Prima il fallimento di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa di risparmio di Ferrara, evitato attingendo dagli investimenti di una parte dei correntisti. E adesso il crollo di Banco Veneto, le cui azioni sono state praticamente azzerate, volatilizzando 5 miliardi di euro di risparmi. Ora molti si chiedono come difendersi.
«Bisogna stare molto in guardia» sottolinea il giornalista Federico Rampini, che ha appena pubblicato Banche, possiamo ancora fidarci? (Mondadori editore). Per lui c’è un problema di fondo: «Gli istituti vivono prelevando una rendita dai nostri risparmi, spesso in cambio di una gestione molto scadente di questo stesso risparmio». Gli strumenti per tutelarci? Abbiamo girato agli esperti le domande che tutti ci facciamo. Ecco le loro risposte.
Gli istituti a rischio fallimento sono banche popolari e banche di credito cooperativo. Sono più “pericolose” delle altre?
Esistono realtà di quel tipo solidissime e altre in gravi difficoltà. Fino a oggi però questi istituti hanno avuto un tipo di gestione che li rende potenzialmente più fragili. «Per poter competere nel mercato è bene che ci siano regole comuni alle altre banche e dimensioni tali da poter fare nuovi investimenti e proporre prodotti più interessanti per i clienti» spiega Anna Vizzari, esperta dell’ufficio studi di Altroconsumo. Ecco perché l’anno scorso è stata introdotta una riforma delle banche popolari che obbliga le dieci più grosse a trasformarsi in Spa. E dal 15 aprile una legge impone a tutte le banche di credito cooperativo (sono 320) di “rafforzarsi”, per esempio entrando in una holding, cioè un gruppo che abbia un patrimonio minimo di un miliardo di euro.
Dopo il caso dei correntisti che hanno perso i risparmi investiti in obbligazioni devo accettare ancora questo tipo di investimento?
Nel termine obbligazione (detta anche bond) rientrano prodotti diversi. Si tratta sempre di prestiti fatti da chi investe. Ma molto dipende dal soggetto a cui diamo i nostri soldi. Può essere uno Stato (quello italiano, per esempio, emette i Btp) e in questo caso esistono meno rischi. Il discorso cambia per le obbligazioni bancarie. «Si dividono fra subordinate e senior» spiega Paolo Balice, presidente dell’Aiaf (Associazione italiana degli analisti finanziari) «Le prime sono più rischiose delle seconde ». Se un istituto arriva sull’orlo del fallimento, “pagano” con i propri investimenti per primi gli azionisti e subito dopo i possessori di obbligazioni subordinate.
Nel caso estremo in cui la banca dovesse fallire perdo anche i soldi che ho sul conto corrente?
Dal primo gennaio scorso sono entrate in vigore le nuove norme europee del “bail in”. In pratica in caso di difficoltà finanziarie della banca anche il correntista può “rimetterci”. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi interviene fino a 100mila euro per ogni depositante e per ogni istituto. Quello che abbiamo depositato in più può finire nel piano di salvataggio della banca. «In America il presidente Obama dopo il 2008 ha messo la soglia a 250mila dollari» interviene Rampini.
Certo, bisogna tener presente che prima di “toccare” il denaro presente su conti correnti e di deposito si attinge ai portafogli degli azionisti e di chi ha investito in obbligazioni. «In ogni caso può essere un’idea collocare i risparmi in più banche» osserva Anna Vizzari. «Anche perché oggi si può approfittare del fatto che esistono istituti con conti a costo zero. Altra possibilità: se un conto ha due cointestatari, la copertura si applica due volte». Marito e moglie, ad esempio, con uno stesso conto corrente avranno 200.000 euro garantiti.
Ci sono investimenti sicuri al 100%, indipendentemente da quello che succede alla mia banca?
Esiste un chiaro revival, in questo senso, dei Btp, con tassi bassi ma sicuri e la possibilità che aumentino, se l’inflazione salirà. Si acquistano nella propria banca e, nessuno comunque ve li toccherà. Questo, naturalmente, vale per qualsiasi titolo di Stato. Poi, i conti di deposito: entro i 100mila euro, sono inespugnabili. Ne esistono tanti e la migliore offerta attuale in Italia prevede un interesse dell’1,5% lordo.