Era dagli anni ’80 che non sentivamo pronunciare così spesso la parola inflazione. Ma erano i favolosi anni ’80, appunto, i consumi esplodevano e il futuro ci strizzava l’occhio. Adesso, invece, è un’altra storia. A preoccupare gli esperti non è solo il costo della vita, salito ad agosto dell’8,4% su base annua – con il carrello della spesa che segna +9,7% e il corredo scolastico arrivato a 571 euro ad alunno – ma una “tempesta perfetta” che rischia di consegnarci un inverno durissimo, tra spesa alimentare e bollette.
Gli aumenti sono iniziati subito dopo la pandemia
La corsa dei prezzi non è iniziata oggi, spiega Gabriel Debach, analista di mercato per la rete di social investing eToro, ma subito dopo la fine della pandemia, quando i Paesi hanno cominciato a liberarsi dalle restrizioni e la domanda è esplosa a livello globale: «I listini delle materie prime sono schizzati per via del caos della catena di approvvigionamento mondiale, poi la guerra in Ucraina ha esacerbato la situazione. A questo si sono aggiunti siccità e maltempo, che hanno colpito una serie di colture nell’ultimo anno».
Allarme per l’aumento del latte
A subirne gli effetti, dopo energia e trasporti, sono state proprio le materie prime alimentari. Secondo il Breakfast Commodity Index di eToro, che calcola il costo degli alimenti che compongono la prima colazione, la spesa media per il primo pasto della giornata è salito di oltre il 70% negli ultimi 2 anni. Ed è di pochi giorni fa l’allarme lanciato dai principali produttori di latte: senza un intervento del governo che sostenga le imprese sulla bolletta energetica, il prezzo finale al litro potrebbe superare i 2 euro. Rincari a due cifre hanno gonfiato anche il costo degli alimenti base della dieta mediterranea, dai cereali al pesce, dai latticini alle uova, passando per frutta e vegetali. «Il paradosso è che il costo di cibi riconosciuti come “sani” è aumentato a velocità doppia rispetto a quello dei fast food, che comunque registra dal 2020 un aumento del 6%» dice Debach.
Quanto spendono in più le famiglie all’anno a causa degli aumenti
A pagare il conto finale siamo noi consumatori, su cui si ripercuotono i costi dell’intera catena. Federconsumatori calcola che a fine anno ogni famiglia di 4 persone avrà speso 543 euro in più solo sui generi alimentari e il conto sale a 2.503 euro se si include tutto il resto: colpa anche delle speculazioni che ormai si verificano a ogni livello della catena di vendita. Il fenomeno non è nuovo: già nel 2007 il governo istituì il Garante per la sorveglianza dei prezzi, che dovrebbe fare un monitoraggio e avviare indagini sui furbetti, ma si è rivelato un organismo lento e inefficace, che per di più non ha potere sanzionatorio. «Non puoi controllare i grossisti e dimenticare il distributore di benzina sotto casa» osserva Michele Carrus, presidente Federconsumatori. «Il Garante dovrebbe essere sul territorio, perciò abbiamo chiesto comitati provinciali presso le prefetture».
Non fare scorte eccessive di alimenti in casa
Intanto possiamo adottare qualche piccola ma efficace contromisura al caro-spesa. «Con intelligenza» aggiunge Carrus. «Non basta confrontare i prezzi e accaparrarsi le offerte. Andare al supermercato con la lista della spesa sembra una banalità, ma serve per abituarsi a pensare che va comprato solo ciò che serve, senza fare scorta di prodotti scontati ma facendo la spesa più spesso. E riducendo gli sprechi a casa. Quando sistemiamo gli alimenti in frigo, spostiamo in avanti quelli che già avevamo e quelli con la scadenza ravvicinata».
Guardare i prezzi al chilo
Anche guardare il peso e il prezzo al chilo dei prodotti, esposti sui cartellini negli scaffali, è una strategia molto utile: serve a non farsi ingannare dai prezzi sulle confezioni. Ne sa qualcosa l’Unione nazionale consumatori, che a fine luglio ha depositato all’Antitrust una segnalazione sul fenomeno dell’overpackaging, cioè l’ingrandimento degli imballaggi di alcuni prodotti, che però sono vuoti per due terzi. La stessa Authority, un paio di mesi prima, su segnalazione dell’associazione aveva aperto un procedimento su un altro fenomeno: la shrinkflaction, ovvero l’abitudine di alcune aziende di rimpicciolire i prodotti lasciando il prezzo inalterato.
Occhi alle maxi confezioni o ai packaging ridotti
«Sono due facce della stessa medaglia, due modalità usate da alcuni produttori per mascherare gli aumenti di prezzo» spiega il presidente dell’Unc Massimiliano Dona. «Con le maxi confezioni il consumatore ha l’illusione di comprare tanto e non si accorge che, per esempio, il pacco di patatine o il flacone di detersivo è in parte vuoto. I packaging ridotti giocano invece sull’effetto opposto. Tu pensi di acquistare la solita mozzarella da 125 grammi, ma ne stai comprando una da 100 grammi pagando la stessa cifra».
Bolletta del gas: dal 1° ottobre cambia tutto
A preoccupare le famiglie sono soprattutto gli alti costi di luce e gas che ci attendono nei prossimi mesi, e chissà per quanto ancora. «La situazione è troppo instabile per fare previsioni, ma ne risentiremo per almeno 2 anni» dice Carrus. Mentre l’Europa discute sul tetto al prezzo del gas, in Italia sono partiti i primi provvedimenti.
Dal 1° ottobre l’Authority per l’energia cambierà il sistema con cui viene definito il prezzo del gas a livello nazionale, tariffa a partire dalla quale ogni trimestre sono calcolate le bollette di gas e di elettricità per gli utenti del mercato tutelato, quasi il 40% delle famiglie. Con il nuovo sistema la cifra non sarà più agganciata alla borsa internazionale ma al mercato italiano, e, cosa più importante, le tariffe saranno aggiornate ogni mese. «Eventuali ribassi dei listini si tradurranno subito in un risparmio. Se, come annunciato, l’Europa stabilirà il tetto al prezzo, questo si ripercuoterà in tempo reale sulle bollette» spiega Carrus.
Bollette: meglio mercato libero o maggior tutela?
Ecco perché, continua l’esperto, ai clienti che sono ancora nel servizio di maggior tutela, i cui prezzi vengono definiti dall’Authority, il consiglio è di non cambiare tariffa e aspettare di vedere cosa accadrà. «Chi invece è già passato al mercato libero, dove il prezzo lo decidono le aziende, dovrebbe cercare un’offerta a prezzo bloccato per almeno 12 mesi, per mettersi al riparo dalle incertezze. Per trovare quella migliore ci si può rivolgere ai comparatori, ma il metodo più affidabile è consultare il sito ufficiale dell’Autorità per l’Energia (www. ilportaleofferte.it), dove è possibile fare delle simulazioni sulla base dei propri consumi e dove sono indicati anche tutti i costi accessori delle diverse proposte».
I supermercati meno cari
Dopo avere rilevato i prezzi dei prodotti in 1.171 negozi in 67 città, Altroconsumo ha scoperto che alcune catene della grande distribuzione li hanno aumentati più di altre. Le più convenienti? Per chi sceglie solo prodotti di marca, Esselunga. Per chi fa una spesa mista, Famila Superstore (al Centro-Nord) e Dok (al Sud). Ma è con i prodotti che portano il logo del distributore che si risparmia di più – fino a 3.250 euro l’anno per una famiglia di 4 persone – e Carrefour è il brand più economico. Fanno meglio solo i discount: quelli con i prezzi più bassi sono Aldi ed Eurospin.
Come risparmiare sugli elettrodomestici
ECCO QUANTO POSSIAMO RISPARMIARE con semplici accorgimenti quotidiani, secondo i calcoli dell’Enea, l’Agenzia nazionale per l’energia. Abbassare il riscaldamento da 20 a 19 gradi e ridurre di un’ora l’accensione si traduce in un taglio in bolletta di 150 euro. La doccia accorciata da 7 a 5 minuti significa 200 euro in meno all’anno. Abbassare il fuoco dell’acqua per la pasta dopo l’ebollizione e spegnere il forno 10 minuti prima riduce i costi di 25 euro. Occhio a lavatrici e lavastoviglie: dimezzarne il numero e farle a pieno carico farà risparmiare rispettivamente 50 e 75 euro.
Occhio al riscaldamento
E se davvero la Russia chiuderà i rubinetti del gas all’Europa, come minacciato? Il ministero della Transizione ecologica ha varato il Piano nazionale di contenimento dei consumi. Oltre ad approvvigionamenti da altri Paesi, Algeria in testa, l’utilizzo al massimo dei rigassificatori presenti e la costruzione di nuovi, la spinta alle rinnovabili, prevede una stretta ai consumi. L’accensione dei caloriferi sarà ritardata di 8 giorni, lo spegnimento anticipato di 7, la durata ridotta di un’ora al giorno. In uffici e condomini la temperatura massima è fissata a 19 gradi.