Da marzo scattano gli aumenti per l’Assegno unico, riservato a chi ha figli a carico. Ma le modifiche non scattano per tutti: o meglio, per qualcuno gli importi potrebbero anche diminuire.
Con la legge di Bilancio 2023, infatti, si è deciso di innalzare da 100 a 150 euro l’importo della misura, anche se limitatamente ai nuclei familiari con almeno quattro figli. Per questa tipologia di famiglie, però, l’adeguamento è scattato subito, quindi da marzo arrivano anche gli arretrati, dal momento che gli accrediti sono partiti materialmente a febbraio.
Un altro ritocco, però, riguarda anche l’adeguamento all’inflazione (nel valore dell’8,1%). Anche in questo caso l’Inps ha provveduto alla rivalutazione degli assegni da febbraio, quindi l’arrotondamento al rialzo delle cifre si potrà osservare con l’accredito di marzo. Nel concreto significa che l’importo minimo passa dai precedenti 50 a 54,10 euro. Non solo. Il calcolo riguarda anche le soglie minimo di reddito in base alle quali viene conteggiato l’assegno: vuol dire che, se finora il valore minimo era di 15mila euro (con importi maggiori), ora passa a 16.215 euro.
Tutte le modifiche interessano anche gli importi previsti per casi particolari, come i figli disabili a carico i nuclei con più di due figli.
Cosa cambia per le famiglie monogenitoriali
Notizie meno positive arrivano, però, per i nuclei monogenitoriali. Fino al 2022, infatti, era prevista una maggiorazione mensile dell’assegno unico “nel caso in cui entrambi i genitori risultassero titolari di redditi da lavoro”. La maggiorazione partiva da 30 euro per chi aveva un Isee fino a 15mila euro all’anno, per ridursi progressivamente al crescere dei redditi (azzerandosi oltre i 40mila euro). Si era creato, però, un “pasticcio burocratico” dal momento che molti genitori single avevano fatto richiesta della maggiorazione, perché la norma non prevedeva in modo esplicito limitazioni a questo tipo di nucleo. A ottobre, invece, era arrivato lo stop da parte dell’Inps, con la decisione che le cifre erogate dovevano essere restituite (con conguaglio sugli assegni nei mesi successivi). A confermare il dietrofront era stata anche la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, durante un question time alla Camera, quando aveva spiegato: “A un anno circa dall’introduzione dell’assegno unico si rende necessario rimuovere alcune criticità”, riferendosi alle “famiglie monogenitoriali cui non spetta una delle maggiorazioni previste per le famiglie con due percettori di reddito”.
Eccezioni a parte, come funziona l’assegno unico, quali sono e quando occorre presentare il nuovo Isee, necessario a ottenere l’assegno e che rimane con parametro di base?
Come cambia l’assegno unico: l’importo
Come previsto dalla manovra finanziaria è stato previsto un aumento del 50% della maggiorazione forfettaria, per i nuclei con almeno 4 figli. Si tratta, in pratica, dell’importo di 100 euro che finora era erogato a questo tipo di famiglie e che sale a 150 euro al mese per nucleo avente diritto.
Ma ci sono altri due casi nei quali l’importo prevede un ritocco al rialzo: il primo è quello dei nuclei familiari con 3 o più figli a carico, per i quali è previsto un aumento del 50% dell’assegno se i figli hanno un’età compresa tra 1 e 3 anni. In questo caso la famiglia riceverà il 50% in più per ciascun figlio se ha un ISEE fino a 40.000 euro. Nel secondo caso rientrano, invece, coloro che hanno figli con meno di 1 anno: questi nuclei familiari potranno avere il 50% in più dell’assegno, a seconda delle fasce ISEE di riferimento.
Assegno e reddito di cittadinanza: cosa cambia
Il Governo, dunque, ha deciso un ritocco generale, oltre a un cambio per chi è percettore di reddito di cittadinanza. Nel primo caso, in concreto, l’assegno non partirà più dagli attuali 50 euro (per arrivare a 175 a seconda del numero di figli e ISEE), bensì da 75 euro, con un massimo di 262,50 euro.
Si è intervenuti, però, anche per i nuclei familiari con percettori di reddito di cittadinanza. Fino al 2022 gli importi medi mensili erogati erano di circa 233 euro per ciascun richiedente e a 146 euro per figlio. Nel 2023 si procederà, invece, integrando l’assegno al RdC. In particolare, si dovrà sottrarre la quota di reddito di cittadinanza relativa ai figli che fanno parte del nucleo familiare da quella prevista per l’assegno unico familiare, quindi l’importo complessivo è pari a 166 euro per nucleo.
Arriva anche la rivalutazione
Oltre a queste novità, occorre tenere conto della rivalutazione degli importi in base al costo della vita, come ha chiarito il direttore generale dell’Inps, Vincenzo Caridi. Gli importi sono stati ufficializzati con un’apposita circolare, tenendo conto del tasso di inflazione. Se quella reale si aggira intorno all’11,8% (dato di ottobre), il dato è stato fissato nell’8,1%.
Come ottenere l’assegno unico
Diversamente da quanto annunciato tempo fa, non si cambia il parametro del reddito, che rimane l’ISEE (e non, dunque, il quoziente familiare). Sarà, però, più semplice ottenere il contributo perché l’Inps lo erogherà in modo automatico, senza necessità di presentare alcuna documentazione.
L’unica eccezione riguarda chi ne farà richiesta per la prima volta o chi ha subito una variazione nell’ISEE. In questo caso occorre seguire la procedura on line, sul sito inps.it.
Attenzione alle scadenze
Mentre per i mesi di gennaio e febbraio 2023 gli importi saranno calcolati sulla base dei dati 2022 (o di un nuovo ISEE 2023 se nel frattempo lo si sarà presentato), da marzo occorre la certificazione aggiornata.
Se non la si presenta, l’assegno sarà calcolato sulla base dei valori minimi previsti dalla norma, quindi erogando l’importo minimo. È evidente che, in caso di redditi differenti, si dovrà poi procedere a conguaglio/liquidazione di arretrati, con riferimento all’ISEE da presentare entro il 30 giugno.
Sempre il sito ufficiale dell’Inps si può comunque accedere all’ISEE precompilato, che contiene i dati relativi ai familiari. Se questi sono maggiorenni, possono accedere con la propria identità digitale (SPID, CIE, ecc.) autorizzando chi chiede l’ISEE all’uso dei propri dati.
Cos’è il piano di natalità
L’aumento dell’assegno unico viaggia in parallelo con il Piano strategico di natalità annunciato dalla ministra Eugenia Roccella. Riguarderà alcune misure che, nelle intenzioni del Governo, avranno lo scopo di sostenere le famiglie, privilegiando il numero di figli a carico e altre condizioni specifiche, piuttosto che limitarsi a erogare l’assegno unico o altri sussidi in base al solo reddito. Se fino a fine 2022 si poteva ancora chiedere il bonus nido, quindi, si va verso una sempre maggiore semplificazione, iniziata proprio con l’introduzione dell’assegno unico e universale.
Assegno unico e conguaglio
L’assegno unico riorganizza, infatti, tutti i sussidi precedentemente previsti per le famiglie, ad esclusione del bonus nido. Per chi non ha presentato in tempo l’Isee (cioè entro il 28 febbraio) oppure chi l’ha inviato in maniera errata, è possibile chiedere il conguaglio. L’Isee non è obbligatorio ma, come spiegato, chi non lo presenta ottiene il minimo dell’assegno, cioè 50 euro per ogni figlio a carico, ovvero l’importo per redditi oltre i 40mila euro. Quindi chi ha un Isee sotto i 40 mila euro, ha tutto l’interesse a inviarlo e può farlo in un secondo momento. Fino a quando la situazione non sia regolarizzata, il nucleo familiare percepirà la quota minima dell’assegno unico, ovvero 50 euro per ogni figlio minore a carico. Ciò non comporta particolari conseguenze perché si percepisce ugualmente l’assegno unico. Entro la fine dell’anno, però, queste persone devono sanare la loro situazione e a quel punto scatteranno i conguagli, oppure verrà chiesta la restituzione degli importi elargiti in eccedenza.
Le indicazioni dell’Inps per non sbagliare
Prima di tutto attenzione al conto corrente indicato per l’accredito: deve essere intestato a chi presenta la domanda di assegno unico universale. L’Inps ha chiarito, infatti, che non accrediterà alcun “rimborso” a persone differenti: la verifica avverrà tramite codice fiscale. L’unica eccezione riguarda la possibilità di un conto cointestato, per esempio tra i genitori: non sono ammesse, invece, deleghe alla riscossione. Naturalmente occorre anche che il conto corrente sia attivo.
Il secondo punto importante riguarda l’Isee. Come già chiarito (e spiegato anche sotto) si può presentare domanda anche senza la certificazione, ma in questo caso si otterrà il minimo dell’assegno, cioè 50 euro per ogni figlio a carico, previsto per redditi oltre i 40mila euro. Presentando, invece, l’Isee si avrà diritto a beneficio proporzionato alla fascia di reddito in cui ci si trova, quindi fino a un massimo di 175 euro per i guadagni più bassi.
Infine, attenzione: la certificazione deve essere in corso di validità, quindi relativa all’anno 2022, quindi significa che quella del 2021, che scade il 31 dicembre di ogni anno, non è più valida!
Assegno unico: le scadenze da ora in poi
Il consiglio degli esperti è proprio quello di affrettarsi per non perdere il beneficio. I canali per presentare la prima domanda, per chi non l’avesso ancora fatto e per i neogenitori, sono tre: online sul sito internet dell’Inps, tramite Spid, Cie o Cns; telefonicamente, tramite il contact center al numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o al numero 06.164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori); presso i patronati.
Ma cosa succede se non si è presentato l’Isee? Se l’Isee è stato elaborato entro fine febbraio, automaticamente gli importi erogati a partire dal mese di marzo 2022 sono stati calcolati in base all’indicatore reale della situazione economica (Isee, appunto) della famiglia, altrimenti l’assegno avrà l’importo minimo. Invece se l’Isee 2022 è presentato entro giugno, entro luglio si è ricevuto l’eventuale conguaglio degli importi a partire da marzo e fino a giugno.
Infine, per chi ha presentato l’Isee dopo giugno c’è un eventuale adeguamento solo dalla mensilità in corso, mentre si perde la possibilità di conguaglio.
Cos’è l’assegno unico e universale
Era stato annunciato e poi atteso, soprattutto dalle famiglie: da gennaio è possibile iniziare a presentare le domande per ricevere il sussidio, che sarà erogato da marzo. Andrà a sostituire tutte le attuali misure a sostegno delle famiglie con figli, come detrazioni Irpef per carichi familiari o assegni di vario tipo (bonus bebè, assegno di natalità, adozione, bonus mamme per il terzo figlio) e permetterà quindi di semplificare le pratiche, permettendo a tutte le famiglie di ricevere un contributo, fino a 175 euro al mese per ogni figlio.
«Senz’altro semplificherà la richiesta di molte prestazioni. Anche gli ANF (coloro che usufruiscono dell’Assegno per il Nucleo Familiare, ndr) hanno attualmente una serie di limitazioni che non sono conosciute da tutte le famiglie che spesso si ritrovano a non sapere se ne hanno diritto o meno o in che misura. Comprendendo anche altre prestazioni (bonus bebè e premio alla nascita) sicuramente renderà più facile destreggiarsi nella “giungla” delle pratiche INPS» spiega Carolina Casolo, fondatrice di Sportello Mamme.
Chi può presentare domanda per l’assegno unico
Come ricorda il sito dell’Inps, dal 1° gennaio 2022 possono fare domanda tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), autonomi, pensionati, disoccupati, inoccupati ecc. È riconosciuto a tutti i nuclei familiari, per ogni figlio minorenne a carico e decorre dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età, in presenza di una delle seguenti condizioni: il figlio maggiorenne deve essere a carico e deve frequentare un corso di formazione scolastica o professionale, oppure un corso di laurea, o deve svolgere un tirocinio o un’attività lavorativa con un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro. E’ riconosciuto anche a chi è disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego oppure a chi svolge il servizio civile universale.
Perché l’assegno è unico e universale
Si chiama “unico” perché racchiuderà in un unico sostegno tutte le forme di aiuto alle famiglie finora presenti; è definito “universale” perché è destinato a tutti i contribuenti, senza distinzioni tra lavoratori dipendenti (come accadeva finora) o autonomi, pubblici o privati, e incapienti.
I requisiti per l’assegno unico
L’assegno unico e universale spetterà a tutti i nuclei familiari dove sia presente almeno un figlio (anche “in arrivo”, cioè a partire dal 7° mese di gravidanza) fino ai 21 anni di età. L’assegno è destinato ai figli a carico dei genitori, ma potrà essere richiesto anche dai figli maggiorenni, per «favorirne l’autonomia», a condizione che il ragazzo frequenti l’università o un corso professionale, svolga un tirocinio, sia impegnato nel servizio civile universale, oppure lavori con un reddito ridotto e tale da non permettergli di essere autonomo. In questo caso sarà corrisposto direttamente al figlio, anche in caso di iscrizione alle liste di disoccupazione e stia cercando un impiego presso un centro o un’agenzia specializzata.
Quanto vale l’assegno unico
È previsto un contributo fino a 175 euro al mese per ciascun figlio, di cui una parte fissa e una variabile, legata al reddito complessivo della famiglia, ma con importo maggiorato dal secondo figlio in poi. L’importo sarà calcolato in base all’Isee e diviso in parti uguali tra madre e padre, e potrà essere ricevuto sotto forma di un credito d’imposta o assegno mensile.
L’importo pieno (175 euro) andrà a chi ha fino a 15mila euro di reddito annuale, per scendere in modo progressivo e proporzionato fino a 50 euro (o 25 per i maggiorenni) per i redditi oltre i 40 mila euro o per chi non presenta Isee.
Maggiorazioni per i figli disabili e famiglie numerose
Sono previste maggiorazioni, in particolare per i nuclei familiari più numerosi: l’assegno sarà superiore (tra 15 e 85 euro a figlio) in base all’Isee dal terzo figlio in su. Se entrambi i genitori lavorano, inoltre, sono contemplati 30 euro al mese in più per ciascun figlio, che scendono sempre in base all’Isee, fino a azzerarsi oltre i 40mila euro.
In caso di figli disabili non ci sono limiti di età e gli importi variano solo in base al grado di disabilità: per i minorenni si riceveranno 105 euro al mese in più “in caso di non autosufficienza”, 95 euro al mese in più “in caso di disabilità grave” e 85 euro in più “in caso di disabilità media”. Per maggiorenni disabili fino a 21 anni l’importo deciso dal Governo è di 50 euro al mese in più, mentre oltre i 21 anni tornerà il criterio dell’Isee: fino a 15mila euro il sussidio sarà di 85 euro al mese, che scenderà fino a 25 euro mensili con redditi complessivi pari o superiori a 40mila euro.
Incentivi alle giovani madri
In caso di giovani mamme e proprio per incentivare la natalità, sono previsti 20 euro al mese in più per ogni figlio la cui madre ha meno di 21 anni. In questo caso non sarà tenuto conto dell’Isee, quindi non ci sono limiti di reddito per poter presentare la domanda.
Come e quando presentare la domanda per l’assegno unico
Può presentare domanda uno solo dei genitori e a lui sarà corrisposto l’assegno, oppure “a richiesta anche successiva, in pari misura” tra padre e madre. In caso di affidamento esclusivo “l’assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario”. Una volta compiuta la maggiore età, anche i figli potranno fare direttamente richiesta, ma dovranno frequentare “un corso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea”, svolgere “un tirocinio” o avere un lavoro con reddito complessivo “inferiore a 8.000 euro annui”, essere “registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro “, svolgere “il servizio civile universale”. Le domande di possono presentare dal 1° gennaio 2022: l’Inps corrisponderà l’assegno entro i 60 giorni successivi, quindi la domanda di gennaio sarà evasa entro febbraio-marzo successivi. Le richieste si inoltrano tramite il portale web dell’Inps, con Spid, Carta di identità elettronica (Cie) o Carta Nazionale dei Servizi (Cns) e pin.
Ci sono anche gli “arretrati”
Per tutte le domande di assegno unico e universale che saranno presentate entro il 30 giugno, è previsto il riconoscimento delle mensilità arretrate spettanti a decorrere da marzo, primo mese di erogazione della prestazione.
Limiti di reddito e compatibilità con altri sostegni
Un requisito fondamentale per presentare la domanda è avere la cittadinanza italiana oppure un permesso di soggiorno, per cittadini extracomunitari, permesso di lavoro o di ricerca superiore a sei mesi. Occorre anche avere la residenza in Italia “da almeno due anni, anche non continuativi” oppure la titolarità “di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale”. Necessari anche il domicilio e il pagamento delle tasse in Italia.
I beneficiari del Reddito di cittadinanza non dovranno fare domanda per l’assegno unico perché sarà l’Inps a corrisponderlo in modo automatico, “d’ufficio”, ed effettuando i calcoli. L’importo di quanto sarà erogato dall’Inps si otterrà, infatti, sottraendo da quanto spetta per l’assegno unico la quota del Reddito di cittadinanza “relativa ai figli minori”.
L’assegno, dunque, potrà essere ricevuto anche nel caso in cui un genitore percepisca altre forme di sostegno al reddito, come la Pensione e il Reddito di cittadinanza e non influirà sul calcolo di altre prestazioni sociali agevolate, di assistenza o benefici già previsti per le famiglie con figli disabili.
A chi conviene l’assegno unico
«Sicuramente conviene ai lavoratori autonomi o disoccupati, che attualmente non hanno agevolazioni fiscali rispetto ai lavoratori dipendenti, e a quei lavoratori che non raggiungono la soglia minima per le detrazioni fiscali. Mentre le coppie conviventi dipendenti (le cosiddette coppie di fatto) potrebbero essere penalizzate – spiega Casolo – Ad oggi infatti, conta solo il reddito del richiedente, previa la rinuncia del partner alla misura. Con l’assegno unico universale 2021, invece, farà riferimento l’Isee del nucleo familiare che include sia patrimoni mobiliari che immobiliari di entrambi i genitori (anche se non coniugati e addirittura non conviventi)».
A chi andrà il sussidio
L’assegno unico per ogni figlio nel 2021 dovrebbe riguardare circa 12,5 milioni di ragazzi italiani, di cui 10 milioni sono minori di 18 anni. Il numero di famiglie interessate dal sostegno è previsto in aumento rispetto al passato, visto il nuovo inserimento di autonomi e disoccupati tra i beneficiari. Complessivamente le famiglie interessate dal nuovo assegno unico familiare dovrebbero essere 11 milioni circa.
Ad oggi l’Italia è uno dei Paesi che investe meno nelle politiche di sostegno alla famiglia: appena l’1,1% del Pil nel 2018, la metà della media UE, tanto da collocarsi al terzultimo posto tra gli Stati membri, davanti solo a Malta e Paesi Bassi e molto indietro rispetto, ad esempio, alla Germania (3,3%). L’obiettivo del provvedimento è anche di innalzare la quota riducendo il divario rispetto agli altri Paesi europei.