Buone notizie per quasi dieci milioni di clienti delle società di telefonia, tutti quelli penalizzati dalle fatture pagate ogni 28 giorni e non una volta al mese (per gli apparecchi fissi e i servizi internet domestici e per i contratti “convergenti”, rete fissa più mobile). La battaglia legale è finita. Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati da Vodafone, Wind 3 e Fastweb (e a breve valuterà anche quello di Tim, analogo e dunque destinato ad avere lo stesso trattamento).
Ai colossi del settore è stato dato torto. Dovranno rimborsare gli utenti spremuti tra il 2017 e il 2018, restituendo loro i giorni erosi con le bollette “accorciate” (nelle prossime fatture) e in modo automatico (senza cioè bisogno di presentare richieste). L’alternativa, sempre che le controparti accettino, è l’erogazione di misure compensative o servizi extra (bonus, minuti di navigazione in più, connessione più veloce…). Resta da capire, questione non da poco, chi risarcirà (e come) gli abbonati che nel frattempo hanno cambiato gestore.
Multe salate, ma dimezzate
Il Consiglio di Stato ha confermato un’altra “punizione”. Le società telefoniche dovranno pagare una robusta multa, dimezzata dal Tar rispetto alle sanzione fissata inizialmente. L’importo è di 580mila euro.
“Una vittoria per i consumatori”
Le associazioni di utenti, in prima linea nelle battaglie su questo fronte, cantano vittoria. “È finita, gli operatori hanno perso “ esulta Paolo Fiorio, avvocato di Movimento Consumatori . “Gli indennizzi devono essere automatici e immediati e devono prescindere dalle richieste degli utenti. Le compagnie telefoniche non hanno più scuse, hanno l’obbligo di provvedere”.
“Finalmente è arrivato il giorno atteso da due anni” aggiunge Ivo Tarantino, portavoce di Altroconsumo. “Il Consiglio di Stato ha posto fine ai rinvii e alle strategie delle Telco: niente più giochi o proposte di ristoro al ribasso. Noi lo chiedevamo e la giustizia conferma: nella prima bolletta utile – sollecita – ora arrivino i rimborsi dei giorni erosi. La battaglia non finisce qui. Anzi. Cogliamo l’occasione per chiedere alle compagnie: che cosa devono fare coloro che hanno cambiato operatore e quindi non riceveranno automaticamente il rimborso?”.
“Chiusa una vicenda vergognosa”
“Si chiude una brutta e vergognosa vicenda – concorda Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori – e viene riconosciuto il sacrosanto diritto degli abbonati di riavere quello che le compagnie telefoniche hanno indebitamente percepito violando le delibere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l’Agcom”. “Siamo soddisfatti per questa sentenza – rimarca anche il legale di Codici, Antonella Votta – finalmente gli operatori dovranno adeguarsi. È importante, però, sottolineare che non ci sarà una restituzione di soldi. Si parla di giorni erosi, che andranno resi in bolletta”.
Quanto si recupererà a testa?
Il Codacons ipotizza che si tratti dell’equivalente di un importo compreso tra 30 e 50 euro pro capite. E mette in guardia. “Le compagnie telefoniche stanno giocando d’anticipo offrendo ai propri clienti indennizzi, sotto forma di minuti e traffico internet gratis. Ma i consumatori devono prestare massima attenzione: tali offerte sono infatti a costo zero per le società della telefonia e potrebbero non compensare il credito vantato dagli utenti per le fatturazioni a 28 giorni”. Gli interessati, altra indicazione, non sono e non saranno obbligati ad accettare le proposte alternative al rimborso. Conviene fare qualche conto, prima di decidere. Secondo il comparatore privato SosTariffe – non dato sapere quanto neutro – le opzioni presentate alla clientela sarebbero più convenienti, almeno in alcuni casi.
“Dire no alle controproposte indecenti”
Gli esperti dell’Aduc restano più che diffidenti. “I rimborsi dovrebbero essere automatici – osservano – ma mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo, visto con chi abbiamo a che fare. Le compagnie già da alcun mesi stanno cercando di fregare gli utenti, proponendo servizi che, per il loro costo, dovrebbero compensare economicamente quanto hanno illegalmente prelevato con la faccenda dei 28 giorni. Ma il metodo usato non va affatto bene, contrasta con le delibere in materia e con la decisione del Consiglio di Stato. Agli utenti viene detto che questi servizi saranno automaticamente approvati, se non arriva la disdetta entro un tot tempo. Non è così”. Che fare, dunque? “Occorrerà essere molto vigili all’arrivo delle prossime bollette – avvertono sempre da Aduc – e rispedire al mittente le proposte indecenti, chiedendo anche di essere rimborsati per i danni”.
Come cautelarsi, in caso di ulteriori abusi
La procedura consigliata da Aduc, se le cose non dovessero evolvere correttamente, è questa:
– inviare un’intimazione scritta al gestore telefonico, con una raccomandata a ricevuta di ritorno, chiedendo il rimborso del dovuto e eventualmente anche il risarcimento dei danni;
– se la lettera riceve risposta negativa, oppure non ha alcun riscontro, avviare un tentativo di conciliazione presso il Corecom della propria Regione;
– se neanche la conciliazione va a buon fine, fare causa davanti al giudice di pace oppure presentare istanza di definizione della controversia al Corecom regionale (se abilitato), oppure direttamente all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Aduc e altre associazioni di consumatori mettono a disposizione i moduli – e le istruzioni – online (ad esempio in sosonline.aduc.it).