Ultimo aggiornamento del 3/7/2018
Telefoni fissi e fatture accorciate: risarcimenti entro fine anno
Entro la fine dell’anno – il 31 dicembre 2018 – Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb dovranno restituire in bolletta i giorni di traffico erosi agli utenti con le fatturazioni a 28 giorni per la telefonia fissa (anche di tipo convergente, cioè inclusa in un pacchetto di servizi che comprende pure la telefonia mobile). Lo ha deciso il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l’Agcom, ricalibrando scadenza e modalità sulla base di alcune ordinanze del Tar. Per i proprietari di cellulari, invece, non ci sono notizie positive. A domanda, viene precisato: “Per la telefonia mobile, tornata mensile per legge, nulla è stato previsto”.
Il calcolo dei giorni di servizio compensativi da riconoscere ai clienti riguarderà il periodo compreso tra il 23 giugno 2017 e il momento del ripristino della fatturazione su base mensile. Per rimettere le cose a posto, spiega l’Authority, i consumatori interessati non dovranno fare niente. Le società posticiperanno la data di decorrenza della fattura “riparatoria” (o di più fatture, spalmando il dovuto) “per un numero di giorni pari a quelli illegittimamente erosi”. In parole povere, e in concreto, si avranno alcuni giorni compensativi di telefonate gratuite.
Per i clienti che nel frattempo hanno cambiato operatore – fa sapere sempre Agcom – le modalità di restituzione saranno decise a novembre, quando il Tar del Lazio si pronuncerà sui contenziosi ancora pendenti (relativi a un diverso tipo di rimborso, economico e non in forma di giorni). “Resta ferma la possibilità per gli operatori di proporre ai singoli interessati soluzioni di compensazione alternative”, previa comunicazione alla stessa Autorità, sempre entro fine anno.
L’Unione nazionale consumatori plaude l’ultimatum (bis) dato agli operatori del settore. “Bene, era ora” dice il presidente, Massimiliano Dona. “Basta con i soprusi perpetuati dalle compagnie telefoniche. Adesso nessuno potrà più accampare scuse e finalmente potranno essere rispettati i diritti dei cittadini. Si spera che le compagnie telefoniche non si arrampichino ancora sugli specchi ricorrendo di nuovo al Tar, che comunque non avrà più motivi per impedire i legittimi rimborsi attesi dai cittadini da più di un anno”.
________________________________________________________________________________________
Aggiornamento del 13/2/2018
La bolletta telefonica deve essere mensile ma per i rimborsi, per ora, nulla da fare. Lo ha deciso il Tar che ha respinto il ricorso degli operatori telefonici (e in particolare dell’Asstel, l’associazione di categoria, oltre che di Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb ed Eolo) contro la delibera 124 del Garante delle Comunicazioni che imponeva, già nel marzo del 2017, la fatturazione su base mensile non a 28 giorni.
Secondo i giudici, la delibera dell’Agcom non viola la libertà di impresa e, pertanto, sono state confermate le multe erogate alle società telefoniche che non si sono adeguate, nei tempi prescritti, alla nuova tipologia di fatturazione. Il Tribunale Amministrativo ha tuttavia sospeso fino al 31 ottobre ogni decisione riguardante i rimborsi degli importi pagati in più dai consumatori a causa dell’illegittima bolletta a 4 settimane, tra il 23 giugno 2017 (data ultima prevista dalla delibera dell’Agcom per la messa in regola) e la prima bolletta corretta rilasciata su base mensile. A fine ottobre il Tar entrerà, auspicabilmente, nel merito della contesa.
Le associazioni dei consumatori sono già pronte a dare battaglia. Per il Codacons “le compagnie telefoniche devono restituire fino all’ultimo euro quanto hanno illegittimamente percepito inviando bollette ogni 28 giorni”. Ma in realtà non è così semplice anche perché ci sono bollette e bollette. E nel frattempo è intervenuta, sul tema della fatturazione su base mensile, anche la legge finanziaria. Ecco cosa è successo nel dettaglio e cosa succederà nei prossimi giorni con il ritorno alla bolletta mensile.
Nel frattempo? Occhi aperti e attenzione alle proposte commerciali. Non è detto che il consumatore debba accettare passivamente le variazioni contrattuali effettuate, a suo discapito, dalle compagnie telefoniche.
________________________________________________________________________________________
In data 26/1/2018 avevamo scritto:
La bolletta del telefono ritorna ad essere mensile. La legge di Bilancio ha previsto il ritorno alla fatturazione su base mensile per le bollette telefoniche (sia per la telefonia fissa che mobile), reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche, entro il 4 aprile 2019. Negli ultimi due anni molte società telefoniche (seguite dalle pay tv) avevano cambiato la periodicità dell’invio delle bollette da mensile a quadri-settimanale (28 giorni), con un incremento sensibile della spesa complessiva (di fatto da 12 si passava a 13 bollette nei dodici mesi, con un aumento medio dell’8,6% all’anno). L’operazione, contestata dalle diverse associazioni dei consumatori, è giunta al capolinea con, appunto, l’ultima legge di Bilancio. La normativa ha fatto seguito alla pronuncia dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che aveva appurato l’illegittimità di una simile formula di fatturazione.
Gli aumenti
Per i consumatori poco cambia, a meno che non ci si attivi personalmente. Tim e Vodafone hanno infatti iniziato ad avvisare i propri clienti che riporteranno la tariffazione su base mensile (l’abbonamento si rinnova nello stesso giorno di ogni mese) a fronte però di un incremento del canone mensile dell’8,6%, tale da mantenere il costo annuale calcolato sulle 13 mensilità (e non sulle 12 vigenti fino al 2016).
Wind Tre e Fastweb non sono ancora entrate nello specifico sull’aumento. Tim ha poi spiegato che all’aumento tariffario corrisponderà un proporzionale aumento dei servizi: in pratica se l’ultimo canone prevedeva 10 euro a fronte di 1000 minuti di conversazione, 500 sms e 5 GB di dati, l’incremento dell’8,6% previsto da Tim per la nuova calendarizzazione tariffaria porterò la spesa a 10,86 euro al mese per 1.086 minuti, 543 SMS e 5,4 GB di internet.
Vodafone invece manterrà invariata la soglia: all’aumento della rata non corrisponderà un proporzionale aumento di minuti, messaggi e dati.
I rialzi sono legali, però si può recedere
“Per i rialzi annunciati c’è poco da fare. La legge infatti consente alle società di modificare i contratti in essere, previa comunicazione agli abbonati e facoltà degli stessi di recedere senza penali entro 30 giorni dalla comunicazione” spiega Andrea Missaglia, avvocato e consulente di Altro Consumo. È importante, se si decide di recedere (con una raccomandata o attraverso le procedure dettagliate online previste, nello specifico, dai diversi operatori), ricordarsi di specificare la causale corretta, ovvero “modifica delle condizioni contrattuali” per evitare di vedersi addebitare eventuali costi di uscita anticipata o penali. Qualora si dovesse intraprendere questa strada si possono ricercare le offerte più convenienti così da pagare meno per gli stessi servizi sullo stesso numero telefonico.
La “number portability” è garantita per legge e prevede la possibilità di mantenere il proprio numero telefonico pur cambiando operatore. Magari in attesa che il vecchio operatore torni all’attacco con nuove, imperdibili e segrete offerte. Nei casi in cui l’abbonamento comprenda, oltre al servizio telefonico, altro (l’acquisto, ad esempio, di uno smartphone o di tablet, che prevede un contributo di attivazione a rate), una volta comunicato il recesso, il cliente continuerà a pagare le sole rate mancanti necessarie a completare l’acquisto del bene aggiuntivo, alle stesse condizioni concordate depurate dai costi del servizio telefonico.
Le offerte in caso di recesso
Qualche idea in caso di recesso? Prima di tutto è bene evidenziare che, nell’ambito della telefonia mobile, non esistono solo i tre leader di mercato (Tim, Vodafone e 3 Wind), ma una pletora di operatori virtuali mobili (Mvno) che offrono servizi telefonici utilizzando reti altrui (quelle ad esempio di Vodafone e Tim). Molti portano le insegne di supermercati (come CoopVoce) e altre società di servizi (PosteMobile), ma non solo. Tra le tante offerte presenti sul mercato se ne evidenziano alcune che, già da subito, sono formulate su base mensile: CoopVoce (fino al 28 febbraio) CHIAMATUSTART+ offre 200 minuti, 200 sms e 2 giga in 4g (il tipo di rete) al mese a 5 euro; Rabona, la prima sim dedicata al mondo del calcio, con RabonaSocial offre a 9,99 euro al mese e senza vincoli minuti illimitati, 35 sms e 35 giga (in 3g) al mese; Kena (interamente controllata da Telecom Italia) offre fino al 28 gennaio Kena Digital Xmas Edition mille minuti e 15 giga (in 3G) a 10 euro ogni 30 giorni. Tra le offerte da mettere nel mirino ci sono anche, volendo, Wind Unlimited Online Edition: 10 euro ogni 30 giorni, minuti illimitati, mille sms, 10 GB (dopo sei mesi gli sms scendono a 500 e i GB a 5) e Tre Play New: 300 minuti, 3 GB a 3 euro al mese.
Come ottenere i rimborsi
Per quanto riguarda la questione rimborsi, la delibera Agcom dello scorso 21 dicembre, prevede espressamente lo storno dei giorni erosi a partire dal 23 giugno nella prima bolletta che tornerà ad essere emessa con cadenza mensile, ma solo in relazione ai servizi di telefonia fissa o di convergenza fissa e mobile. Solo per questi due servizi infatti l’Agcom aveva richiesto il ripristino della bolletta mensile entro, appunto, giugno 2017 (un provvedimento rimasto inadempiuto). All’interno di questa prima bolletta mensile sarà presente un rimborso pari alle somme pagate in più dall’utente su ogni fattura emessa a partire dal 23 giugno.
Per ottenere il rimborso occorre inviare il reclamo alla compagnia telefonica, chiedendo la restituzione della cifra versata illegittimamente a partire dal 23 giugno e prevedendo un determinato periodo di tempo entro cui la società dovrà adempiere (in caso contrario si andrà per vie legali). Meglio comunque mettersi comodi: le compagnie telefoniche hanno fatto ricorso al Tar contro l’Agcom ed è probabile che fino alla pronuncia del Tribunale non aprano il portafoglio.
Quanto a telefonia mobile e pay tv, comunque interessate al nodo delle bollette da 28 giorni, le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra e invocano una possibile “class action” (ovvero una causa collettiva che tuteli gli interessi di un vasto numero di persone). “Ci stiamo battendo per chiedere agli operatori di telefonia mobile, fissa e pay-tv di restituire ai consumatori i soldi: stiamo valutando quale strada intraprendere per chiedere il rimborso” conclude Altro Consumo.