Nel 90 per cento delle case italiane la potenza elettrica disponibile – cioè il limite massimo di potenza che è possibile assorbire dalla rete – è pari a 3 chilowatt (più il 10 per cento di tolleranza), una soglia standard che venne stabilita negli anni ’70. Se si supera per un certo tempo – perché si usano insieme forno, lavatrice, phon e ventilatore – il contatore si stacca. E la disponibilità non è gratuita. Ogni chilowatt impegnato pesa, in bolletta, 23,86 euro l’anno.
Adesso risparmiare si può, nel caso i consumi siano abitualmente inferiori ai 3 kW. È possibile chiedere al proprio fornitore una riduzione della potenza impegnata, risparmiando anche sulle spese fisse per il cambio, l’una tantum ed eventuali ripensamenti. Vale anche il viceversa. Se la luce salta troppo spesso, perché i consumi sono superiori rispetto alla soglia standard, si può domandare e ottenere un innalzamento della potenza, anche solo di mezzo kW.
A spiegare il tutto sono gli esperti dell’Autorità per l’energia, il gas e il servizio idrico. Il discorso vale sia per gli utenti del mercato a maggior tutela – che dovrebbe resistere fino a luglio 2019 – sia per i clienti del mercato libero (per i quali, per i costi fissi, le società di fornitura potrebbero concedere parziali riduzioni).
Da che situazione si parte?
Dal 2017 sono entrate in vigore nuove regole che consentono alle famiglie di adeguare maggiormente la potenza impegnata del contatore in base all’utilizzo dell’energia elettrica, offrendo opportunità di risparmio. I contatori dell’energia elettrica sono dotati di un meccanismo che interrompe momentaneamente la fornitura quando, accendendo contemporaneamente più elettrodomestici, si supera il limite previsto di prelievo definito nel contratto di fornitura, che per oltre il 90 per cento delle case italiane è di 3 kW di potenza impegnata. Fino ad ora questo valore ha rappresentato la “normalità”, perché la ‘storica’ suddivisione della potenza per i clienti (fino 1,5; 3; 4,5; 6 kw) offriva alternative o troppo restrittive (impegnare solo 1,5 kW avrebbe comportato il rischio di frequenti “scatti” del contatore), o troppo costose (impegnare 4,5 kW avrebbe comportato un deciso aumento della bolletta) e quindi poco convenienti.
Quali sono le novità introdotte quest’anno?
Dal 1° gennaio 2017 – ecco le novità – questi clienti possono selezionare il valore della potenza più adatta alle proprie esigenze, perché è diventato possibile scegliere tra un numero molto più ampio di livelli di potenza, con passaggi di 0,5 kW per le fasce più popolate dell’utenza domestica, rispetto al passato. Il cliente può quindi scegliere: da 0,5 kW fino a 6 kW di potenza impegnata a ‘scatti’ di 0,5 (0,5 – 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – 3 – 3,5 – … – 6 kW) e a scatti di 1 kW da 6 a 10 kW (7 – 8 –9 – 10 kW); per valori superiori si scatta di 5 kW in 5 kW. Ogni kW di potenza impegnata pesa in bolletta per circa 23-24 euro/anno, il risparmio che si può ottenere se si riduce di 1 kW, oppure il rincaro in cui si incorre se si aumenta di 1 kW.
Agevolazioni e incentivi: su che cosa si risparmia?
Per i clienti domestici, dal 1° aprile 2017 e per due anni, cambiare la potenza impegnata costa meno: viene eliminato il contributo fisso amministrativo di circa 27 euro, è ridotto di circa il 20 per cento il contributo previsto per ogni kW di potenza aggiuntiva e si introduce una sorta di “diritto di ripensamento”: il contributo in euro/kW non sarà dovuto qualora l’aumento di potenza sia successivo a una precedente riduzione effettuata sullo stesso contatore nell’arco 2 anni o verrà restituito qualora il cliente decida di rinunciare alla potenza aggiuntiva precedentemente richiesta.
Di che cifre si parla, concretamente?
Anche questa riposta arriva dagli esperti dell’Autorità per l’energia. Fino al 31 marzo 2017 se il cliente avesse richiesto un aumento di potenza impegnata da 3 a 4 kW nel servizio di maggior tutela, per 1 kW di potenza in più a disposizione, avrebbe dovuto pagare come costi fissi una tantum: 23 euro contributo fisso al venditore + 26,48 euro contributo amministrativo al distributore + 76,53 euro per il kW di potenza disponibile aggiuntiva (in questo caso da 3 a 4 kw) = 126,01 euro.
Queste le cifre, da aprile 2017 e fino a marzo 2019: 23 euro contributo fisso al venditore + 0 euro contributo amministrativo al distributore + 60,50 euro per il kW di potenza aggiuntiva = 83,50 euro.
Anche per i clienti del mercato libero il contributo al distributore viene azzerato, mentre l’abbattimento totale o parziale del contributo fisso al venditore e il costo per kW di potenza aggiuntiva dipenderà da quanto previsto nei singoli contratti.
Quali sono i vantaggi delle modifiche contrattuali?
Le ragioni principali per apportare queste variazioni contrattuali possono essere due, a detta sempre dei referenti dell’Autorità per l’energia:
perché si vuole migliorare il proprio comfort e/o la propria efficienza energetica, installando nuovi apparecchi elettrici o riducendo il numero di occasioni in cui “scatta” il contatore;
perché si vuole risparmiare in bolletta, a fronte del fatto che non si utilizza a pieno la potenza che è stata contrattualmente impegnata.
Casistica ed esempi concreti?
Un esempio concreto? “Potrebbero trarre vantaggio da una riduzione di potenza – è scritto nel materiale informativo che circola sul tema – tutti coloro che abitano in un’abitazione piccola o con un numero limitato di elettrodomestici e per i quali, quindi, 3 kW potrebbero essere anche troppi (anche ad esempio le seconde case di vacanza); in questi casi 2 o 2,5 kW potrebbero essere sufficienti e consentirebbero un risparmio annuo anche superiore a quello che oggi si può ottenere per effetto delle tariffe biorarie”. Un altro? “Sarebbe conveniente anche per chi vuole installare apparecchi elettrici ad alta efficienza in sostituzione di altri apparecchi alimentati a gas, ad esempio i fornelli. Si pensi ai casi di appartamenti nei quali acqua calda e riscaldamento sono già forniti dal condominio e quindi il gas viene utilizzato solo per la cottura. La sostituzione dei fornelli con modelli elettrici a induzione consentirebbe di ridurre i costi ed aumentare efficienza e sicurezza”.
Come si fa a sapere quale è la potenza più adeguata?
Per compiere scelte informate sulla potenza impegnata ottimale, e aiutare a fare i conti, nella nuova bolletta 2.0 è stato inserita l’indicazione del “livello massimo di potenza prelevata” per ogni mese oggetto di fatturazione. Inoltre almeno una volta all’anno è riportato il dettaglio dei livelli massimi di potenza prelevata mensilmente negli ultimi 12 mesi. Bisogna, dunque, cercare questi dati sulla bolletta e regolarsi di conseguenza. In caso di dubbi, o di necessità di chiarimenti, il consiglio è quello di chiamare la propria società o di contattare un’associazione di consumatori oppure un elettricista di fiducia.