«Magic box?» mi fa il ragazzo dietro al banco, con l’aria complice, non appena mi vede entrare. «Magic box» confermo, preso alla sprovvista. Siamo da Tramè, la paninoteca di tramezzini veneziani che da qualche anno è sbarcata a Milano con 3 punti vendita. Quello in cui mi trovo è in via Vittor Pisani, a due passi dalla stazione Centrale. Sono le 19.45, manca un quarto d’ora alla chiusura e il negozio è semideserto: i tramezzini, d’altra parte, vanno più a pranzo che a cena. Ma è proprio per assaggiare ciò che resta dopo la grande abbuffata impiegatizia di mezzogiorno che sono qui: ho deciso di provare Too Good To Go, la più popolare delle app contro lo spreco di cibo. Un fenomeno che nel nostro Paese, secondo il rapporto 2019 dell’osservatorio specializzato Waste Watcher, vale quasi 16 miliardi di euro l’anno, lo 0,88% del Pil. Risorse perdute che qualcuno prova a rimettere in circolo, guadagnandoci. Nato nel 2015 in Danimarca, il servizio conta 15 milioni di utenti in 13 Paesi europei, di cui 300.000 in Italia, dove è sbarcato poco più di 6 mesi fa.
Si risparmia scoprendo sapori nuovi
Il servizio funziona in modo semplice: ristoranti, panifici e rosticcerie segnalano sull’app la disponibilità di cibo avanzato e la fascia oraria in cui ritirarlo. Il cliente sceglie cosa acquistare in base a voglie e vicinanza, paga – un terzo del prezzo pieno – con carta di credito, si presenta all’ora stabilita e… sorpresa. Too Good To Go non consente di ordinare, ma offre una scatola (la Magic box, appunto) in base all’invenduto del giorno. Unica precauzione: comunicare per tempo eventuali allergie e intolleranze alimentari.
L’app punta a combattere non solo lo spreco di cibo, ma anche quello di imballaggi: l’utente è incoraggiato a portare da casa il proprio contenitore. «Hai la schiscetta?» chiede infatti il commesso. Non ce l’ho: sarebbero 50 centesimi extra, ma visto che è la prima volta chiude un occhio. A casa, apro la mia Magic box. Ci sono 3 tramezzini, che costerebbero 9 euro mentre io li ho pagati 3. I gusti non sono quelli classici: ad avanzare, spesso, sono le specialità meno comuni. Così assaggio un tramezzino pere, gorgonzola e noci, uno con ‘nduja e provola e un terzo con soppressata e Asiago. Squisiti. Altro vantaggio: non solo si salva del cibo dalla spazzatura, ma si scoprono abbinamenti e sapori nuovi.
La spesa last minute aiuta anche i negozi
La sera dopo, stavolta munito di contenitore, decido di provare qualcosa di più elaborato. L’app mi suggerisce Perricone Cookering, gastronomia siciliana nella parte sud di Milano. Un ragazzo scarica nel mio tupperware un intero stinco di maiale in umido, con contorno di patate. Poi mi guarda: «Tu mi sembri uno che mangia». E aggiunge un bagel artigianale con salmone, rucola e formaggio. Prezzo totale? 5 euro.
«Lavoro da tutta la vita nella ristorazione e ho visto tonnellate di ottimo cibo buttato via» racconta Samuel, il titolare. «Così, quando ho saputo di questa iniziativa, mi è venuto naturale aderire. E poi conviene anche a me: con il ricavato degli “scarti” riesco a pagare metà dell’affitto. In media vendiamo 2 o 3 Magic box al giorno, la maggior parte a clienti nella fascia dai 25 ai 45 anni».
Ci sono offerte nella grande distribuzione
Oltre a bar e ristoranti, una quota importante di spreco alimentare viene dalla grande distribuzione. Ridurla è lo scopo di MyFoody, app nata in Italia nel 2016. Come? Segnalando i prodotti in scadenza in supermercati, ipermercati e discount, venduti a prezzo ribassato. Scarico la app e cerco il punto vendita più vicino a casa: è un Lidl in zona Naviglio pavese, dove mi attendono 2 scatole di corn flakes e 3 confezioni di tè e tisane. Poca roba, ma vado lo stesso a dare un’occhiata.
Arrivato in negozio, mi accorgo che i prodotti segnalati non ci sono, ma accanto alle casse un carrello griffato MyFoody è stracolmo di altri articoli scontati dal 30 al 50%. Patatine, biscotti, frutta, bocconcini per cani, ma anche prodotti non alimentari come salviette, pannolini o bicchieri di carta. Chiedo spiegazioni al personale e mi rispondono che l’app viene aggiornata solo una volta al giorno: conviene sempre passare di persona, qualche occasione si trova comunque.
Con il diario digitale gli alimenti freschi sono sotto controllo
Suonerà strano, ma il 78,9% del cibo si butta via tra le mura di casa. Non può mancare, quindi, chi si è inventato app per combattere anche questo fenomeno. Come Puccifrigo, una sorta di diario digitale per tenere sotto controllo lo stato degli alimenti freschi: inserendo la data di scadenza, una notifica sullo smartphone ci ricorda quando è ora di consumare il prodotto.
Aprendo l’applicazione, poi, troviamo una panoramica del contenuto del nostro frigo: i nomi degli alimenti sono affiancati da emoji sempre meno sorridenti via via che la scadenza si avvicina. Conviene stare attenti, se non vogliamo far piangere le zucchine…