Cosa sono i buoni del tesoro
Si tratta di un tipo di obbligazione (bond in inglese): chi investe fa un prestito allo Stato. L’affidabilità di un bond pubblico viene indicata dal cosiddetto spread. Nel caso dei titoli italiani lo spread indica la differenza tra i loro rendimenti e quelli di analoghi bond tedeschi, considerati decisamente a basso rischio. Più cresce la paura che l’Italia non ripaghi il suo debito e più sale lo spread.

Quali sono i titoli su cui val la pena investire?
Li chiamano già Btp Matusalemme. Non senza una buona dose d’ironia: si tratta di titoli di Stato emessi almeno a cinquant’anni, forse anche fino a cento. Insomma, più della vita di ognuno di noi, a parte rari e fortunati centenari. L’idea è all’esame (molto seriamente) a Roma, al ministero delle Finanze. E la dice lunga su come funzionino ormai le cose: perfino un Paese come l’Italia, con un indebitamento sopra il 130% del Prodotto interno lordo, può sperare di trovare chi voglia investirci soldi a scadenze così lunghe. Perché ora che si cominciano a vedere banche sull’orlo della bancarotta, mentre i tassi d’interesse restano vicini allo zero, scommettere un po’ di soldi sul “vecchio” Stato italiano forse non è poi una così brutta idea. Ma quali sono i titoli su cui val la pena investire?

I Btp reggono bene nei periodi difficili
Tra i bond pubblici italiani più apprezzati ci sono i Btp (Buoni del tesoro poliennali): si tratta di titoli emessi dallo Stato con una durata da un anno in su. Questi prodotti sono molto più sicuri di altri. Lo si è visto anche durante le bufere recenti in Borsa, con i titoli bancari nell’occhio del ciclone. Mentre loro, i Btp, resistevano. «In questo periodo restano un’opzione interessante, soprattutto nella prospettiva realistica di vedere lo spread calare sotto i 100 punti» spiega Claudia Segre, trader nel campo dei bond e presidente della fondazione Global Thinking Foundation. Tieni bene a mente questa regola: più cala lo spread, più rende il Btp. A fine giugno, dopo la vittoria della Brexit al referendum britannico, era schizzato su, oltre i 160 punti. Ma poi è ritornato sotto i 120. Vista la situazione attuale, quindi, il rendimento dei Btp potrebbe crescere, perfino a breve. «Resta il fatto che che ci sono società private meno affidabili dello Stato ma che offrono obbligazioni molto più redditizie» osserva Angelo Drusiani, operatore del settore dei bond, della Banca Albertini Syz.

Non tenere i titoli di Stato meno di tre anni
«Il rendimento dei titoli di Stato è dato dalla combinazione di due elementi: la cedola e il prezzo di questo bond» spiega la trader Claudia Segre. «La prima è un rendimento fisso, previsto fin dal momento in cui il Btp è emesso: comunque vadano le cose, ti arriverà in tasca ogni sei mesi». Poi c’è l’evoluzione del prezzo: varia, lo decide il mercato. I due elementi combinati danno ora per i Btp decennali un rendimento dell’1,37% annuo (in pratica 13,7 euro ogni mille all’anno). «Bisogna tener presente che fino a una scadenza di tre anni, i Btp hanno tassi negativi. Significa che non rendono: meglio evitarli» sottolinea Angelo Drusiani. «Dai quattro anni in poi, invece, si comincia a guadagnare».

Esiste un Btp ancora più sicuro
Si chiama Btp Italia ed è agganciato all’inflazione. L’ultima emissione di questo titolo di Stato, fatta all’inizio di aprile, è stata proposta con un tasso cedolare (quello fisso, che non si tocca) dello 0,4%. A cui è stata aggiunta l’inflazione, ora dello 0,78%. Fa un totale dell’1,18%. Più basso del Btp normale, certo. Però il vantaggio è che questa quotazione oscilla meno rispetto a quella di altri titoli analoghi. Quindi in caso di scossoni del mercato si rischia meno. «Il fatto che siano agganciati all’inflazione, ora particolarmente bassa, non rende questi bond così appetibili. Ma è una scommessa» sottolinea Drusiani. Se il costo della vita ricomincerà a salire, il rendimento dei Btp Italia aumenterà. E l’obiettivo della Banca centrale europea è proprio questo: rialzare l’indice dei prezzi al consumo.

Attenta ai bond pubblici “stranieri”
Fin qui i titoli di Stato italiani. E quelli stranieri? I Paesi “emergenti” e in pieno riscatto economico, come l’ex Terzo mondo o gli Stati dell’ex blocco sovietico, propongono bond pubblici con rendimenti molto superiori ai Btp italiani. Siamo sopra il 5% annuo ma si arriva pure al 10%. I rischi, però, sono decisamente maggiori. «I bond emessi da questi Stati in moneta locale» osserva Claudia Segre «sono visti con grande scetticismo. Mentre quelli in divisa forte, come il dollaro e l’euro, sono più affidabili». Si rischia un po’ meno se a emettere questi titoli di Stato sono organismi sovranazionali, come la Banca Mondiale o la Bei, Banca europea per gli investimenti, e non i Paesi direttamente. Apprezzati di questi tempi Polonia, Sudafrica, Messico e Russia, davvero troppi problemi, invece, per Turchia e Brasile. In ogni caso, si tratta di una scelta di investimento solo per chi è ben consapevole dei rischi. Non certo per chi cerca un salvadanaio relativamente sicuro.

I BTP IN PRATICA

DOVE COMPRARLI
Btp e Btp Italia si acquistano attraverso la propria banca o il Banco Posta. Ma bisogna disporre di un conto titoli. Si può fare l’operazione andando allo sportello, ma si può anche procedere da soli, digitando il codice del titolo nell’area compravendita del proprio conto online. I Btp si possono acquistare al momento dell’asta (e, quindi, dell’emissione), ma anche successivamente, sul cosiddetto “mercato secondario”. L’investimento minimo è mille euro.

QUANDO COMPRARLI
Per sapere quando sono previste le emissioni, bisogna consultare il calendario del Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) a questo indirizzo: http://bit.ly/ emissioni-titoli. I Btp sono indicati come “asta m-l” (asta medio-lungo termine).

Leonardo Martinelli è l’autore di Quasi un romanzo. L’economia raccontata a chi non la capisce (Longanesi). Il suo account Twitter è @LMartinel85.