa di una regolamentazione, le criptovalute attraggono sempre più investitori. Il 18% degli italiani dichiara di possedere bitcoin, la più celebre delle monete digitali. E il mondo “cripto”, con la promessa di diventare un’alternativa più trasparente e accessibile alla finanza tradizionale, è sempre più al femminile. Secondo i dati di The rock trading, una delle principali piattaforme di scambi italiana, negli ultimi 3 anni è raddoppiato il numero di donne che hanno investito in criptovalute.

Le criptotrader hanno un alto livello di scolarità (oltre il 43% è laureata a fronte del circa 40% degliuomini), analizzano il mercato senza farsi prendere dall’adrenalina e tendono a investire consapevoli dei rischi del settore: tra aprile e maggio scorsi, 1 bitcoin è passato dal valere 64.000 dollari a scendere sotto i 31.000 (le quotazioni seguono la legge della domanda e dell’offerta). Insomma, investire in questo mondo non sempre è immune da rischi, e le donne sembrano essere più esperte e lungimiranti.