Autovelox ed eccesso di velocità
Brutte notizie per gli automobilisti: le multe emesse in seguito alla rilevazione dell’autovelox, dunque per eccesso di velocità, sono valide anche se gli apparecchi sono noleggiati dai Comuni e gestiti da ditte private. A stabilirlo sono i giudici della Cassazione, che hanno così respinto il ricorso di una donna sarda di Arborea, in provincia di Oristano, che invece aveva ottenuto ragione in primo grado e ora, invece, dovrà pagare 1.000 euro di multa più le spese legali.
Il caso: la donna multata con autovelox “privato”
Il pronunciamento dei Supremi giudici arriva dopo il ricorso di una automobilista contro una multa per eccesso di velocità, che si era vista recapitare nel 2008. L’apparecchio era regolarmente omologato, nel 2004, e aveva rilevato il superamento dei limiti, ma la donna aveva impugnato la sanzione facendo riferimento al fatto che l’apparecchio era “privato”.
Come si legge nel testo del ricorso, il nodo riguardava quanto previsto dalla legge n.168 del 2002, secondo la quale si possono effettuare contravvenzioni per superamento dei limiti di velocità, “purché i dispositivi vengano gestiti sotto il diretto controllo dell’organo di Polizia stradale”. Nel caso specifico, la guidatrice sottolineava come la violazione era stata accertata con un autovelox di una società privata, “noleggiato” dalla polizia municipale e che incassava il 29,10% dei proventi delle sanzioni.
La sentenza: la multa è valida
Nonostante il giudice di pace di Terralba le avessero dato ragione, in appello a Oristano nel 2018 la donna si è vista respingere il ricorso, così come in Cassazione (con la sentenza n. 28719), perché secondo gli “ermellini” non importa se il Comune si è avvalso di una ditta privata, né se una parte degli introiti va a questa, perché “le violazioni devono essere accertate dalla polizia municipale”. Insomma, nonostante le foto sia materialmente scattate da un autovelox noleggiato, sono sempre i vigili a “vidimarle”: «La Cassazione ha solo fatto applicare quanto previsto dalla legge, forse il ricorso è stato un po’ pretestuoso» commenta il presidente dell’associazione dei consumatori ADUC, Giuseppe Donvito. Nella sentenza si sottolinea come i dati raccolti con l’apparecchio noleggiato erano custoditi in un server a disposizione della polizia locale per la vidimazione, in modo che questa potesse averne “diretta e piena disponibilità”.
La ditta incassa una percentuale, ma è legale
L’altro punto riguardava il fatto che la ditta proprietaria dell’autovelox incassasse quasi il 30% dei proventi delle multe e che dunque, secondo la donna, ci fosse «un grave conflitto di interessi» perché questa avrebbe potuto essere interessata «ad attestare il regolare funzionamento degli apparecchi». Si tratta della taratura degli apparecchi, che è affidata dalle società proprietarie stesse degli autovelox: «In effetti questo è un aspetto più delicato, su cui ci sarebbe da discutere» spiega Donvito.
A questo proposito i Supremi giudici hanno però sottolineato che il Comune, che noleggia l’apparecchiatura, «ha la piena disponibilità, la diretta gestione e vigilanza dei dispositivi» in base ai contratti previsti. La donna, quindi, deve pagare 1.000 euro di multa, più le spese legali, anche se le associazioni dei consumatori spiegano che esistono altre criticità nell’uso dell’autovelox.
L’autovelox è davvero utile?
La domanda riguarda soprattutto la reale utilità degli autovelox: «La legge prevede che i proventi delle multe elevate con questo sistema siano utilizzati dall’Amministrazione per migliorare la sicurezza stradale. Sappiamo bene, invece, che nei fatti spesso sono solo un mezzo per fare cassa. Basti pensare che fruttano introiti giganteschi per le casse comunali, insieme alle multe per divieto di sosta e per violazione della Ztl. Il problema, quindi, non è tanto la percentuale versata ai proprietari dei dispositivi a noleggio, quando la reale destinazione – spiega Donvito – Dovrebbe esistere una politica di dissuasione verso lo sforamento dei limiti di velocità, invece che di repressione per chi li supera. Un esempio? Se l’obiettivo è aumentare la sicurezza e ridurre i rischi, i dossi artificiali o i pannelli dissuasori che mostrano la velocità sono sicuramente più efficaci».