Alla fine è arrivata Quota 100. Il decreto che permetterà a circa 400.000 lavoratori di andare in pensione qualche anno prima è stato varato dal Governo il 17 gennaio. E il 29, primo giorno per inoltrare la richiesta, all’Inps sono arrivate 800 domande. «È una misura sperimentale per i lavoratori che maturano i requisiti previsti nel triennio 2019-2021» chiarisce Remo Guerrini, responsabile regionale Patronato Cisl Inas Lombardia. «Ma per tutti gli altri resta in vigore la legge Fornero, con le sue regole: tra queste l’età per la pensione di vecchiaia, che da quest’anno vene innalzata a 67 anni».
Oltre a Quota 100, però, ci sono altre possibilità di uscita anticipata dal lavoro, alcune delle quali prorogate proprio con il decreto che ha introdotto la novità. «Sono opzioni riservate ad alcune tipologie di lavoratori e prevedono sempre un assegno ridotto rispetto alla pensione di anzianità o di vecchiaia perché i contributi versati sono meno. Vanno quindi valutate con l’aiuto di un patronato che può aiutare a calcolare la somma dell’assegno per capire se al lavoratore conviene veramente» consiglia Fulvia Colombini, del collegio di presidenza Inca Cgil. Vediamo quali sono le possibilità, tenendo presente che le domande per tutte le misure possono essere presentate tramite patronato, o, per chi possiede il Pin dell’Inps o lo Spid, sul sito dell’Inps, nella sezione “servizi e prestazioni”.
A 58 anni con Opzione Donna
Se sei nata entro il 1960, (1959 per le lavoratrici autonome) hai un anno per valutare questa opzione. «La misura riguarda le lavoratrici che al 31 dicembre 2018 hanno raggiungo 58 anni d’età (59 se si tratta di libere professioniste) e un’anzianità contributiva di almeno 35 anni» spiega Guerrini. Se scegli Opzione Donna, ricorda che dal momento in cui maturi i requisiti, per ricevere la pensione dovrai attendere 12 mesi se sei dipendente, che diventano 18 per le autonome. In questo periodo puoi comunque continuare a lavorare. «L’importo dell’assegno mensile sarà calcolato con il solo sistema contributivo, senza tenere in considerazione la tua retribuzione attuale». Questo significa che, rispetto alla pensione calcolata con il sistema misto, il taglio dell’assegno potrebbe arrivare al 30%.
A 61 anni e 7 mesi se hai un lavoro usurante
Solo chi svolge un’attività pesante può sfruttare questa formula. «Rientrano nella categoria gli addetti alle catene di montaggio, al trasporto pubblico e i lavoratori notturni» spiega Fulvia Colombini. Servono almeno 61 anni e 7 mesi di età, ma la soglia può aumentare a seconda della tipologia di lavoro svolto. L’anzianità contributiva è invece uguale per tutta la categoria: almeno 35 anni.
A 62 anni con Quota 100
Puoi scegliere questa uscita solo se hai 62 anni o li compirai entro la fine del 2021 e hai versato almeno 38 anni di contributi. Per totalizzarli, puoi cumulare i versamenti a casse diverse purché facenti parte dell’Inps, per esempio Inps Gestione separata o Gestione Poste. «Con Quota 100 il tuo assegno mensile non subirà penalizzazioni, ma sarà ovviamente commisurato ai versamenti fatti» spiega Guerrini. Tieni presente, inoltre, che non potrai integrare la pensione con occupazioni regolarmente retribuite fino al raggiungimento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia. «È inoltre prevista una finestra di 3 mesi per i dipendenti privati, di 6 per i pubblici: in pratica, se lavori in un’azienda privata e hai raggiunto i requisiti nel gennaio 2019 (o precedentemente) maturi il diritto all’assegno dal 1° aprile».
A 63 anni: Ape volontario
«È una sorta di prestito che puoi richiedere a partire dai 63 anni di età, con almeno 20 di contributi, in attesa di raggiungere i requisiti per la pensione. L’Ape volontario è regolata da una legge varata nel 2017 e vale ancora per tutto il 2019. La richiesta va inoltrata all’Inps, ma il prestito che sostituisce la pensione viene erogato da una banca convenzionata. È quindi previsto un tasso di interesse che si aggira intorno 3-4%» spiega l’esperta. «L’importo del prestito viene calcolato sulla base della tua retribuzione e dei contributi versati e liquidato sotto forma di assegno mensile fino alla pensione. Il debito sarà poi restituito in rate mensili per 20 anni, ma occorre stipulare un’assicurazione che coprirà la somma in caso di morte».
Per disoccupati e invalidi c’è l’Ape sociale per tutto il 2019
È riservato a disoccupati, invalidi con una percentuale minima del 74%, persone che assistono parenti di primo grado disabili e lavoratori che svolgono 15 attività usuranti definite dalla legge, tra cui infermieri e maestri d’asilo. I requisiti sono: 63 anni d’età e 30 di contributi (36 per chi fa un lavoro usurante). Rispetto all’Ape volontario è l’Inps a erogare l’indennità fino al momento del pensionamento. Quindi non ci sono interessi e non c’è alcuna assicurazione da pagare.
La pensione anticipata
Il Governo ha congelato fino al 2026 gli anni di contributi necessari per l’accesso alla pensione anticipata, quella che prima era definita “di anzianità”. Per i prossimi sette anni la soglia minima resta quindi a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Viene però introdotta una finestra di tre mesi: significa che chi ha maturato i requisiti il 1° gennaio, per esempio, riceverà la la pensione dal 1° aprile».