La nostra vecchia caldaia smette di funzionare. Vogliamo sostituirla con un’altra a condensazione di classe energetica A e, già che ci siamo, cambiare le finestre. Possiamo usufruire per entrambi gli interventi del nuovo Superbonus al 110%, se realizziamo i lavori tra il primo luglio di quest’anno e il 31 dicembre dell’anno prossimo. A patto che le due nuove spese consentano alla nostra casa di migliorare di due classi energetiche. Come dimostrare il balzo in avanti in termini di efficienza? Per provare i progressi, secondo la legge di conversione del Decreto Rilancio (l.77/2000) bisognerà procurarsi due APE, cioè due attestati di prestazione energetica. Uno precedente e l’altro successivo ai lavori. Per capire meglio come muoverci ci siamo rivolti a Mauro Grazia, perito termotecnico e consulente di Confabitare, l’organismo di categoria dei proprietari immobiliari.
A cosa serve l’attestato e come è fatto
L’APE o Attestato di prestazione energetica, erede del vecchio Attestato di certificazione (ACE), è un documento rilasciato da esperti qualificati, dopo un sopralluogo. Il certificato attesta la prestazione energetica della nostra casa e contiene raccomandazioni per migliorarla. Serve cioè a indicare quanta energia impiegherà l’appartamento ogni anno per riscaldarsi e produrre acqua calda durante i mesi freddi e rimanere fresco durante quelli caldi. Si tratta, in sostanza, di una sorta di “pagella energetica” dell’immobile. Dal 2013 va allegato per legge ai contratti di vendita e affitto di casa.
L’attestato riporta la performance energetica della nostra casa espressa in dieci classi (A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F, G) dalla più alla meno efficiente. Un po’ come avviene per l’etichetta degli elettrodomestici. La sua durata è di dieci anni e il prezzo dipende da chi lo rilascia. In genere si aggira sui 150-200 euro, ma è deducibile tra i costi che beneficiano del bonus.
A chi rivolgersi per ottenerlo
Per ottenere l’APE dobbiamo rivolgerci a un tecnico abilitato e indipendente, che non sia cioè un nostro parente, né abbia interesse alla realizzazione della ristrutturazione. Quindi un architetto, un ingegnere, un geometra o un perito, iscritto al proprio ordine professionale. «Non esiste un elenco nazionale. Per individuarlo bisogna cercare gli esperti autorizzati della propria regione. Alcune Regioni (come Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Sicilia) hanno istituito un catalogo di esperti accreditati pubblico, consultabile online. In alternativa si possono contattare i singoli ordini professionali e si seleziona un esperto», spiega a Donna Moderna Mauro Grazia.
«Funziona così: il professionista procede con il sopralluogo. Guarda come sono fatte le murature, le strutture portanti dell’immobile. Con un apposito apparecchio effettua la stratigrafia del muro per accertare il disperdimento (la capacità di tenere fuori il freddo d’inverno e il caldo d’estate). Poi deve controllare gli infissi – porte e finestre – prendere nota dei consumi di gas metano o di energia elettrica e infine con programmi ad hoc fare i calcoli e stabilire in quale classe energetica rientra l’unità immobiliare».
L’attestato contiene, oltre alla classe energetica indicata da una lettera dell’alfabeto, diversi altri dati come: la prestazione energetica globale, la qualità energetica del fabbricato – ossia la capacità di contenere i consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento – le emissioni di anidride carbonica e le raccomandazioni per migliorarne l’efficienza.
Perché l’asseverazione è una garanzia
Come facciamo a essere certi di salire di due classi energetiche? «La legge sul Superbonus al 110% richiede che l’APE sia rilasciato sotto forma di asseverazione, cioè una dichiarazione con firma e timbro resa dal professionista, con la quale si attesta che grazie ai lavori svolti l’unità immobiliare è cresciuta di due classi. Nella sua relazione allegata, il tecnico dichiarerà anche che le spese sono congrue rispetto agli interventi effettuati. Il certificato, firmato e timbrato dal tecnico viene inviato in via telematica alla Regione di appartenenza che può svolgere controlli a campione», spiega il perito.
Dunque, possiamo dormire sonni tranquilli, è il tecnico che si assume la responsabilità di ciò che dichiara. «Se afferma il falso ci sono due possibilità: se ciò accade per colpa dovrà pagare solo i danni in sede civile. In genere i tecnici per legge sono tenuti a sottoscrivere polizze assicurative professionali di minimo 500.000 euro per tutelarsi in caso ciò si verifichi. Se invece la dichiarazione falsa è intenzionale, il professionista dovrà rispondere del reato di falso ideologico. Perciò è estremamente difficile che ciò accada. In ogni caso, per difenderci da eventuali raggiri, è buona norma informarsi sempre sulle caratteristiche tecniche e morali dell’esperto, prima di affidargli l’incarico».
Salire di due classi è impresa quasi impossibile
Una volta che ci affidiamo al professionista, è lui che ci aiuterà a individuare gli interventi migliori da effettuare per usufruire delle agevolazioni fiscali. E controllerà insieme a noi se possiamo riuscire nell’intento di salire di due classi o meno. «Il tecnico per prima cosa attesta lo stato di fatto dell’immobile. Poi effettua una “diagnosi energetica” (che confluirà nel primo APE, utile a valutare la situazione) ed elabora un progetto con i lavori necessari all’incremento di efficienza energetica. Al termine dei lavori, se vengono svolti, produrrà il secondo APE e poi bisognerà inviare tutta la documentazione all’Enea e all’Agenzia delle Entrate», precisa il perito, «Occhio però: se l’immobile è già in penultima classe è consentito il miglioramento di una classe sola. In tutti gli altri casi servirà sempre un progresso di due classi».
Purtroppo però, il salto di due classi energetiche è tutt’altro che impresa semplice. «Com’è noto, in base alla nuova legge, bisogna realizzare sempre un intervento trainante (che migliori l’efficienza energetica o riduca il rischio sismico) e uno trainato. L’intervento che consente con più facilità il progresso di due classi in genere è l’isolamento termico dell’intero fabbricato, il cosiddetto “cappotto” approvato dal condominio. In tutti gli altri casi è davvero molto difficile scalare due gradini energetici. Se non viviamo in un condominio ma in una villetta a schiera si potrebbe raggiungere lo stesso scopo installando impianti di riscaldamento a pavimento, una pompa di calore e con l’aggiunta di pannelli fotovoltaici, ma è molto più difficile scalare due classi». E di conseguenza anche usufruire del bonus e, come si spera, non spendere niente per la ristrutturazione.